Trent'anni fa la strage di Capaci in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie, anche lei giudice, Francesca Morvillo, gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Era il 23 maggio del 1992. Per il trentennale dell'eccidio numerose le commemorazioni in programma. Qui la cronaca momento per momento. Alle 10 l'inizio della diretta di Tgs, trasmessa anche in streaming da Gds.it, dal Prato del Foro Italico di Palermo, per l'evento «1992-2022/La memoria di tutti. L’Italia, Palermo trent'anni dopo». 20.20 Una messa di suffragio per le vittime della strage di Capaci è stata celebrata questa sera nella basilica di San Domenico a Palermo, dove è sepolto il giudice Giovanni Falcone. Alla funzione religiosa hanno assistito autorità civili e militari tra le quali il capo della polizia Lamberto Giannini, il prefetto Giuseppe Forlani, il sindaco Leoluca Orlando, il questore Leopoldo Laricchia. Presente anche Tina Montinaro, vedova del capo scorta Antonio Montinaro e animatrice dell’associazione Quarto Savona 15 che porta avanti una serie di iniziative in memoria non solo degli altri due agenti morti a Capaci, Vito Schifani e Rocco Dicillo, ma di tutte le vittime delle forze dell’ordine. Nella basilica da ieri sera si trova anche l’installazione “Branco» dell’artista Velasco Vitali, cinquantaquattro cani a dimensione reale realizzati coi materiali dell’edilizia abusiva, che in questi mesi sono stati ospitati in diversi luoghi simbolo come la Questura di Palermo e l’atrio del Palazzo Reale. Un progetto sostenuto in tutte le sue fasi dalla Fondazione Federico II. 18.09 Anche nella Sala Rossa di Torino, alle 17.58 di oggi, è risuonato il «Silenzio». Il Consiglio comunale torinese ha infatti aderito all’iniziativa promossa dall’Anci per commemorare i 30 anni della strage di Capaci. L'assemblea di Palazzo Civico ha osservato un minuto di silenzio, seguito poi dalle note intonate da un trombettiere della polizia municipale. Il sindaco Stefano Lo Russo ha sottolineato che nella lotta alla mafia «ogni pezzo dello Stato, amministrazioni comunali incluse, deve assumersi la propria porzione di responsabilità civile e civica. Le idee di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino - ha aggiunto - non moriranno mai, spetta a tutti noi portarle avanti». 18.01 Con le note del silenzio e la lettura dei nomi delle vittime, allo scoccare delle 17.58, l’ora esatta della strage di Capaci, si sono chiuse le manifestazioni, davanti all’Albero Falcone dove si sono radunate centinaia di persone, nel trentesimo anniversario dell’assassinio del giudice, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti di scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. 17.49 «Quest’albero è diventato un monumento nazionale e un simbolo di rinascita: ci ha permesso di andare avanti e mettere in carcere tutti i latitanti. Tutti tranne uno: Matteo Messina Denaro. Appena lo prenderemo, vi aspetto tutti nuovamente qui per gioire insieme». Lo ha detto Maria Falcone, sorella del giudice assassinato nella strage di Capaci, dal palchetto accanto all’albero di via Notarbartolo dedicato al fratello Giovanni. «La mafia si vince con la cultura e con la coesione - ha aggiunto - 30 anni fa eravamo in ginocchio e col cuore spezzato, dopo abbiamo rialzato la testa e siamo scesi con cortei e striscioni. Grazie per essere qui oggi e di esserci stati dal 1992 a ora». 17.33 «Abbiamo la certezza di chi ha eseguito materialmente quella tragica strategia, che per altro inizia con l’omicidio di Salvo Lima. Sui contesti, su chi ha tratto vantaggio, su quelli che a volte io ritengo siano più matrimoni d’interesse che non strategie o complotti, su chi si è scritto molto, credo che ancora una verità definitiva, almeno da un punto di vista processuale, non si sia realizzata». Così sulla strage di Capaci Franco Gabrielli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla Sicurezza nazionale, a margine della presentazione al Salone del Libro di Torino di «Naufragi e nuovi approdi-Dal disastro della nave Concordia al futuro della Protezione Civile». «Mi auguro si metta una parola fine - aggiunge Gabrielli - anche se ritengo che più passa il tempo e più si rischia di fare dell’archeologia e non un accertamento reale di quello che avvenne, soprattutto per chi da quei tragici fatti ha avuto dolori, mancanze, ma anche nell’interesse del Paese. Credo che tutti noi insieme dobbiamo auspicare che si arrivi alla fine ad un accertamento definitivo della verità». 