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Ventitré attori e una regista: realizzare un sogno partendo dal palco

PALERMO. C'è odore di sudore, entrando a Montevergini.

Sui fili stesi lungo il parapetto, ci sono le magliette stese, i pantaloni da breaker, le scarpe da ginnastica abbandonate di lato. tantissime scarpe da ginnastica, di ogni colore e modello, sembra un negozio.

In un angolo, una ragazza ricuce lo strappo di un costume, in un altro due ragazzi provano una capriola, c' è una figliola che vaga emettendo il fiato a ritmo sostenuto, e una ragazza che non dimostra più di diciotto anni, si sta vestendo da anziana.

C'è un laboratorio di quelli seri, in questi giorni a Montevergini, che sembra aver riacquistato vita, come un tempo, quando la città dei giovani capitava qui ogni era per uno spettacolo diverso. Ora era silente e abbandonato, malinconico come può essere un teatro vuoto: ma i ragazzi della scuola del Teatro Biondo non hanno alcuna intenzione di stare in silenzio, anzi, fanno un baccano amorevole, interrotto soltanto quando nostra signora Emma entra in sala.

Ognuno al suo posto, un posto per ogni cosa: la Dante saluta tutti, sembra l' amica ma loro lo sanno bene che è tutta apparenza. La mano della regista è netta, una carezza fatta con un guanto da pompiere: e tutti questi 23 allievi, la adorano. Non si era mai visto in Italia un corso di teatro in cui non si perdeva qualcuno per via: allo Stabile, invece, c' è la coda per entrare nella scuola e per le prossime audizioni, a primavera, stanno già arrivando curricula. Ma questo è il passato, qui si sta provando uno spettacolo vero e proprio, la novità è che questi giovani attori saranno pagati prima della fine della scuola, perché il lavoro che va in scena è già assorbito da diversi cartelloni di teatri.

L'Odissea rivista e corretta - dopo la messinscena dell'anno scorso - debutta il 6 luglio a Spoleto, poi apre la nuova stagione del Teatro Biondo, il 28 ottobre, vola a Napoli e a Roma. Ma i ragazzi non si fermano: l'anno prossimo - per loro è il terzo e ultimo di scuola - parteciperanno al laboratorio di Ricci Forte allo Stabile, e al loro spettacolo; poi seguiranno Emma Dante nel «Macbeth» al Teatro Massimo che dopo il debutto andrà al Regio di Torino e ad Edimburgo.

Poi? poi si vedrà, intanto li vedi sorridere.

Come Francesca Laviola, «anziana» Penelope di 31 anni, genovese, che ha lasciato un lavoro fisso all' Oreal. «Mi occupavo del marketing delle creme antiage, quelle per le riccastre - sorride lei -, lì si che dovevo recitare ogni giorno. Ma non ero felice, volevo scappare. I miei coinquilini studiavano musical, alle tre di notte ballavano e cantavano. Perché loro ride vano e io no? Ho tentato il provino, Emma mi ha preso, ho piantato tutto e mi sono trasferita». Ora vive in via Bara, ha tanti nuovi amici, è bella e ride.

E i suoi genitori?

«Mi hanno lasciato andare perché hanno capito che era la mia strada».

Anche Domenico Ciaramitaro non viene dal teatro, ha 26 anni, il papà è un operaio della Reset e lui è cresciuto alla Zisa, accanto al Castello. Ha giocato a calcio per 11 anni, poi si è rotto qualcosa e ha perso l' obiettivo.

«Mi ero diplomato a calci e morsi, ma non avevo idea di cosa fare da grande. Ho tentato il provino spinto da Jenny, la mia ragazza, non la ringrazierò mai abbastanza. Ora sono qui, ho trovato amici, un fratello, un sogno». Il fratello è Alessandro Ienzi, faccia simpatica, 29 anni. faceva l' avvocato, aveva già finito il praticantato, ma non stava mai seduto, voleva sempre correre altrove.

«Ad Emma Dante interessano i corpi, i visi, gli occhi, non la dizione. Ci lascia liberi di contribuire, di creare il nostro percorso nello spettacolo. Abbiamo trovato un piccolo spazio, di fronte ai Cantieri della Zisa, spesso io, Domenico e altri, ci ritroviamo per provare. I ragazzi della zona lo sanno, ci vengono a trovare, partecipano così, senza preparazione».

Ognuno ha una storia, ci crede e ha lasciato qualcosa che non lo interessava più: come se il teatro fosse l' unico luogo al mondo in cui si sentono se stessi, anche se il training è estenuante, le prove si inseguono, c' è da fare tutto, attrezzisti, attori, costumisti, scrittori, nessuno ha un ruolo, tutti hanno un ruolo.

E lo spettacolo nasce in un fiat.

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