Momenti di tensione durante la manifestazione in memoria di Giovanni Falcone. Insieme al corteo ufficiale degli studenti, partito da via Duca della Verdura, ne è stato organizzato un altro dalla facoltà di Giurisprudenza. A promuoverlo sono stati sindacati studenteschi, associazioni di quartiere e culturali, Cgil e vi hanno aderito Agende Rosse, Anpi, comitati e associazioni antimafia. I manifestanti sono stati bloccati in via Notarbartolo dalle forze dell'ordine prima dell'incrocio con via Piersanti Mattarella da due mezzi blindati di polizia e carabinieri e da due cordoni di agenti in tenuta antisommossa. Il blocco ha causato la reazione dei manifestanti che hanno fatto partire cori contro le istituzioni locali, intonando più volte "fuori la mafia dallo Stato". Alle 17.50, pochi minuti prima del minuto di silenzio, la polizia ha sciolto il cordone e ha lasciato passare i manifestanti.
Il corteo organizzato dalla Fondazione Falcone
Partendo dalla porta dei giganti di Palermo, sormontata dai murales di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il corteo organizzato dalla Fondazione Falcone ha raggiunto il luogo simbolo della ricorrenza della strage del 23 maggio, l'albero di via Notarbartolo che si trova davanti al portone del palazzo in cui abitava il giudice Giovanni Falcone. Tra la folla soprattutto studenti, accompagnati da insegnanti e dirigenti scolastici, rappresentanti di scuole di tutta la Sicilia. Tra questi l'istituto comprensorio statale Luigi Pirandello di Bivona. "Conosco Falcone dai film e per merito dei miei insegnanti che ce ne parlano dice Giuseppe Ciccarello del Pirandello -. Ci raccontano ció che è stata la sua vita e della lotta che ha fatto alla mafia. Il ricordo è importante - prosegue - Falcone e Borsellino sono figure importantissime che non devono essere dimenticate, soprattutto per noi che viviamo in Sicilia". Giuseppe con i suoi compagni e i docenti hanno fatto un viaggio lungo, ma l'occasione del 23 maggio è un'occasione per gli insegnanti di far sentire ancora di più quanto è ancora vivo il ricordo e il grido di Palermo e della Sicilia, dopo tutto quel sangue versato per le strade in quel 1993. "Giornate come questa - dice lo studente Giuseppe Picone, anche lui di Bivona - sono molto importanti per noi perché ci sensibilizzano all'argomento. È fondamentale conoscere ciò che è successo nel passato per trarre insegnamenti per il presente e per il futuro. Era un giudice, siciliano come noi - continua l'allievo dell'istitito Pirandello - una figura di rilievo nella lotta contro la mafia. E noi siamo fieri di essere qui oggi. La mafia non è più come negli anni '80 e '90. Per certi versi è stata sconfitta - conclude - per altri no perché continua ad essere presente nella nostra società sotto altre forme". Alle 17.57, ora esatta in cui fu azionato il telecomando che attivó il detonatore posizionato sotto il viadotto dello svincolo di Capaci, la tromba di un militare suonerà il silenzio sotto l'albero della memoria. Un minuto di riflessione, per chi vuole di preghiera, ma soprattutto di ricordo per il Giudice, per la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e per gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro le cui vite, il 23 maggio del 1992 furono spazzate via da 500 kg di tritolo. "Giornate come queste - dice Daniela Mercante, istituto comprensivo Portella della Ginestra di Vittoria - sono importanti nella misura in cui si traducano in un esercizio di democrazia, di cittadinanza attiva e di presa di coscienza. Siamo arrivati a Palermo con delegazioni di scuole che vengono da Vittoria, Comiso, Acate, Santacroce e altri distretti della provincia di Ragusa. La nostra comunità scolastica - prosegue - risponde non solo il 23 maggio ma in generale all'esempio di Giovanni Falcone che è diventato un eroe ma è stato una persona comune, un servitore dello Stato. E noi a questo aspiriamo. Ad incarnare la sua idea di rappresentante dello Stato nell'assoluta democrazia e nel rispetto delle regole". Margherita Maniscalco, è dirigente scolastica a Palermo dell'Istituto Cavallari di Brancaccio e reggente dell'istituto superiore Francesco Ferrara che si trova nel centro storico di Palermo. La preside ribadisce l'importanza di non parlare delle stragi e della legalità solo in anniversari come questo: "Se pensata solo come evento - dichiara - questa iniziativa lascia il tempo che trova. Gli alunni delle mie scuole hanno lavorato realizzando incontri con personaggi di vari settori come pubblica amministrazione, parenti di vittime di mafia, per comprendere il significato delle coscienze sensibili e attente al fenomeno che attanaglia la nostra terra. I ragazzi hanno atteso questo giorno con entusiasmo ed interesse ma, ripeto, non siamo arrivati solo oggi col cartellone in mano, abbiamo lavorato e intavolato discussioni, anche con i docenti, per esempio con quelli di diritto al Ferrara. Con i più piccoli del Cavallari - continua la dirigente - abbiamo realizzato progettazioni trasversali che potessero tener conto del tema importante della legalità. Ci sforziamo ogni giorno, in situazioni micro, semplici - conclude - di essere fedeli e aderenti alle norme, pur considerando che non è semplice in territori importanti e delicati in cui si trovano i due istituti".