17.32 Il presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher è intervenuto dal palco del Foro Italico di Palermo, alla manifestazione organizzata in occasione del trentesimo anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio. «Io sono qui per ribadire che la mafia non è un affare solo siciliano, ma che riguarda tutto il Paese, da Lampedusa al Brennero e oltre», ha detto il presidente. «Il contrasto alla criminalità organizzata dev'essere una battaglia collettiva, combattuta anche con messaggi di cultura della legalità come quello lanciato dagli artisti gardenesi con le opere esposte in questi giorni in Sicilia». Proprio con una delle sculture gardenesi, «Risorto da combattimento» di Gerald Moroder, si era in precedenza praticamente aperta la diretta Rai: è esposta a Capaci, all’imbocco del tunnel sotto l’autostrada in cui la mafia piazzò il tritolo per l’eccidio nel quale Giovanni Falcone perse la vita esattamente 30 anni fa assieme alla compagna e collega Francesca Morvillo ed a tre uomini della scorta. Nei luoghi simbolo della lotta alla mafia sono esposte anche «Il trionfo della memoria» di Peter Demetz, una colossale pala d’altare laica che raffigura il ritratto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (al complesso monumentale di Santa Maria dello Spasimo), «L'albero di tutti» di Gregor Prugger, un abete di quindici metri per oltre nove d’ampiezza, una scultura originale che rappresenta realisticamente e simbolicamente oltre quattrocento caduti nella lotta alla mafia (al complesso monumentale di Santa Maria dello Spasimo) e la performance dell’artista Fabrizio Biz Senoner «Opzione 2» (in varie zone della città storica e periferica). Nel pomeriggio è spettato all’assessore e vicepresidente della giunta altoatesina, Daniel Alfreider, l’onore di prendere parte alle manifestazioni di commemorazione di Falcone e Borsellino. «Per costruire una società forte e resistente, pronta ad affrontare le sfide del futuro, dobbiamo investire soprattutto nell’istruzione e nella cultura», ha detto Alfreider. 17.31 «Oggi è un giorno di memoria e di impegno in cui migliaia di palermitani scesi in strada hanno chiarito da che parte stanno. Questa mattina al Foro Italico sono stato insieme a tantissimi ragazzi e ragazze per fare si memoria ma soprattutto per costruire insieme futuro. La presenza qui, sotto l’albero Falcone, di così tante persone è una promessa di futuro da parte di questa città, è la testimonianza che questi trent'anni, hanno permesso ai semi di germogliare, è la testimonianza che non torneremo indietro ma guarderemo insieme a un domani in cui la mafia è solo un doloroso ricordo». Lo dice il candidato del centrosinistra a sindaco di Palermo, Franco Miceli, che si è recato all’Albero Falcone per la commemorazione delle vittime di Capaci. «In quanto a Lagalla, ci risparmi almeno il vittimismo. È lui che ha scelto la strada dell’ambiguità e ha sacrificato i valori di Palermo al suo interesse elettorale», aggiunge Miceli. «No caro Lagalla - conclude - non si può onorare la memoria di chi ha sacrificato la vita per la lotta alla mafia e intanto appoggiarsi a chi ha intrattenuto rapporti con Cosa nostra. Hai scommesso sulla smemoratezza dei palermitani e hai perso». 17.16 «Il trentennale della strage di Capaci riveste un particolare significato per noi socialisti democratici e riformisti. Giovanni Falcone è stato un’icona dello Stato democratico e di diritto in lotta contro la mafia, un eroe ispirato da un’etica garantista e attento alla scrupolosa ricerca delle prove. I colpi da lui inferti alla mafia trovarono un prezioso alleato nella legislazione voluta in quegli anni dai socialisti al governo». Così Antonio Matasso, docente universitario e presidente della Fondazione socialista antimafia «Carmelo Battaglia», ricorda il giudice Giovanni Falcone. Matasso sottolinea che fu l’allora ministro della Giustizia, il socialista Claudio Martelli, a decidere di «prendere il migliore di tutti per fare la lotta