PALERMO. La cosa che colpisce subito è il silenzio. Che, strano a dirsi, traspare anche dagli scatti: l’impressione è che tutto scorra in un tempo ovattato e in bianco e nero, dove i minuti sembrano ore e le ore giorni. E così via, costruendo un tempo interiore che corre su binari diversi, lontani, incomprensibili. Il titolo scelto da Gabriele Lentini per la sua mostra in corso fino a domenica al Teatro Garibaldi alla Kalsa, è «Agiografia di una preghiera. Francescani Rinnovati»: il racconto per immagini del silenzio e della prece. Trenta scatti in tutto, grande formato, stampate su supporto baritato Hahnemühle; immagini nate oltre le mura dei conventi francescani di Corleone e Napoli: la mostra è nata con il patrocinio del Comitato Addiopizzo (una parte dei proventi delle foto vendute, sarà devoluta al fondo per l'investimento collettivo di Addiopizzo, mirato al recupero e alla fruizione di importanti luoghi della città), ma è già stata presentata a giugno al Museo di Storia delle religioni di San Pietroburgo nell'ambito del programma ufficiale dell'anno incrociato del turismo Italia-Russia, in collaborazione con il Consolato generale d'Italia e dall'Istituto italiano di cultura di San Pietroburgo. Tutto questo perché Gabriele Lentini ha ormai deciso dal 2003 di stabilirsi sei mesi l'anno nella fredda (ma viva) San Pietroburgo, dove è stato il primo italiano ad essere ammesso alla Russian union of art photographers: da lì parte questo viaggio che, stranamente, trova un suo appoggio ovunque. È lo stesso Lentini a raccontare come questa sia stata «l’esperienza più profonda della mia vita: entrare nella clausura del convento, andare alla ricerca della più vera e intima preghiera, inscrivendo e trasmettendone la forza. È così che i ritmi di lavoro, preghiera e riposo sono diventati ritmi e modi di una moderna agiografia visuale e fotografica, in cui rispecchiarsi e confrontarsi». Testo di Simonetta Trovato ALTRE NOTIZIE NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA