Siracusa, salvata caretta caretta impigliata in una rete da pesca: così vengono curate le tartarughe
L’ultima tartaruga Caretta caretta è arrivata all’istituto zooprofilattico sperimentale di Palermo da Siracusa facendo salire a 7 il numero delle tartarughe ricoverate all’istituto. La Caretta caretta è la specie più comune e diffusa nelle acque del Mediterraneo ma è classificata come vulnerabile, nella Lista Rossa delle Specie Minacciate della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura). E’ presente in tutto il bacino anche se il numero di esemplari può variare secondo la stagione ed in base alla località geografica. Ha un carapace color marrone-rossiccio, nei giovani è presente una carenatura dorsale dentellata. Può raggiungere 110 cm di lunghezza di carapace. Si nutre sia di organismi bentoici che di animali planctonici (meduse, pesci). Gli esemplari di Caretta caretta scambiando i rifiuti per prede, possono morire per soffocamento o per occlusione delle vie intestinali. Vengono ritrovate in diverse condizioni o momenti fisiologici; spesso quelle recuperate vive hanno bisogno di interventi chirurgici e cure specifiche, che prevedono ospedalizzazione. Dopo le cure e un periodo di osservazione, se i veterinari del centro di recupero ritengono che gli animali hanno recuperato tutte le loro funzioni , vengono rilasciate in mare previa marcatura. “La casuale del ritrovamento è variabile – spiega Salvatore Dara responsabile del Cretam, Centro recupero tartarughe marine -. Un centro recupero può valutare il numero delle segnalazioni rispetto all’anno precedente e verificare se sono arrivati nuovi esemplari Noi istituto zooprofilattico, hub regionale e nazionale come attività di studio, stiamo tornando a ricevere segnalazioni dopo il periodo estivo. I centri delle associazioni di volontariato che sono all’interno della regione in estate lavorano di più perché hanno più personale e in inverno tendono a chiudere e le Capitanerie di porto coinvolgono maggiormente. Dunque è un problema di organizzazione delle strutture più che di cause per le quali gli animali vengono spiaggiati. La prima causa in assoluto – spiega ancora Dara - sono le ingestioni di plastica, seguono le reti da pesca e poi i colpi di elica sul carapace. Le tre cause possono essere unite e consequenziali perché l’animale può andare in sofferenza per ingestione, salire in superficie e incappare nelle reti o essere colpite dalle imbarcazioni”. Le segnalazioni possono essere fatte al numero 3280438335 attivo 24 ore su 24 e l’intervento di recupero della tartaruga viene garantito nell’arco di 12 ore.