PALERMO. Una passione verde che parte dagli sguardi a tuffo sull'Orto Botanico dall'alto delle finestre del Giornale di Sicilia, che sente in cronaca la vicinanza quotidiana del giardino che traspira secoli ed è vivo. Parte da qui il lavoro di Giovanni Pepi che è insieme fotografo e cronista, direttore di fatti e trasognatore di immagini.
Dice «accanto all'Orto viviamo e amiamo l'Orto» e ne fa un'opera di giornalismo allargato, dalle parole all'obiettivo, dall'impegno alla scenografia per immagini. In tutti i momenti e in ogni storia vegetale, in ogni ingrandimento esagerato di «verde e sole in guerra», in ogni forma riflessa in cielo o reticolo di foglie secche. Colori e luci frantumati e fatti a pezzi con uno zoom, oppure in romantica oleografica distanza. Il linguaggio fotografico dell'astrazione entra nelle geometrie dell'Orto, nei tronchi serpenti che si intrecciano, nella tensione di prendere l'inafferrabile in ogni fiore a terra o di evocare grandi presenze dal particolare.
Nel racconto di strane storie vegetali, di vecchi canneti che si preparano a morire tutti insieme per potere sopravvivere, o di piante che non vogliono morire e resistono. Tutto ciò è ora in una mostra, Dalla parte dell'Orto, trenta foto di Giovanni Pepi che fanno squadra con tutto il lavoro del Giornale di Sicilia, fino al direttore Antonio Ardizzone che condivide il prologo: «Amiamo l'Orto e lo vogliamo più ricco e più grande, per moltiplicare la bellezza di alberi, arbusti, rami e foglie, vasche e serre, vogliamo di più e di meglio perché come spesso diciamo Palermo nei suoi punti più belli deve essere bella».
Tante le immagini dell'Orto, a partire dalla Melaleuca che racconta il dramma della vecchiaia e della morte in un angolo di fronte la Serra Carolina. Qui sta vivendo l'ultima fase una delle piante più antiche delle collezioni, un esemplare con oltre duecento anni e bisognosa di cure, addirittura più vecchia del Ficus magnolioide che è il capostipite di tutti i ficus siciliani e proietta le sue foglie in duemila metri quadri: la vecchissima Melaleuca si estende quasi tutta raso terra, è un vegetale strisciante, viene sostenuta con bastoni come si puntellano i vecchi esseri umani. Sembrerebbe una storia terminale ma quest'anno sotto l'obiettivo la Melaleuca è fiorita e sta bene.
In mostra nelle foto di Giovanni Pepi anche il vecchio Bambù Gigante, un'anziana pianta che si trova intorno all'acquario e che deve evitare di fiorire perché se fiorisce muore. Ha più di cento anni ed è entrata nella storia dei viaggiatori del passato, ha una funzione paesaggistica, è nella letteratura dei grandi tour ed ora è vicina alla conclusione del suo ciclo. E come le agavi, come il banano, la sua morte coinciderà per uno strano destino con la fioritura e fruttificazione. La delicatezza dei giardinieri la lascia tranquilla, non si toccano le foglie secche che cadono dai suoi rami, ogni movimento potrebbe portarla alla fine.
Se fiorisce muore, e per legge naturale lo farà con tutti gli altri: sarà una fioritura-morte che nello stesso istante colpirà tutti i Bambù Gigante della terra che appartengono al suo tipo e alla sua generazione. Tutti fioriti e morti in contemporanea ovunque si trovino, per una legge di sopravvivenza millenaria studiata all'inizio dai cinesi. Le storie e le immagini Dalla parte dell'Orto in una mostra che è anche un segnale di cura e attenzione per il giardino storico della città: risale al 1779 e ospita 12.000 specie. La mostra è un allestimento in espansione che avrà nel tempo un avanzare di altre immagini: è ad ingresso libero negli orari di apertura al pubblico della sede dell’Orto di via Lincoln.
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