alla mafia». Alla collaborazione tra il magistrato ucciso nell’attentato del 23 maggio 1992 e l’allora Guardasigilli del Psi «si deve infatti l'architrave tecnico-giuridico che ha consentito di assestare a Cosa nostra letali battute d’arresto: basti pensare all’istituzione della Direzione nazionale antimafia (Superprocura) e della Dia, intuizioni che furono tanto appoggiate dai dirigenti del Psi e del Psdi, quanto avversate da alcuni settori della stessa magistratura». L’esponente socialista rivendica «le battaglie antimafia della tradizione del socialismo siciliano», ribadendo l’impegno della Fondazione da lui presieduta a «mantenere in vita i valori di chi ha sacrificato la propria esistenza per il diritto e la giustizia». Matasso non cela «un certo disagio nel vedere colleghi ed ex amici di Falcone, che oltre un trentennio fa lo avversarono e lo accusarono ingiustamente di esser diventato uno strumento dei socialisti, ricordarlo oggi con affettati toni encomiastici, simili a quelli di certi personaggi della destra o dell’estrema sinistra putiniane, che tentano quotidianamente di appropriarsi di icone socialiste, come Salvatore Carnevale, Carmelo Battaglia, Giacomo Matteotti, Bettino Craxi o Giuseppe Saragat. Un provocatorio saccheggio della memoria che li qualifica come magliari e tombaroli». 17.13 Una piazza di Assemini, nella Città metropolitana di Cagliari, intitolata ai giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. L’inaugurazione oggi in concomitanza con il trentesimo anniversario della strage di Capaci. La cerimonia ha coinvolto anche i ragazzi delle scuole della cittadina alle porte di Cagliari che hanno voluto contribuire con testi e musica per manifestare contro mafia e illegalità. A seguire la lectio magistralis del procuratore Paolo De Angelis, nell’aula consiliare, per un ricordo delle due figure fondamentali nella lotta alla criminalità organizzata. Presenti anche la sindaca di Assemini, Sabrina Licheri, e la vice ministra del Mise, Alessandra Todde. «Falcone e Borsellino sono stati soli, solissimi, non riconosciuti in vita e al massimo tollerati - ha spiegato la vice ministra - Perché davano fastidio. Sono stati isolati perché se si fa squadra è difficile essere toccati. Oggi, a 30 anni di distanza è più chiaro che mai da che parte stare ed è stato importantissimo dedicare loro una piazza e una targa». Una cerimonia è un ricordo estesi anche alle scorte uccise negli attentati di Capaci e di via D’Amelio e a tutte le vittime della mafia», ha detto la sindaca di Assemini. «È importante non dimenticare e contribuire affinché anche i più giovani conoscano, si incuriosiscano e approfondiscano sia pure 30 anni dopo chi, con coraggio ostinazione e lungimiranza ha rivoluzionato il modo di combattere la mafia a sacrificio della propria vita». 17.05 «Oltre ai doverosi tributi, si ricorda il sacrificio di coloro che hanno combattuto la Mafia, non solo a parole ma nei fatti, ispirando una normativa di contrasto alle mafie, introducendo nuove modalità di indagine e giungendo alla creazione della Direzione Investigativa Antimafia. Tuttavia lo scorrere del tempo è stato inclemente, non tanto con il ricordo di coloro che si sono sacrificati per la nazione e per la collettività, quanto con la percezione della pericolosità, persistente sebbene silenziosa, della criminalità organizzata». Lo afferma l’Associazione vittime del dovere. «Da anni - prosegue - sosteniamo che è in corso un’opera di depotenziamento normativo, volto a smontare pezzo dopo pezzo la costruzione di un sistema di controllo e contenimento delle mafie nato a seguito della Strage di Capaci. Ne abbiamo la riprova ogni singolo giorno». L’Associazione vittime del dovere si rivolge quindi alle istituzioni e alla politica «affinché, alle importanti e necessarie celebrazioni commemorative, seguano concrete azioni legislative ferme ed inequivocabili che possano fermare l’azione subdola e impercettibile di demolizione del sistema carcerario e del carcere duro in particolare che ambigue lobbies, ammantate da buonismo imperante, ma di fatto promotrici degli interessi strumentali della criminalità, stanno portando indisturbate alla conclusione». 