La lunga scia di catastrofi per il maltempo: nell'elenco i 37 morti di Giampilieri e i 9 di Casteldaccia
Il dramma vissuto questa notte nelle Marche, con un pesante bilancio di vite, è solo l’ultimo di una lunga serie di eventi che negli ultimi 50 anni hanno provocato in Itala centinaia di morti. Alluvioni, bombe d’acqua, fenomeni idrogeologici che in molte occasioni hanno messo in ginocchio intere città e porzioni del territorio. Fenomeni che gli esperti definiscono «eccezionali» ma che si stanno verificando sempre con maggiore frequenza. La tragedia del Polesine nel 1951 dove morirono 101 persone, la strage del villaggio Molina, nel Salernitano, dove a perdere la vita nel 1954 furono 325 persone, l’alluvione di Firenze del 1966 dove si contarono decine di morti. E ancora: nel 1987, in pieno luglio, ci furono 23 morti in Valtellina e 28 morti in Val Pola. Negli anni '90 a Sarno una delle sciagure più drammatiche. Il 5 maggio del 1998 interi quartieri cancellati da tonnellate di fango, una marea nera che travolse case e persone, scendendo a valle dalla montagna sotto l’azione della pioggia: un incubo che provoca 161 morti. Negli ultimi venti anni molti gli episodi tragici. Il 9 settembre 2000, dopo tre giorni consecutivi di pioggia in Calabria, il campeggio «Le Giare» di Soverato si trasforma improvvisamente in un fiume in piena che travolge tutto: 13 i morti. Il primo ottobre del 2009 il dissesto idrogeologico e le forti piogge provocano in provincia di Messina gigantesche colate di detriti che travolgono abitazioni e automobilisti tra Giampilieri superiore e Scaletta Zanclea, causando 37 morti. Due anni dopo a Genova, città colpita più volte da fenomeni alluvionali, un’eccezionale precipitazione in alcuni quartieri del levante della città in Val Bisagno provoca sei morti. Una delle peggiori alluvioni della storia della Liguria si abbatte sulle Cinque Terre il 25 ottobre del 2011. Vernazza è invasa da un fiume di fango e danni gravissimi si registrano anche a Monterosso. Le vittime sono 13. A Senigallia, proprio in queste ore colpita dalla piena del fiume Misa, nel 2014 ci furono 4 morti. Il 18 gennaio del 2017 una slavina di dimensioni gigantesche si stacca dalle pendici del Gran Sasso e si incanala in un canalone in località Farindola dove è stato costruito l’hotel Rigopiano che sepolto da metri e metri di neve provocando 29 morti. Il 10 settembre del 2017 a Livorno le violente piogge causano otto morti. Nel 2018 due tragedie a distanza di pochi mesi: ad agosto dieci escursionisti morti a Forra del Raganello, in provincia di Cosenza, e a novembre nove vittime a Casteldaccia, in provincia di Palermo, nella villetta inondata dopo l'esondazione del fiume Milicia. Anche gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da eventi estremi, causati anche dalla siccità e dalla quasi totale assenza di precipitazioni. Il 3 luglio un enorme seracco si è staccato dalla Marmolada, sulle Dolomiti al confine tra il Trentino e il Veneto, uccidendo 11 persone. Ad agosto fenomeni alluvionali hanno interessato l’Irpinia, in Campania, e alcune zone della Toscana, a Lucca e Carrara, con ancora vittime. Secondo una stima dal 1960 ad oggi sono oltre 4 mila le vittime di alluvioni ed eventi estremi. Il cambiamento climatico. Il 55% delle abitazioni italiane è esposto ad elevato rischio idrogeologico e per le calamità naturali.