Palermo

Giovedì 28 Novembre 2024

Spaccio Alimentare, lavoratori senza stipendi da mesi: nuova protesta a Palermo

Protesta dei lavoratori dello Spaccio Alimentare a Palermo
Sit-in questa mattina davanti al punto vendita di via Ugo La Malfa
I lavoratori contestano i ritardi nei pagamenti dello stipendio e le incertezze sul loro futuro
A sostenere la protesta la Uiltucs e la Filcams
La vicenda è in trattativa al Mef
Sono 690 i lavoratori a rischio, tra Sicilia e Calabria

Nuova protesta dei lavoratori della società Cambria che gestisce i negozi a marchio Spaccio alimentare e Iperspaccio in Sicilia e Calabria. Questa mattina nuovo sit-in a Palermo davanti al punto vendita di via Ugo La Malfa. A rischio ci sono 690 lavoratori, tra Sicilia e Calabria, che da mesi non percepiscono gli stipendi e su cui gravano tante incertezze sul loro futuro. La società Cambria gestisce i negozi Spaccio Alimentare e Iperspaccio nelle province di Palermo, Messina, Catania, Siracusa e Reggio Calabria e in alcuni centri commerciali esercizi a marchio “Fast chef”. L'azienda ha intrattenuto per anni rapporti commerciali con la società Sma del gruppo Auchan, accumulando un debito nei confronti di Sma per merce non pagata. Da qui è nato un contenzioso fino a quando la società Cambria, al fine di scongiurare il fallimento, ha dovuto avviare la procedura per chiedere il concordato in bianco. Nel frattempo la società ha informato di essere in trattativa per affittare l’intero complesso aziendale con una società che gestisce catene alimentari in master franchising per Sma nella regione Puglia. I tempi si sono allungati e Cambria non è più riuscita a garantire il pagamento regolare degli stipendi mettendo in ginocchio i lavoratori e le loro famiglie. I sindacati hanno chiesto l’intervento del ministero dello Sviluppo economico che ha convocato le parti dove la posizione di Cambria è stata poco chiara. Sono arrivate infatti poche rassicurazioni circa la garanzia di tutti i livelli occupazionali e sull’affitto dell’intero complesso aziendale che rischia così di essere spezzettato mettendo in allarme sindacati e lavoratori. I sindacati hanno chiesto quindi al Mise di mantenere aperto il tavolo ministeriale per potere garantire il monitoraggio sulla situazione aziendale e i suoi sviluppi.

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