Si torna a scavare sul Monte Alburchia, luogo simbolo di Gangi al confine tra le Madonie e gli Erei. Un luogo situato a 968 metri di altitudine, dove probabilmente i primi insediamenti umani risalgono all'età arcaica.
La campagna di scavi partirà il 30 agosto sotto la direzione scientifica della Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo in collaborazione con il Comune di Gangi grazie al finanziamento del Ministero dell'Interno. Il coordinamento dell’indagine archeologica si attesta alla Sezione per i Beni archeologici diretta da Maria Marrone e sarà curato da Rosa Maria Cucco, cui si affiancano Filippo Iannì e Santo Ferraro, archeologi dell’Associazione Culturale ARTEC.
Si scaverà nella parete Nord, dove sono presenti delle edicole datate tra il III e il I secolo aC.. Tutto il complesso rupestre documenta come questa zona in quel periodo, non fu isolata ma ebbe contatti con altri centri della Sicilia e probabilmente del Mediterraneo, dove sono state rinvenute nicchie dello stesso tipo scavate nella roccia. Probabilmente i primi insediamenti arrivarono secoli prima. Secondo gli storici su questo monte sorgeva un antico insediamento, i cui resti più antichi risalgono addirittura al VII secolo a.C. Probabilmente un tempo le edicole di Alburchia contenessero quadretti raffiguranti i defunti, venerati come eroi.
La campagna di scavo effettuata sul Monte Alburchia da Vincenzo Tusa nel 1958 mise in luce strutture murarie pertinenti a costruzioni, che dimostrano come il sito fosse ancora frequentato in età tardo-antica, ovvero fino al V secolo d.C.. L’attenzione su Monte Alburchia e sulla parete dove sono state ritrovate numerose edicole, si riaccese nel febbraio 2014 quando il cedimento di terreno di accumulo davanti alla parete rocciosa, portò in luce una nicchia monumentale con due colonnine scanalate sulla fronte, che si trovano adesso esposte al museo Salinas di Palermo.
“Lo scavo - dice la Soprintendente dei BB.CC. di Palermo, Selima Giuliano - ci consentirà di esplorare un’ulteriore porzione della parete con le edicole sacre e, grazie alle opere di protezione della parete rocciosa, auspichiamo di procedere con l’esplorazione del vano ipogeico del complesso sacro messo in luce nel 2015, la cui indagine fu interrotta per problemi di sicurezza”.
“Anche questa nuova campagna di scavi si prospetta interessante per meglio definire il quadro delle emergenze storico-culturali della Sicilia. Aspettiamo gli esiti di questa nuova entusiasmante ricerca con grande emozione - sottolinea l'assessore regionale dei Beni culturali e dell'Identità siciliana, Alberto Samonà -".
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