Gronda storia. E non soltanto se lo si lega a re Ruggero: sul Ponte dell’Ammiraglio di Palermo, il 27 maggio del 1860, le truppe garibaldine che arrivavano da Gibilrossa si scontrarono con l'esercito borbonico che tentava di impedire alle Camicie Rosse l’entrata in città. Una battaglia immortalata poi da Renato Guttuso. Ma sono gli storici ad avvertire: sotto il prato verde che lo circonda, ci sono almeno altri tre metri di struttura. Qualche anno fa, dopo la costruzione della metropolitana, fu recuperata tutta la zona attorno e il Ponte dell’Ammiraglio guadagnò l’ingresso tra i monumenti del sito seriale arabo normanno protetto dall’Unesco. Ma aveva bisogno di un urgente restauro. Che è stato finanziato dalla Regione tramite l’assessorato ai Beni culturali e portato a termine in cinque mesi dalla Soprintendenza: ieri mattina il sito è stato restituito alla città. I lavori, realizzati da un’Ati che racchiude due imprese della Sicilia orientale, la Comes Giovanna di Catania e la Renova Restauri srl di Ragusa, per un importo netto di poco meno di 68 mila euro, erano stati affidati nella scorsa primavera e adesso il Ponte è stato riaperto al pubblico alla presenza dell’assessore regionale Alberto Samonà e della soprintendente Selima Giuliano. I lavori hanno riguardato il consolidamento di alcune parti che erano diventate pericolose. Si è intervenuti sia sulla struttura muraria in conci di calcarenite, che al ripristino della pavimentazione in ciottoli di fiume. Reinstallate anche le basole di Billiemi che erano state rubate e poi ritrovate. Alcuni saggi eseguiti dai tecnici della Soprintendenza hanno confermato l’esistenza della parte interrata, ed è stata ridisegnata l’originaria conformazione del Ponte Ammiraglio che mantiene sempre la sua caratteristica forma a schiena d’asino. «Abbiamo restituito sicurezza e decoro a un monumento che un tempo era l’accesso all’antica Palermo e ancora oggi rappresenta un luogo simbolico molto importante. Ponte Ammiraglio costituisce una delle più importanti opere di architettura civile della città, ed è riconosciuto dall’Unesco come parte del sito seriale di interesse storico-culturale» dice l’assessore Alberto Samonà. Edificato sotto re Ruggero II, tra il 1130 e il 1154, Ponte dell’Ammiraglio è uno dei massimi prodotti d’ingegneria medievale in area mediterranea, interamente costruito in pietra da taglio, notevole per dimensioni, che all’epoca erano realmente straordinarie. Deve il suo nome al fondatore Giorgio di Antiochia, ammiraglio del regno al servizio del re dal 1125 e fondatore della chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio. Il ponte fu costruito fuori dalla cinta muraria della città normanna, in prossimità della porta di Termini e in origine attraversava l’Oreto. Nel 1938, per evitare i continui straripamenti, il corso del fiume venne definitivamente deviato lasciando il ponte all’asciutto. Ha due rampe simmetriche rette da sette campate ad arco ogivale scandite da sei massicci piloni dotati a loro volta di aperture a sesto acuto in modo da ridurre la spinta del fiume in piena. L’intera struttura è realizzata in conci regolari di calcarenite e richiama le tecniche costruttive dell’alto Mediterraneo, soprattutto dell’area maghrebina.