I precari della sanità siciliana serrano le fila. Dal mese di dicembre sono scaduti i contratti dei circa 9 mila lavoratori e dopo i due mesi di proroga concessi dall’amministrazione regionale, all’orizzonte non c’è nulla. Chiedono di tornare al lavoro, puntano alla stabilizzazione, vogliono il concorso. Lavoratori e sindacati chiedono la corretta applicazione della legge Mille proroghe, che dà diritto alla stabilizzazione raggiunti i 18 mesi di servizio, di cui almeno 6 in pandemia. «Abbiamo prestato servizio durante la pandemia e ora chiediamo di poter tornare ai nostri lavori perché la nostra mancanza significa un depotenziamento della sanità regionale - ha affermato Daniela Pecoraro, assistente tecnico informatico -. Sono tanti i cittadini che hanno denunciato tempi di attesa lunghissimi per quanto riguarda le richieste di ausili, presidi, cambi medico, pannolini e altri presidi». «Il governo deve accelerare le procedure concorsuali - hanno sottolineato Alfio Mannino, segretario regionale Cgil, e Luisella Lioni, segretaria regionale Uil -, bisogna riempire le piante organiche. Questi lavoratori sono essenziali per far funzionare la sanità nell’isola». Il corteo si è poi spostato in piazza del Parlamento, per far sentire ancor più forte la propria voce: «Gli ospedali vessano in uno stato di disagio considerato che le unità infermieristiche e degli operatori socio sanitari sono sottovalutate e non sono presenti in numero congruo - ha detto Maria Cristina Camarretta, infermiera -. Personalmente, dopo 36 mesi di servizio, ho presentato domanda a dicembre ma è caduto tutto nell’oblio». «Al 31 marzo 56 famiglie saranno a casa - sottolinea Giovanna Lo Porto - vogliamo il nostro lavoro, non molleremo».