PALERMO. Da luogo di profondo degrado a centro di aggregazione urbana, storica porta d' accesso naturale della città e ora anche cartolina da mostrare con orgoglio: il restauro della Cala di Palermo entra a far parte dei grandi progetti europei di riqualificazione. E sarà illustrato venerdì davanti al gotha internazionale dell' architettura durante l' annuale forum internazionale di Bilbao. L' Urban regeneration forum di Bilbao scatta mercoledì e fino a domenica vedrà architetti di tutto il mondo descrivere le migliori soluzioni per la riqualificazione e rigenerazione urbana. Quest'anno la conferenza si occuperà della rigenerazione dei fronti a mare urbani e il progetto della Cala di Palermo è stato selezionato insieme ad altri gioielli europei come esempio di grande interesse per la sua capacità di rigenerare un luogo del tutto dimenticato della città. Quell' arco lungo quasi un chilo metro verrà descritto in ogni suo dettaglio e paragonato ad altri progetti che arrivano da Bordeaux, Rotterdam, Copenaghen, Valencia, e dalla stessa Bilbao. In altre conferenze verranno illustrati i progetti di mostri sacri dell' architettura come lo studio Zahadi di Londra e Busquets, che ha curato la progettazione della Barcellona olimpica negli anni Novanta. In questo scenario Palermo fa il suo ingresso fra le grandi città europee, anche dal punto di vista archi tettonico. Il progetto della Cala è stato realizzato da due giovani architetti, Sebastiano Provenzano e Giulia Argiroffi. E porta con sé una filosofia tanto semplice quanto efficace: «Quello della Cala è un esempio di un piccolo intervento - commenta Provenzano - che suscita interesse perché è riuscito a "riaprire" le relazioni della città con il mare. Per decenni abbandonato all' incuria e al degrado è tornato ad essere un luogo di aggregazione per tutta la collettività». E, sarà anche un caso, la Cala verrà presentata a Bilbao il 15, lo stesso giorno in cui i palermitani storicamente si riappropriano del fronte mare per celebrare la Santuzza. Venerdì mattina Provenzano sarà a Bilbao, al BIA, Bilbao Bizkaia Architecture, un forum internazionale organizzato annualmente dall' Ordine degli architetti di Bilbao, per illustrare a centinaia di esperti di tutto il mondo il miracolo di un' area rinata: «Quando insieme a Giulia Argiroffi e all' Autorità portuale di Palermo abbiamo cominciato a pensare alla nuova Cala, lo abbiamo fatto nel rispetto della sua originaria funzione. Il porticciolo continua così a svolgere la sua secolare funzione ma diventa un luogo di aggregazione anche per chi non vive di pesca o non ha una barca turistica. È un' area dei palermitani, un avamposto urbano all' interno dell' area portuale della nostra città». È così che un'area di 28 mila metri quadrati, gestita dall'Autorità portuale, si è prima trasformata e poi proposta alla città come un salotto aperto a tutti. Calpestato la mattina all' alba da pescatori di ritorno dalle notti di lavoro e runners che si allenano, preso d' assalto dai turisti di giorno e dai giovani la sera. Il tutto con un investimento di 7 milioni. Che hanno fatto da miccia Q1 per una riqualificazione che dal 2010, anno della nuova inaugurazione della Cala, non si è mai fermata. Provenzano sta già lavorando in una zona adiacente, accanto al nautoscopio, che diventerà un parco della salute, con piante caratteristiche che sono la naturale prosecuzione del Foro Italico. La medaglia internazionale che la Cala potrà sfoggiare da venerdì arriva in un momento in cui la città è impegnata nel dibattito sulla valorizzazione del centro storico e sulla sistemazione delle aree pedonali. Tabù attuali, come una volta fu la Cala. «A Palermo la cosa difficile - analizza Provenzano - è mediare su temi fondamentali. Seguendo la filosofia che ha ispirato la realiz zazione della Cala potremmo dire che la sistemazione delle aree pedonali non può essere fatta solo da un divieto di accesso alle auto. Questa è una condizione necessaria ma non sufficiente. Serve un progetto dello spazio pubblico, maggiormente attento alla qualità della nostra città e alla sua vivibilità».