Čajkovskij e Prokof’ev, entrambi avvezzi a varcare gli Urali, e non solo fisicamente. Due colonne della straordinaria scuola russa, ma probabilmente anche i più proiettati verso una dimensione autenticamente cosmopolita. Ruota intorno a questi due fari il concerto al Teatro Politeama di Palermo dell’Orchestra Sinfonica Siciliana, che peraltro, nel proporre l’accoppiata, non rinuncia ad un’incursione nell’ispirato universo di Coleridge-Taylor. L’appuntamento è per venerdì 25 febbraio alle 21 e in replica sabato 26 febbraio alle 17.30.
Il programma, aperto proprio dall’ouverture del compositore britannico The Song of Hiawatha, prosegue con il Terzo concerto per pianoforte completato da Prokof’ev durante il soggiorno in Bretagna, per concludersi con la suite che il direttore e compositore statunitense Ryan McAdams ha tratto dal celeberrimo Lago dei cigni di Čajkovskij, manifesto dell’eclettismo e della cifra europea dell’autore. A dirigere sarà lo stesso McAdams, già applaudito lo scorso anno sul podio dell’Oss, mentre il Concerto solistico vedrà alla ribalta il pianista Alessandro Taverna.
Compositore e direttore d’orchestra londinese, nato nel 1875 e mancato a soli 37 anni, Samuel Coleridge-Taylor avviò nel 1898 la composizione della sua opera più famosa, titolo completo Scenes from The Song of Hiawatha by Henry Wadsworth Longfellow, dedicate all’omonimo poema epico che ispirò anche la Sinfonia dal Nuovo Mondo di Dvořák. Si tratta di tre cantate, presentate all’inizio singolarmente, di cui solo la prima ottenne un esito trionfale. Coleridge-Taylor aggiunse per ultima l’ouverture che ha trovato spazio come brano a sé stante. Aperta da suggestivi accordi ornati da arpeggi dell’arpa, la pagina si basa sul tema del celebre spiritual Nobody knows the Trouble I’ve seen e s’impone per il lirismo e la freschezza melodica.
La gestazione del Terzo concerto per pianoforte e orchestra op. 26, senza dubbio il più famoso di Prokof’ev, si prolungò con lunghe pause per ben cinque anni, fino all’estate 1921, quando il compositore vi si dedicò in modo sistematico, nel buen retiro della cittadina di Saint-Brévin-les-Pins, lontano dai «rumori degli spettacoli», come scrive egli stesso, e soprattutto dalla stampa inglese, che aveva stroncato il balletto Le Chout, alla première londinese del 9 giugno. Eseguito per la prima volta a Chicago il 16 dicembre dello stesso anno con Prokof’ev al pianoforte e Frederick Stock sul podio, il Concerto presenta una particolarità nella struttura formale del primo movimento, un Andante introduttivo, un «notturno», nel quale è esposto un tipico tema russo affidato al clarinetto; segue un Allegro che sviluppa i due temi presenti nella seconda parte. Nel secondo movimento, Andantino, scritto nella forma del tema e variazioni, si alternano sonorità misteriose ad altre di carattere martellante, mentre il Finale, Allegro ma non troppo, denota una scrittura estremamente virtuosistica.
«Ho sempre desiderato sentire una suite del Lago dei Cigni - ha detto Ryan McAdams presentando la sua originale suite tratta dalla celeberrima partitura, composta da Čajkovskij tra l’agosto 1875 e l’aprile 1876 - che rispecchiasse il percorso emozionale e narrativo del balletto, in particolare l’alternanza tra il mondo magico e il mondo umano. Ho quindi creato una combinazione di alcune sezioni famose con altre raramente eseguite, con l’augurio di riuscire a comporre un “viaggio” emozionante e fornire all’orchestra l’opportunità di mostrare il proprio talento. Credo infatti che i balletti siano tra le creazioni più maestose di Čajkovskij, ma spesso vengono eseguite senza aver provato a sufficienza. Mi impegno quindi nel riproporle con eccellenti orchestre, dando loro il tempo e il rispetto che meritano». Nella suite spiccano, in sequenza, diversi momenti come, ad esempio, la Scena in cui in cui il principe Siegfried e Odette, dopo essersi dichiarati reciproco amore, sono costretti a separarsi al sopraggiungere dell’alba, in quanto la giovane deve riprendere le sembianze di cigno. O il Finale che rappresenta situazioni contrastanti e drammatiche: la disperazione dell’amata, l’uragano e la successiva quiete, quando il cielo, ridiventato improvvisamente sereno, sembra un riflesso tangibile dello stato d’animo di Siegfried nel momento in cui ribadisce il suo amore per Odette.
A suo agio egualmente nel repertorio sinfonico e operistico, Ryan McAdams si è saldamente affermato in Europa e in America. Nella stagione corrente ritorna ad esibirsi con l’Orchestra Sinfonica Siciliana, ma anche con I Pomeriggi Musicali di Milano, l’Orchestra l’Orchestra della Toscana e la Sinfonica Nazionale della RAI, con la quale mantiene una stretta collaborazione. Nel 2021 ha diretto tra l’altro la prima mondiale di The First Child di Donnacha Dennehy ed Enda Walsh per l’Irish National Opera al Dublin Theatre Festival. Grande sostenitore della musica contemporanea, è direttore principale del Crash Ensemble (Irlanda), con cui ha eseguito fra l’altro la prima di The Second Violinist, sempre di Dennehy e Walsh. Ha diretto il concerto per il 103° anniversario della nascita di Elliott Carter al 92Y di New York, definito dal New York Times uno dei migliori eventi di musica classica del 2012.
Alessandro Taverna, veneziano di nascita, si è affermato a livello internazionale al Concorso Pianistico di Leeds nel 2009. La sua carriera lo ha portato ad esibirsi in tutto il mondo nelle più importanti sale e stagioni musicali: Teatro alla Scala di Milano, San Carlo di Napoli, Musikverein di Vienna, Royal Festival Hall e Wigmore Hall di Londra, Gasteig di Monaco, Konzerthaus di Berlino, Auditorium Parco della Musica di Roma. Ha suonato come solista con le maggiori orchestre, quali Filarmonica della Scala, Münchner Philharmoniker, Royal Philharmonic Orchestra, Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala, collaborando con direttori del calibro di Maazel, Chailly, Luisi, Harding, Mariotti. Prestigiose le sue affermazioni in concorsi pianistici internazionali: Piano-e-Competition (Stati Uniti), concorsi di Londra, Leeds, Hamamatsu (Giappone), Busoni di Bolzano, Premio Venezia, Premio Scriabin di Grosseto, Premio Arturo Benedetti Michelangeli.
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