Chiunque abbia conosciuto Giovanna Bongiorno la descrive come una donna affascinante e di immensa cultura. La sua morte, avvenuta ieri, ha riempito i social di cordoglio. Tantissimi i ricordi di amici e colleghi della regista, giornalista, fotografa e documentarista, che con grande professionalità raccontó gran parte della Sicilia. Un personaggio poliedrico che ha dedicato la sua vita lavorativa a descrivere e narrare i beni culturali in Sicilia, con particolare attenzione alle Isole Eolie. Nella sua lunga vita professionale ha collaborato con il museo archeologico Luigi Bernabó Brea di Lipari. Il suo archivio documentaristico (presente su un canale YouTube a lei intestato) fu donato alla fondazione del museo civico di Rovereto. Già presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Palermo venne anche nominata Amministratore Delegato dei Beni Culturali Spa, ente gestore del patrimonio culturale siciliano. Donna aperta, colta, sempre pronta al confronto e amante del bello, dell'arte, della natura, degli animali e della monarchia inglese. In un post su facebook raccontó di aver vissuto per cinque anni, da ragazzina, con la sua famiglia dentro il castello della Zisa di Palermo, descrivendo luoghi e situazioni che riportano indietro nel tempo. "Al Castello della Zisa ho vissuto dal 1950 al 1955 - scriveva - . Lì è nata mia sorella Irene. Penso a quanto fosse meraviglioso lo scalone de Sandoval, malgrado i quasi 140 gradini, peraltro comodissimi, che facevamo a salire e scendere. Il ricordo non ne duole, anzi. Nella sala della Fontana giocavamo io e mio fratello Elio, costretti a ripararci dalle sassate, ed anche dai topi morti, che i ragazzini bradi delle vicinanze, ci lanciavano addosso, attraverso le larghe inferriate che ci dividevano da loro, quando nostra madre ci dava il permesso di scendere nella sala della Fontana a pianterreno. Alcuni anni or sono, quando il Castello venne riaperto, con molta gentile cortesia, l'allora Sovrintendente, dottoressa Adele Mormino, invitò mia madre e me a visitare l'interno del castello in anteprima. Fu un colpo non aver ritrovato il magnifico scalone De Sandoval e tante altre cose. Ma fu, comunque, una grande emozione. Su quei tempi trascorsi alla Zisa, potrei scrivere un libro, perché, sebbene estranei alla città, in fondo ne avevamo una tutta per noi, compreso il giardino retrostante il Palazzo e le immense pericolosissime terrazze, al di sopra del piano nobile, dove andavamo di nascosto per lanciare sulla testa dei ragazzini locali, che da basso l'avevano facilmente vinta contro noi due, i noccioli delle ciliegie o comunque quelli di tutta la frutta che rubacchiavano in cucina, mangiavamo voracemente, salvandone i noccioli che erano i nostri unici proiettili. Sì, di quel tempo ho ricordi bellissimi ed in parte malinconici per la situazione di povertà che viveva la gente e la città dopo i bombardamenti feroci che ci avevano preceduto su Palermo. Vedere i ragazzini che ci portavano le " balate di ghiaccio " per la "Ghiacciaia", percorrendo tutte quelle scale, con quel peso sulle spalle, era una cosa che stringeva il cuore. Ma furono comunque anni bellissimi". Giovanna Buongiorno, nata a Siracusa, 77 anni, era figlia di un esperto in scienze naturali e botanica, che dopo la guerra fu chiamato in Sicilia dalla Campania per curare l'orto botanico palermitano. Per lei, che raccontó la Sicilia con amore e dedizione, tanti messaggi sui social e fra i necrologi del giornale di Sicilia cartaceo, che testimoniano il grande valore del lavoro fatto dalla cineasta. Lavoro che, come raccontava lei stessa in una sua intervista, metteva sempre al primo posto. "Mi ha insegnato molto e mi ha stupito per il carattere deciso e coraggioso in un'isola in cui non é facile per una donna siracusana essere rispettata - scrive l'amico e collega Dario Di Blasi - . Donna di grande raffinatezza, possedeva un lessico ed un'oratoria inusuali. Ho perso un riferimento culturale importante". Lucia Di Benedetto: "Le persone non muoiono mai se le hai nel cuore. Puoi perdere la loro presenza, la loro voce, ma ciò che hai imparato da loro, ciò che ti hanno lasciato, questo non lo perderai mai! Onorata di averla conosciuta e grazie per gli insegnamenti ricevuti. Che la terra le sia lieve cara signora Giovanna Bongiorno". Alessandra Mirabella: "Giovanna Bongiorno e l'amore per la Sicilia. Se ne va una grande donna siciliana che ha contribuito con professionalità e rigore a far conoscere il nostro patrimonio archeologico". Vanessa Seffer: "Giovanna Bongiorno Jane, adorata Amica, mi mancherai, come guida, consigliera e persona veramente cara! Che privilegio aver condiviso con te momenti di vita, pezzi strada e ricevere il tuo affetto. Grazie!". E questo è un post di Giovanna Bongiorno, scritto nel 2021. Un messaggio che letto oggi sembra essere un saluto ma anche un importante insegnamento di vita. “Le macchine che danno l'abbondanza ci hanno lasciati nel bisogno. La nostra sapienza ci ha reso cinici, l'intelligenza duri e spietati. Pensiamo troppo e ascoltiamo troppo poco. Più che macchine, l'uomo ha bisogno di umanità. Più che di intelligenza, abbiamo bisogno di dolcezza e bontà. Senza queste doti la vita sarà violenta e tutto andrà perduto.” In questi giorni ho compiuto 75 anni e li ho accolti con gioia e con amore, senza feste e festini di alcun genere. Sin qui, il mio cammino potrebbe già dirsi "lungo" ma per quanto lo sia io amo ricordare, per prima cosa, che è stato un cammino sereno, generoso, sorprendente e colmo di quelle pietre umane (miliari e preziose) che hanno da sempre accompagnato la mia vita".