Il cinema è uno dei linguaggi del Festival delle Letterature Migranti e quest’anno ha visto arrivare a Palermo alcuni tra i registi che meglio hanno saputo raccontare il fenomeno riannodando i fili del tempo. Con prospettive diverse: storie personali, diari lontani, luoghi che raccontano storie diverse e che espiano colpe e dolori. Eldorado del regista svizzero Markus Imhoof ripercorre le rotte della migrazione di oggi partendo dalla Sicilia e dai ricordi personali del regista dei bambini italiani accolti dalle famiglie svizzere, subito dopo la seconda guerra mondiale. Due storie lontane e pure simili per cercare e ritrovare un’umanità che troppe volte sembra perduta. Il film vincitore del Festival dei Diritti umani di Lugano 2018, proprio a Palermo e durante Flm 2019 ha ricevuto il premio ecumenico internazionale "Diritti Umani" dall'organizzazione cattolica Signis Cinema e dalla protestante World Association for Christian Communication (WACC). A conferire il riconoscimento, il pastore della Chiesa Valdese, Peter Ciaccio alla presenza del sindaco Leoluca Orlando. Successo di pubblico anche per la Spartenza di Salvo Cuccia, proiettato alla presenza del regista, di Alessandro Rais, Santo Lombino e dell’assessore Adham Darawsha e ispirato alla autobiografia di Tommaso Bordonaro edita da Navarra e che vinse il premio Pieve 1990 come miglior diario inedito. Bordonaro emigrò nel 1948 negli USA e il documentario porta lo spettatore tra Bolognetta e il New Jersey. La sua storia è un frammento della storia generale delle migrazioni, toccante e unica perché raccontata in prima persona da un migrante. Ancora al Festival i fratelli De Serio che al Csc hanno tenuto una masterclass insieme a Costanza Quatriglio e che all’interno della sezione arte del Festival delle Letterature Migranti, hanno deciso di presentare il film in forma di installazione al teatro Biondo e, in anteprima nazionale, il libro Stanze (Hopefulmonster) che racconta il percorso creativo che sta dietro il film che porta lo stesso titolo (l’appuntamento è domenica alle ore 12 al Biondo). Le stanze sono quelle della Caserma La Marmora di Torino: luogo di tortura dei partigiani in epoca fascista diventata casa di accoglienza per rifugiati somali. Un’espiazione della storia narrata dai nuovi inquilini e grazie al contributo di Suad Omar, scrittrice, attrice e mediatrice culturale.