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Volevano ricostruire la commissione di Cosa nostra, 43 condanne in appello

Una pioggia di condanne anche in appello ai mafiosi palermitani accusati di avere tentato di riorganizzare la Cupola di Cosa nostra dopo la morte del capo dei capi Totò Riina. Il verdetto d’appello dell’inchiesta «Cupola 2.0» su vecchi e nuovi padrini delle famiglie palermitane rappresenta una stangata per boss e gregari. I giudici hanno ribaltato il verdetto per Massimo Mulè - arrestato giovedì scorso con l'operazione Centro - assolto in primo grado ed ora condannato a 11 anni e 4 mesi.

La sentenza riguarda complessivamente 48 imputati e nasce dall’operazione dei carabinieri che nel 2018 portò alla scoperta del piano di ricostituzione dell’organismo direttivo di Cosa nostra, con a capo l’anziano boss di Pagliarelli Settimo Mineo. A lui sono stati inflitti 21 anni per via della continuazione. Condanne confermate per due rampolli della mafia: Leandro Greco, detto "Michele" e nipote proprio del cosiddetto “papa” di Cosa nostra, che dovrà scontare 12 anni, e Calogero Lo Piccolo, figlio di Salvatore, che aveva avuto 27 anni in continuazione con una precedente condanna.

Le condanne confermate

Filippo Annatelli, boss di corso Calatafimi (13 anni e 4 mesi), Giuseppe Bonanno (5 anni e 8 mesi), Francesco Caponetto (13 anni e 4 mesi), Giovanna Comito (un anno e 8 mesi pena sospesa), Giuseppe Costa (9 anni), Rubens D'Agostino (10 anni), Vincenzo Ganci (8 anni e 8 mesi), Michele Grasso (8 anni e 8 mesi), Marco La Rosa (6 anni e 8 mesi), Gaetano Leto (12 anni e 8 mesi), Erasmo Lo Bello (12 anni), Domenico Mammi (2 anni), Sergio Macaluso (2 anni), Matteo Maniscalco (6 anni e 8 mesi), Luigi Marino (6 anni e 8 mesi), Giovanni Salvatore Migliore (8 anni e 8 mesi), Salvatore Mirino (9 anni e 4 mesi), Domenico Nocilla (9 anni e 8 mesi), Salvatore Pispicia (12 anni), Gaspare Rizzuto (12 anni e 4 mesi), Michele Rubino (10 anni e 8 mesi), Giovanni Salerno (10 anni e mezzo), Salvatore Sciarabba (14 anni), Giuseppe Serio (13 anni e 4 mesi) e Giovanni Sirchia (8 anni).

Gli sconti di pena

Sconti di pena per Stefano Albanese che passa da 9 anni e 2 mesi a 9 anni, Carmelo Cacocciola (da 7 anni a 6 anni e 8 mesi), Filippo Cusimano (da 9 anni e 4 mesi a 9 anni), Filippo Di Pisa (da 8 anni e 8 mesi a 8 anni), Salvatore Ferrante (da 2 anni e 8 mesi a un anno), Giusto Francesco Mangiapane (da 8 anni a 6 anni), Fabio Messicati Vitale (da 12 anni a 10 anni), Salvatore Sorrentino (da 12 anni e 8 mesi a 10 anni), Gregorio Di Giovanni, boss di Porta Nuova (da 15 anni e 4 mesi a 14 anni), Maurizio Crinò (da 10 anni a 9 anni e 4 mesi). Ad altri imputati è stata riconosciuta la continuazione ed è stata rideterminata la pena. Salvatore Troia, che aveva avuto 9 anni, dovrà scontare, 11 anni e 4 mesi Andrea Ferrante da 8 a 12 anni. Per i collaboratori di giustizia Filippo Bisconti (da 6 anni a 13 in continuazione) e Francesco Colletti (aveva avuto 6 anni e mezzo divenuti adesso 10 anni e 10 giorni) i giudici hanno disposto anche la scarcerazione.

Le assoluzioni

In appello sono stati assolti Giovanni Cangemi che in primo grado aveva avuto otto anni, Michele Madonia e Antonio Giovanni Maranto Confermate anche le assoluzioni di Giusto Sucato e di Nicolò Orlando, visto che la Corte, presieduta da Fabio Marino, ha considerato inammissibili i ricorsi dell’accusa.

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