Palermo

Lunedì 25 Novembre 2024

Cimitero dei Rotoli, i residenti di Vergine Maria: no all'ampliamento sotto i nostri balconi

Protesta contro ampliamento cimitero dei Rotoli
Protesta contro ampliamento cimitero dei Rotoli
Protesta contro ampliamento cimitero dei Rotoli
Protesta contro ampliamento cimitero dei Rotoli
Protesta contro ampliamento cimitero dei Rotoli

«L’emergenza salme non deve essere scaricata sui cittadini e sulla borgata». «No al cimitero all’interno della ex Edilpomice». Il messaggio lanciato dai residenti della borgata marinara di Vergine Maria all’indirizzo dell’amministrazione comunale nel sit-in di questo pomeriggio è chiaro e non accetta compromessi: la carenza di servizi e spazi pubblici nel quartiere è sempre stata nota ma «così è troppo, in questo modo non si rispettano i vivi - sottolinea Gisella Taormina, presidente della Pro loco Vergine Maria - questa borgata è prigioniera, soprattutto nel periodo estivo. Il sindaco e gli assessori non hanno mai preso contatto con il territorio per comprendere quali siano le esigenze. Noi abbiamo presentato tanti esposti in prefettura - prosegue - dimostrando che la borgata non ha spazi, è caotica». L’idea del Comune sarebbe quella di ampliare il cimitero dei Rotoli, sfruttando una porzione della confinante area della fabbrica confiscata alla mafia e oggi di proprietà dell’amministrazione con la quale confina il muro del camposanto. Idea che ha subito messo in allarme i residenti, molti dei quali si ritroverebbero proprio sotto le finestre e i balconi loculi e tombe. La paura a cui vanno incontro i tanti abitanti della zona riguarda anche una possibile svalutazione della propria casa: e pensare che per la ex Edilpomice c’era sul tavolo un progetto diverso, di riqualificazione della zona con una strada che potesse alleggerire il traffico, un parcheggio pubblico per evitare che i mezzi posteggino proprio davanti i portoni di ingresso degli edifici impedendo a chi vi abita di ritrovarsi prigioniero, e un campetto sportivo polivalente. «La borgata dice sì da diversi anni al recupero di questa area - spiega Adriano Varrica, deputato regionale pentastellato - per riqualificare dal punto di vista urbanistico questo spazio che è un bene confiscato. Un percorso in piedi da anni e negli scorsi mesi abbiamo insierito in legge di bilancio regionale 300 mila euro del fondo sviluppo e coesione per questa area; sarebbe surreale fare 10 passi indietro». Presente anche la Cgil: «L’emergenza andrebbe affrontata con più raziocinio - aggiunge Mario Ridulfo, segretario Cgil - non si può condizionare il futuro di una comunità già prigioniera in un imbuto. Occorre garantire uno spazio di socialità ad una zona soffocata dall’invivibilità».

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