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L'opera dei pupi in 40 cartelloni: in mostra a Palermo l'identità siciliana

Ripercorrere l'identità siciliana attraverso l'opera dei pupi e i suoi simboli. Dal forte sentimento per la famiglia alla fede. L'ubbidienza ai genitori, la sacralità del matrimonio, il vile tradimento, l'appello alla responsabilità del maligno quando qualcosa non va come sperato. E ancora, i binomi: bello e brutto, bene e male, cristiano e pagano, ricco e povero. Quaranta cartelloni dell'opera dei pupi, in mostra fino al 9 gennaio al Museo Etnografico Siciliano Giuseppe Pitré per indagare la sicilianità delle origini.

Curata dal Centro Internazionale di Etnostoria, l'esposizione trova spazio nelle ex scuderie reali, dove un tempo lo stesso Pitré allestì il padiglione etnografico in occasione dell'Esposizione Nazionale del 1892. “Quale miglior cornice! – afferma la direttrice del museo Pitré, Eliana Calandra - La mostra affascina non solo per la fattura, i caratteri estetici e i colori vivaci delle opere esposte, ma anche per quanto riesce a svelare dell'identità del popolo siciliano. L'identità, quella che Pitré chiamava indole, qualità innata nell'essere umano”.

Realizzati dai pittori popolari del XIX e XX secolo per il teatro dei pupi catanese, i cartelloni in mostra fanno parte dell'Archivio Etnostorico Nazionale della Fondazione Aurelio Rigoli.

Nascevano come trasposizione visiva delle scene salienti della storia che il puparo intendeva mettere su palcoscenico. “Se è vero, come è vero, che la critica d'arte attiene preminentemente all'artista e ai suoi codici – scrive Rigoli nel catalogo dedicato alla mostra – la nostra indagine ha voluto rilevare, pur tenendo conto delle componenti estetiche, ciò che esse significano. L'implicito mentale che trama ciascun cartellone”.

Quaranta cartelloni come materiali di laboratorio, articolati in percorsi iconografici. Lotta, trionfo e rivalsa. In una sequenza che si ritrova costante in tutte le storie quale proiezione del conflitto tra terreno e spirituale, umano e mostruoso, conosciuto e ignoto. Così il gigante Orillo perde parte del suo corpo per mano dell'agilissimo Orlando. La dragunara, il drago marino ritenuto dalla tradizione popolare responsabile della tromba marina, viene rappresentata trafitta da una spada.

Poi la disuguaglianza sociale, tipica della società ottocentesca e principale causa di rivoluzioni, ribellioni e sanguinosi genocidi. Tra i cartelloni, l'ingresso trionfale a Parigi di Carlo Magno e la sposa Galerana. E ancora: mercanti di stoffe, banchetti. “Il pranzo reale – spiega Rigoli – è certamente uno dei momenti di vita dei regnati fra quelli preclusi dall'esperienza popolare. Il pittore può soltanto immaginare una lussuosa tovaglia con ricche e preziose cristallerie. Nella tradizione pittorica del teatro dei pupi anche i re pagani banchettano, ma proprio perché pagani lo fanno con una ben evidente sobrietà”. Non è difficile riconoscere quindi il credo dei nobili seduti a tavola: se la tovaglia è di un bianco candido i regnanti sono di fede cristiana, se le posate sono di impronta più dozzinale si tratterà di un pranzo tra pagani.

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