Trovare un senso in ogni cosa non è sempre possibile, perché ci sono situazioni a volte che non dovrebbero andare in quel modo. Nella chiesa di Sant’Espedito, in via Nicolò Garzilli, a Palermo, gremita di gente e di giovani soprattutto, sono stati celebrati i funerali di Andrea Ajello, il ventinovenne che ha perso la vita in un incidente, due giorni fa, a bordo della sua moto in via Lanza di Scalea, allo Zen. La fotografia posta sulla bara ricorda quanto bello e giovane fosse. Non si danno pace la mamma, la sorella Gabriella, i nipoti e il resto della famiglia che dentro casa non ascolteranno più la sua voce. Era trascinatore, amava stare in compagnia e con abbracci e parole non aveva il pudore di dimostrare il suo affetto. Così lo descrivano amici e parenti. «Eri la punta di diamante del nostro squadrone – ha detto, rivolgendosi proprio ad Andrea, l’amico Nicola Di Napoli, a nome di tutti gli altri ragazzi -. Siamo sempre stati insieme, fin da piccoli, nelle avventure e nelle battaglie. Sappiamo tutti quanto impegno e sacrifici ha messo per raggiungere i suoi obiettivi, primo tra tutti indossare la toga come suo padre. Non tradiva mai il suo senso del dovere. Andry ci hai fatto entrare dentro la tua famiglia e nei tuoi affetti più cari. Non ti preoccupare, a loro adesso ci pensiamo noi». Un altro amico, subito dopo, ha aggiunto: «Sei stato per tutti un fratello. Ti salutiamo come facevi sempre tu, bella raga, ci vediamo». Andrea Ajello stava per concludere il suo percorso di studi per diventare avvocato, come aveva sempre sognato. A ricordare il giovane, facendo commuovere tutti in chiesa, è stata anche Giorgia Spinnato, la sua insegnante, con la quale si stava preparando per l’ultima prova che avrebbe dovuto sostenere ad ottobre per poi ottenere l’abilitazione. Avrebbe raggiunto il suo traguardo e avrebbe svolto quella professione per la quale si era impegnato tanto, sempre con grandi risultati. «Chi insegna, come me, si augura sempre di incontrare nel percorso didattico alunni come lui - dice l’insegnante - e non solo perché era bravo ma perché era una di quelle persone da cui si apprende molto di più di quello che si pensa di poter insegnare. Non dimenticherò mai il suo garbo, la sua gentile modestia, di cui oggi abbiamo tantissimo bisogno. Abbiamo perso un sicuro brillante avvocato, ma la perdita più grande è proprio quella modestia di cui questo mondo ha estremo bisogno. Grazie Andrea». La cugina Lilli non riesce a trattenere le lacrime. «Sono cresciuta con lui - dice -. Nulla sarà più come prima. Condividevamo ogni momento, soprattutto quelli belli. Ovunque eravamo, non mi perdeva mai di vista. Andrea ha insegnato che dobbiamo essere capaci di dimostrare affetto ai nostri cari perché lui lo faceva sempre. Mi abbracciava e mi diceva con una semplicità potente e disarmante ti voglio bene».