Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

«Voleva uccidermi e ha colpito mio padre con un bastone»: parla il poliziotto ferito a Palermo

 
Il coltello con cui sono stati feriti un agente e un passante
Il copertone dell’auto dei genitori poliziotti tagliato

Quei passi felpati. L’urlo della madre e un coltello che brilla per un attimo al sole e si conficca nell’addome del poliziotto che stava parlando al telefono e si era appena girato. In tempo, per evitare il fendente, forse fatale, alle spalle, partito dalla mano di quell’uomo che lo odiava a tal punto da volere vederlo morto. Una vendetta covata dopo il fermo del ventitreenne, avvenuto a Palermo il mese scorso per resistenza a pubblico ufficiale. Allora il giovane era stato subito rimesso in libertà. Ora invece è stato rinchiuso in carcere, con l’accusa di tentato omicidio. È un migrante, originario della Costa d’Avorio. Ma poteva essere palermitano, di dovunque. È il gesto, che resta inquietante: la posta sotto casa dell’agente che ti ha arrestato, l’agguato, il ferimento anche di un cittadino intervenuto per aiutare l’agente. Colpito al fianco, per lui tre punti. Il poliziotto è stato portato al vicino ospedale al Buccheri La Ferla e ricucito: per lui solo una ferita non profonda, è stato dimesso nel primo pomeriggio. Ma quella mattinata di terrore è impressa nella sua mente. E trova una premessa inquietante la sera antecedente, quando i genitori, che abitano nella stessa palazzina nella zona della Kalsa, hanno trovato due pneumatici della macchina forati. Non hanno notato l’ampiezza degli squarci. L’auto è stata fatta sistemare da un gommista e parcheggiata a pochi metri da casa. Ma non era finita, perché poco dopo un’altra ruota aveva avuto lo stesso destino. Tagliata. A quel punto avevano chiesto ai vicini se avessero notato qualcosa di strano: in realtà, un uomo di colore era stato visto aggirarsi nei paraggi. Si arriva a ieri mattina. La madre dell’agente voleva essere accompagnata dal parrucchiere e così era scesa in strada con il figlio, che a un certo punto si era allontanato dopo avere ricevuto una telefonata. Lei l’ha visto. Il giovane, alto e magro, aveva seguito con lo sguardo il poliziotto e poi si era incamminato nella stessa direzione. Un attimo, una sensazione. La donna ha cominciato ad andargli dietro e così lo ha visto estrarre dalla tasca il coltello: ha urlato il nome del figlio, che si è voltato. «Voleva uccidermi - racconta il poliziotto, in servizio alle Volanti -. Ha cominciato a colpirmi e io mi sono difeso, cercando di allontanarlo con i piedi». Attimi interminabili, la gente del quartiere che corre in strada fa capannello e cerca di fermare l’uomo. Ma è una forza della natura e non si arrende. Anzi. «Si è scagliato su mio padre con un bastone, facendolo cadere a terra - aggiunge il ferito, raggiunto al telefono in ospedale - e poi ha cominciato a lanciare bottiglie di vetro ai passanti».  L’allarme al 112 e l’equipaggio dei colleghi di Settecannoli che, dopo un inseguimento a piedi da piazza Kalsa ai giardini del Foro Italico, sono riusciti a bloccare l’uomo, disarmarlo e arrestarlo. L’origine della violenta aggressione a mano armata è riconducibile a un precedente arresto dell’ivoriano, fatto proprio dall’agente poi aggredito. «Quella sera - continua il poliziotto - abbiamo incrociato al Foro Italico un giovane che aveva subito un danneggiamento all’auto, dopo che si era rifiutato di pagare la sosta ad un parcheggiatore abusivo. Mentre raccoglievamo la denuncia, l’ivoriano ci era passato davanti e il giovane l’aveva riconosciuto. Per bloccarlo era stato necessario l’intervento di dieci di noi». Il migrante era arrivato in città dopo lo sbarco a Lampedusa alla fine del 2022 e aveva un permesso di soggiorno temporaneo. Il suo posto di «lavoro» era, per assurdo, proprio a due passi dall’abitazione dell’agente, che evidentemente era stato riconosciuto e seguito dall’aggressore. Nessuno può commettere un crimine come questo, contando di poterne uscire senza pene esemplari», dichiara il segretario generale del sindacato Coisp, Domenico Pianese. Il segretario provinciale del Sap, Massimo Nicolicchia, esprime solidarietà al «collega e amico». Attestati di solidarietà giungono anche da Biagio Bonina e Antonino Piritore del Fsp Polizia Sicilia. Qui sotto l'articolo di ieri (29 aprile) su Gds.it  

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