Debutta in prima nazionale, mercoledì alle 21, nella Sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo, lo spettacolo Inedito Scaldati, prima tappa di un percorso di ricerca sul sull'opera teatrale e poetica di Franco Scaldati curato dalla regista Livia Gionfrida. In scena Melino Imparato, Paride Cicirello, Oriana Martucci e Daniele Savarino. Le scene e i costumi sono di Emanuela Dall’Aglio, la consulenza per il suono di Serena Ganci, assistente alla regia Giulia Aiazzi. Repliche fino al 3 aprile.
Prodotto dal Teatro Biondo in collaborazione col Teatro Metropopolare, Inedito Scaldati è incentrato in particolare intorno alla radice shakespeariana fortemente presente nell’opera del poeta siciliano. In un quartiere fantasma, dentro a un condominio ridotto ormai a rudere, abita un poeta, l’ultimo. Questi aspetta di raggiungere la luna, unico miraggio di pace, e proietta i suoi sogni sugli abitanti del palazzo.
In scena quattro attori per un esperimento drammaturgico che, in un continuo rimando tra Scaldati e Shakespeare, evoca la storia di Macbeth, il re assassino che cede alla tentazione del Potere e all’istinto della Violenza. La guerra, la pandemia, il tormento per le conseguenze delle proprie azioni, la perdita della Parola come strumento che aiuta gli esseri umani a comprendersi e a decifrare se stessi e il mondo, sono i temi di questo studio. Prendono corpo nella mente del Poeta le ombre degli abitanti del condominio: la lavascale, il giovane disabile, il muto, il topo, i fantasmi del condominio diventano così personaggi in cerca d’autore.
«In una fine del mondo dai toni tragicomici - spiega Livia Gionfrida - le certezze scompaiono, le parole sono svuotate di senso e persino i muri possono apparire e scomparire come in un sogno. “Finìu a pandemia?”, si domanda l’anziano sardonicamente. La morte è presenza costante nell’opera di questo grande poeta, per nulla tragica. Come in Sicilia, come nelle opere di Scaldati, la morte è compagna di vita, è amica di bevute e sogni, e porta bei doni e dolci ai bambini. Avvicinare lo spettatore a Scaldati per me vuol dire tentare il rito della poesia, quella che sembra trovare sempre meno spazio nell’affanno del nostro quotidiano e che può costituire una vera e propria cura della persona. Tornare dunque al teatro, al rito collettivo che comincia con il silenzio e il buio, da cui far nascere la parola poetica e, assieme ad essa, l’immagine pronta a scatenare una lettura personale nello spettatore».
Le foto di scena della gallery sono di Rosellina Garbo.
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