Può accadere a Palermo, città multietnica per eccellenza, che camminando per le strade si venga proiettati in un attimo, con l’immaginazione, in Asia Meridionale ed assistere ad un evento come la celebrazione del Thaipusam, la festa dei fedeli Tamil con i balli e i colori tipici. Ed è proprio nel capoluogo siciliano che si è snodata questa cerimonia, nei mesi precedenti all’arrivo della pandemia da Covid 19. Sguardi, intensità cromatiche e particolari sono stati documentati nelle foto scattate dal giornalista dell’Ansa, Giovanni Franco ed esposte nella mostra «Incontri», da sabato 18 dicembre alle ore 19 nei locali di Moltivolti, in via Via Giuseppe Mario Puglia, 21 alle spalle del mercato storico palermitano di Ballarò. Si tratta di un’impresa sociale nata nel 2014 da un gruppo di 14 persone provenienti da 8 paesi diversi: (Senegal, Zambia, Afghanistan, Bangladesh, Francia, Spagna, Gambia e Italia). All’interno si sviluppano quattro diverse aree di interesse tutte collegate e accomunate tra loro da un’unica visione e filosofia di vita: ristorante, coworking, associazione non profit e di turismo responsabile. Le foto di Franco sono uno spaccato di un evento molto partecipato e intenso. Il festival Tamil del Thaipusam è il risultato della combinazione fra le parole «Thai», uno dei mesi tamil, ed il nome della stella, «Pusam», che il 9 febbraio si trova nel suo punto più alto. Si racconta che proprio in questo giorno di luna piena il dio Murugan ricevette dalla dea Parvati una lancia, con la quale sconfiggere il demone Soorapadman, evento simbolo della vittoria del bene sul male. Durante il Thaipusam i fedeli si sottopongono a delle «punizioni» corporali al fine di attirare l’attenzione del dio e chiedere favori in cambio. É possibile osservare persone portare in spalla dei “fardelli» chiama kavadi, che variano da semplici recipienti contenenti latte (che verranno versati in onore di Murugan presso il tempio), a grosse icone votive raffiguranti divinità con le quali si esegue una particolare danza. Comune anche il cosiddetto hook piercing, ovvero trafiggersi la pelle con piccole lance o uncini, solitamente nella lingua, nelle guance, e, per i casi più estremi, nella schiena. In quest’ultimo caso ai ganci può essere allacciata un’imbracatura attaccata ad un carro contenente statue o immagini religiose, che verrà trainato dal fedele. Un altro evento nel quale ci si può imbattere sono i celebranti in uno stato di trance “La mostra che esponiamo nei nostri locali si inserisce nelle attività che da anni portiamo avanti. Lo sguardo verso altre realtà è d’altra parte la nostra mission e vision - afferma Claudio Arestivo, uno dei titolari di Moltivolti - siamo felici di ospitarla perché è un’occasione per noi importantissima per raccontare un altro spaccato della nostra città che racconta le diversità culturali e le varie anime che la vivono. Palermo è una città di tante culture e comunità che l’hanno fatta diventare internazionale. Il nostro obiettivo è raccontare e valorizzare queste differenze che convivono nei nostri territori».