PALERMO. In Giacomo Failla l'emotività espressiva non può essere separata dal colore: li risiede tutta la forza della sua creatività. L’artista catanese ritorna dopo due anni a Palermo con una sua nuova personale, Hologram, curata da Anna Maria Ruta e Giacomo Fanale, che si inaugura venerdì 20 marzo alle 18 a Palazzo Ziino (via Dante 53), sotto il patrocinio del Comune. A distanza dall’ultima mostra, a Palazzo Sant’Elia, Giacomo Failla propone una nuova serie di quadri che “assorbono” interamente lo spazio e le piccole sale del palazzo: non è un artista da penombre come non è artista figurativo in senso lato, la sua luce e il suo tratto sono espressione di un figurativo ancestrale che, in questi ultimi lavori – inediti, pensati proprio per la mostra palermitana -, guarda profondamente alla Pop Art e vuole ulteriormente stupire con una riflessione ed una riproposizione dei suoi legami indiscussi con l'arte americana. Ogni acrilico ha un rimando, una Madelaine ad un fatto, un aspetto, un personaggio, un amico di ieri: ogni immagine viene filtrata e rielaborata su scala emotiva. “Il titolo stesso, Hologram, è consapevolezza dell’azione diretta tra figurazione e materializzazione del pensiero – spiega Giacomo Fanale - così come si forma nella nostra mente, ed è proprio Failla che manifesta apertamente questa sua volontà di agire secondo schemi che non hanno altro significato se non quello di una trasposizione tra il reale e l'immaginario in un continuo dualismo che dimezza o amplifica la visione”. Righe orizzontali o verticali, fluorescenze che sanno di dualismo cromatico, come in certa pubblicità in cui si vuole comunicare più cose contemporaneamente, a seconda dell'angolazione scelta. Scrive Anna Maria Ruta: “Effetti tridimensionali, interferenze ottiche e diffrazioni, simboli e citazioni popartiane caratterizzano queste nuove opere di Giacomo Failla, pittore eclettico, che ama mettersi sempre in discussione. Ha sempre amato i percorsi intricati, Failla e da sempre si è impegnato nella creazione di trame formali articolate, in cui si riverberava la complessità del suo travagliato processo riflessivo ed emotivo; ma oggi fa sprigionare dalle sue pennellate barlumi di luce, brandelli di chiarore, che pian piano suggeriscono la via di lettura dei suoi nuovi impianti compositivi e cromatici, del suo nuovo universo artistico”. Dai percorsi lontani di qualche anno fa, che lo hanno portato in Giappone ed India, all’espressionismo più recente: Giacomo Failla stavolta dedica attenzione ai moderni processi tecnologici, dimostra interesse per certe filosofie esoteriche e per la loro extra-sensorialità, con rimandi alla cultura orientale, ma denuncia un amore spensierato per l’arte americana lo ha stimolato a rifondare ancora una volta il suo percorso creativo. Attratto dal Misticismo Merkavah (una sua tela si intitola Merkaba), dalle sue visioni spirituali, dalle sue mistiche storie su “palazzi” celesti, Failla mira all’ascesa, a travalicare nell’oltre, per comprendere meglio la natura dell’uomo. Il cocchio semplificato, geometrizzato, diventa macchina futuribile, astronave sognata, sotto un reticolo di strisce di colore, un flusso ritmico, che disorienta col gioco ottico di origine americana. Così anche in Mappa, Frammento di costruito, Metropolis, Gate, Closed circuit, Passaggio, che rimandano ai generatori di effetti ottico-cinetici di Sol Levitt o Elio Marchegiani. La mostra palermitana avrà un seguito alla Galleria Kunstkontor di Norimberga, dove si sposterà dall’8 maggio a fine luglio. Anche pensando a questo prossimo appuntamento, è stato pubblicato un catalogo delle opere in tre lingue.