Poco noti sono i rapporti tra nazismo e occultismo. David del Pistoia, in «Nazismo. Tra mito politico e modernità» ha scritto: «Nel contesto del messianismo nazista i figli della luce combattono contro quelli delle tenebre. La storia - secondo i nazisti - è un luogo di lotta tra le razze per il dominio della terra». A inizi Novecento in Germania fervevano studi sul cristianesimo germanico, il misticismo naturalistico del Volk e antichi valori germani. Come scrisse George Mosse «il gennaio del 1933 non fu un accidente storico ma il ma il risultato di una lunga preparazione». Lo storico Giorgio Galli in «Hitler e il nazismo magico» sostenne che il Führer fu «portavoce di un gruppo di intellettuali formatosi nella dimestichezza con la cultura occulta». Il legame con gli ambienti esoterici permise l’ascesa di Hitler, appoggiato da influenti circoli tedeschi, austriaci e inglesi (la corona inglese vacillò quando vennero alla luce collusioni coi nazisti di alcuni membri della casa reale per comune ideologia esoterica). Credenze, miti e antichi simbolismi tra cui la runa, la svastica e il culto del sole furono considerati esempi di purezza e forza cui attingere. Nel 1908 Guido von List pubblicò «Il segreto delle rune» affermando che sarebbe giunto un «uomo forte giunto dall’alto il cui avvento era inevitabile» reincarnato tra gli eroi che caddero nei campi di battaglia germanici. Le sue idee si diffusero e fatte proprie dal braccio destro di Hitler, Heinrich Himmler che adottò le rune e creò i militi nero-teschiati, l’Ordine Nero delle SS, inserendo tra i simboli dello spettrale Castello di Wewelsburg, centro mistico e scuola per SS, il «Sole Nero», Schwarze Sonne emblema del Germanenorden. Le SS ricevettero inoltre il «Totenkopfrings» conosciuto anche come «SS-Ehrenring« o Anello con la Testa di Morto di cui restano diversi esemplari anche in Sicilia. Furono finanziate spedizioni per il recupero di reliquie che si sostenne conferissero potere col semplice possesso e realizzati bunker segreti per oggetti sacri quali la «lancia di Longino», la lancia che trafisse il costato di Gesù. La saga «Indiana Jones» rende bene l’idea. Olocausto significa «sacrificio supremo, nell'ambito di una dedizione totale a motivi sacri o superiori». Molti s’identificarono coi cavalieri del passato e Dührer (diverse opere erano in Sicilia), fu tra gli artisti preferiti. «Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo» fu preso a modello non tenendo però conto della vicinanza di Dührer all’alchimia bianca (e non nera) e al movimento sotterraneo che nel ‘600 si presentò ufficialmente al mondo coi «Manifesti Rosacroce» ammonendo: «Dichiariamo pubblicamente ai ciarlatani ed a coloro che non cercano la vera saggezza, che nessuno di loro potrà mai scoprirci, né tradirci o danneggiarci contro la volontà di Dio. Non solo, ma quel castigo divino, che abbiamo annunciato nella nostra Fama, ricadrà su di loro». Pare che ciò avvenne. Fu stilata una mappa per salvare sedi di conoscenza tra cui il monastero di Montecassino, quasi certamente l’Abbazia di San Martino e altri luoghi in Sicilia. Ma nell’isola il nazismo era già entrato. Nel 1934 i prefetti siciliani avevano ricevuto circolari del Ministero dell’interno sulla diffusione del Movimento hitleriano in Italia ove si raccomandava «di seguire con più diligente, ma riservata attenzione l’attività, segnalando a questo ministero ogni emergenza al riguardo». Il gruppo nazista era organizzato e la Sicilia rientrava nel circondario di Roma con punto d’appoggio a Palermo. Nell’aprile 1935 il reparto stampa di Palermo, scrisse: «Mi riferisco ancora alla sua interessante del 6 s/m e la prego per incarico del Ministero di propaganda (servizio Radio) d’inviare tutte le notizie che sentite costà, e speriamo che potrete ottener quell’aiuto che finora vi è mancato. In attesa di vostre notizie per posta. Viva Hitler!». In Sicilia l’occultismo ferveva ed era espresso dalle attività del Principe Raniero Alliata di Pietratagliata nella villa di via Serradifalco e altri aristocratici e intellettuali. Scrisse in «Il principe Mago» (ed.Tipheret), Bent Parodi: «Raniero rivelò un prezioso disegno che al giovane Belsito parve un po’ folle. Sapeva delle simpatie del principe per la cultura tedesca ma il mito ariano della razza pura gli sembrava una esecrabile teoria». Relativamente all’arte, il fascismo attinse alla storia romana. Ne sono esempi il Palazzo del Banco di Sicilia e delle Poste. La simbologia cui si attinse fu quella ermetica evidente in allegorie tra cui il serpente, colonne, aquile, fascio littorio, scudi, elmi e formelle. Di quell’arte fu espressione uno tra i più grandi architetti italiani, il siciliano Alessandro Rimini (Palermo 06.7.1898), trasferitosi a Venezia con la famiglia. In «Shoah. Storia degli ebrei in Sicilia durante il fascismo», s’erano tracciati solo i dati anagrafici ma non la sorte che qui si riporta per la prima volta. Progettista del cinema Colosseo e del primo grattacielo di Milano, dell’ospedale Cardarelli di Napoli (1930-1934); del cine Massimo e Auditorium di Milano, la sua fama crebbe finché le leggi razziali del 1938 proibirono agli ebrei di lavorare ma continuò segretamente senza firmarsi. Nel 1943 fu trovato dalle SS al cantiere, arrestato e rinchiuso al campo di concentramento Fossoli. Un anno dopo, mentre era con altri prigionieri alla stazione di Verona in attesa di salire sul treno che l’avrebbe deportato ad Auschwitz, fuggì e fingendosi poliziotto, raggiunse la sua tenuta vicino a Mantova proseguendo poi in bicicletta fino a Milano. Si salvò e riprese le attività. Nel 1956 si trasferì a Rapallo dedicandosi alla pittura. Si spense nel 1976. Numerosi i riconoscimenti: nel 2013 a Milano gli fu posta una targa; nel 2018 si ebbe la mostra «Musica Architettura 1938-2018» sulla storia dell'Auditorium di Milano da lui progettato; nel 2019 il Politecnico milanese organizzò il seminario «Alessandro Rimini e l'Auditorium di Milano». In «Alessandro Rimini» (Maggioli Editore) è riportato quanto disse alla figlia Liliana: «Non sono io che devo parlare delle mie opere, ma, se ho costruito qualcosa di bello, saranno loro a parlare di me».