Non è una statua, non è un cippo, non è un altare, ma memoria. E da ora in poi sarà anche tutelato come valore monumentale. Il Memoriale di Portella della Ginestra che Ettore De Conciliis disegnò nel 1979, detiene già alcuni primati: prima opera di land art siciliana (visto che il Cretto di Burri sarebbe nato qualche anno dopo), simbolo della prima strage dell’Italia repubblicana, nel 1947, quando la banda di Giuliano sparò sui contadini poco lontano da Piana degli Albanesi. Ma è anche una delle opere più dimenticate, tanto che oggi si cammina nell’erba alta tra scritture sbiadite, massi pericolanti, disegni cancellati, e sì che De Conciliis lo pensò cercando un rapporto stretto con la natura che oggi pare riprendere il suo posto. Ma sembra che si stia invertendo il processo: con il sostegno bipartisan di assessori, soprintendenza e politici regionali e locali, è infatti partita una campagna che porterà – l’avvio fa ben sperare – al recupero conservativo del Memoriale. Tutto è iniziato a febbraio quando al MuMe di Messina è stato organizzato un primo incontro dalla storica dell’arte Silvia Mazza, in cui si è discusso del futuro del Memoriale. Il passo successivo è stato il coinvolgimento della sovrintendente Selima Giuliano che in poche settimane ha avviato l’iter per il vincolo di tutela, annunciato ieri dall’assessore regionale ai Beni culturali Francesco Paolo Scarpinato al fianco dei colleghi del Turismo, Elvira Amata e Attività produttive, Edy Tamajo. «Apporre il vincolo di tutela è il primo passo verso il restauro di un’opera che è insieme cultura e memoria», ha detto Scarpinato. Ieri a Palazzo Reale si è discusso di futuro. «Un’operazione comune, senza steccati politici – dice il sindaco di Piana degli Albanesi, Rosario Petta, alla presenza dell’eparca Giorgio Demetrio Gallaro – perché questa storia che appartiene a tutti». «Da pochi altri luoghi si propaga una simile sacralità laica – interviene Silvia Mazza –; ma è un’opera esposta da 43 anni agli agenti atmosferici e agli assestamenti del terreno: ha bisogno di essere ripristinato per mantenerne intatta la leggibilità». Il progetto di recupero conservativo è firmato da Alessandro Di Blasi su indicazione di Ettore De Conciliis. Circa 600mila euro necessari per un lavoro di sei mesi, tra consolidamento, illuminazione e didascalie. «L’opera la devo a Pio La Torre che mi presentò il sindaco di allora, a Francesco Renda che mi sostenne – ricorda lo scultore -: arrivato a Portella incontrai alcuni testimoni della strage. Scartai mosaici, statue, altari, eravamo sotto monte Pizzuto dovevo trovare qualcosa che dialogasse con la natura. Ed eccolo quindi, i massi incisi guardano verso un centro indefinito, la trazzera segue la direttrice degli spari. Ma è la memoria che va conservata, qui persino gli animali vennero uccisi sotto le raffiche».