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Monreale, il riscatto di Simona: da vittima di bullismo a Miss grazie al taekwondo

A qualcuno potrebbe ricordare la favola dell’anatroccolo che si trasforma in cigno. Una metafora per spiegare come un aspetto nel quale non ci si ritrovi diventi, invece, quello che, oltre a gratificare se stessi, riscontra un favore unanime, pressoché completo. Al punto tale da poter gareggiare e rivaleggiare con tante coetanee per diventare addirittura la più bella d’Italia. È la storia di Simona Sansone, una bellissima ragazza di 18 anni, monrealese, che fino a qualche tempo fa non si piaceva e che adesso ha vinto ogni timidezza, che l’ha portata a disputare le finali regionali del concorso di Miss Italia, guidato nell'Isola da Salvo Consiglio. Chi la vede non lo direbbe affatto, ma l’aspetto fisico di Simona fino a qualche tempo fa costituiva un problema. Forse perché era un po’ troppo in carne e «litigava» con la bilancia. Anche perché a scuola i compagni calcavano la mano e non erano certo teneri con la ragazza, che non lo dava a vedere, ma – chiaramente – soffriva tantissimo gli sfottò pesanti, che si trasformavano in veri propri atti di bullismo.

«Quando frequentavo la scuola media venivo isolata e sottoposta ad ostracismo – afferma Simona – In classe non avevo compagnia». Il resto lo facevano i social, sui quali a volte comparivano post cattivi dei toni inequivocabili: «Voglio bene a tutti, tranne a Simona», si leggeva di tanto in tanto per mano di qualche compagna. Né, spiace dirlo, la scuola è sempre stata al fianco della ragazza, che trovava conforto solo a casa, grazie all’amorevole attenzione di mamma Tatiana e papà Antonio, che l’hanno sempre sostenuta, sin da quando sono cominciati i problemi e continuano a starle accanto adesso che le cose vanno decisamente meglio.

«I problemi sono cominciati con la morte del nonno materno nel 2014, al quale ero molto legata – prosegue Simona – da lì ho cominciato a non studiare, anche per i problemi che c’erano con i compagni». Il body shaming è stato davvero pesante da superare e poi è sfociato addirittura in anoressia.

A giocare un ruolo importante, nel suo percorso di crescita, è stata la pratica del taekwondo, specialità nella quale Simona eccelle, tanto da avere conquistato la cintura nera. La disciplina le ha dato sicurezza (può essere considerata a tutti gli effetti un’arma bianca) e forse ha indotto chi prima la prendeva in giro a ripiegare su più miti consigli ed evitare cattiverie e piccole crudeltà.
Quella della pratica del taekwondo sembra proprio un affare di famiglia, perché anche la sorella maggiore di Simona, Stefania, è cintura nera della disciplina, cosa che le è valsa un posto di rilievo nell’Esercito Italiano, dove lavora, di stanza a Roma.

Insomma, un grande riscatto per una ragazza che fino a qualche anno fa faticava ad accettarsi e che adesso, invece, insegue il suo sogno. Tra l’altro, ironia della sorte, Simona è a tutti gli effetti una «figlia d’arte». Mamma Tatiana, infatti, nell’agosto dell’86, si è classificata al secondo posto nel concorso «La più bella di Sicilia».

«I tempi sono cambiati – racconta la mamma – quando ero ragazza io, partecipare era quasi uno scandalo e mio padre non voleva. Adesso io e la mia famiglia siamo felicissimi di stare accanto a Simona ed incrociamo le dita».

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