16.39 Un ulivo è stato piantumato a Catania nel piazzale del Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università dal rettore Francesco Priolo insieme con una studentessa, Chiara Tabita per ricordare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro a 30 anni dalla strage di Capaci. «L'ulivo - ha spiegato il rettore Francesco Priolo - non è soltanto un ricordo delle vittime di mafia, ma simbolicamente le sue radici si uniscono a tutte quelle degli altri messi a dimora in questi 30 anni e quando li guarderemo penseremo a tutti quegli uomini e alle loro idee, a quelle tensioni morali che, come diceva Giovanni Falcone, "continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini" indispensabili per sconfiggere la mafia. Sono passati 30 anni e tanto è cambiato, ma - ha aggiunto il rettore - ancora oggi la tensione nei confronti della legalità deve rimanere alta». 16.38 «La pandemia ha aperto nuovi scenari per tutti. Ha creato momenti di crisi, di grande difficoltà, problemi economici per molte aziende e copiosi investimenti da parte dello Stato e dell’Europa. Sta a noi vigilare e operare per cercare di far in modo che questi fondi non vengano intaccati e distolti alla comunità e a quello che servono». Lo ha detto il capo della polizia, prefetto Lamberto Giannini, incontrando i giornalisti alla Caserma Lungaro, dove poco prima insieme al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha deposto una corona di alloro alla memoria delle vittime delle stragi. 16.19 «Yes to memory»: questa la scritta umana, creata con 1.500 ragazzi, nel prato della tenuta di Suvignano (Siena), confiscata alla mafia, in occasione del trentennale dalla strage di Capaci. Questa l’iniziativa per ricordare Giovanni Falcone promossa oggi dalla Fondazione Caponnetto che prevedeva anche due grandi striscioni con scritto in uno 'no alla guerra» e nell’altro 'no alle dipendenzè e il volo di una mongolfiera con su scritto «no alle mafie». Suvignano, ha ricordato la Fondazione Caponnetto, «è fra i più è grandi sequestri dei beni della mafia fatto in Italia, e il primo sequestro di quel bene venne fatto proprio da Falcone». I ragazzi protagonisti oggi sono studenti: la Fondazione in 10 anni del suo Progetto Giovani sentinelle della Legalità ha coinvolto 130.000 ragazzi delle scuole italiane. 16.15 «Avevo solo 11 anni ma ricordo benissimo i giorni degli omicidi di Falcone e Borsellino, che sconvolsero la città. Un sacrificio grazie al quale da bambino ho capito davvero il valore della legalità». Lo ha detto Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri, palermitano, nel corso della sua visita a Napoli. «Ci siamo cresciuti con quella tragedia e tutti hanno capito che la legalità è il valore più importante. Per questo il messaggio che cerco di dare a tutti è che non dovremmo soltanto sperare che lo Stato crei strumenti, ma una società adatta a partire dai genitori che insegnino ai figli a essere onesti e non scaltri. Questa è la vera differenza tra una società sana e quella che invece prova ad approfittarsi di quello che succede. Non solo la magistratura deve fare questo lavoro - ha proseguito - ma sono le persone, i genitori e l’educazione ad avere un forte ruolo su questo». Di Stefano ha parlato anche delle elezioni comunali a Palermo. «I sindaci - ha detto - hanno un ruolo molto importante nella legalità. Per questo dico ai cittadini che le scelte vanno fatte nell’urna, ricordando che i sindaci hanno un ruolo nel definire una linea netta di separazione tra legalità e illegalità e non strizzare mai l’occhio all’illecito per un voto». 15.54 Il Consiglio superiore della magistratura ricorda sul suo sito Giovanni Falcone e Francesca Morvillo a 30 anni dalla strage in cui morirono con gli agenti della scorta. E pubblica gli atti della monumentale sentenza-ordinanza del primo maxi-processo a Cosa Nostra (8.608 pagine divise in 40 volumi), frutto del lavoro di Falcone e di Paolo Borsellino, oltre che le pronunce dei gradi di giudizio successivi e le sentenze sulla strage di Capaci. Nella sezione del sito dedicata a Falcone sono reperibili numerosi atti estrapolati dal suo fascicolo personale e dagli archivi del Csm, che erano già stati raccolti in un volume pubblicato in occasione del venticinquesimo anniversario della tragica scomparsa del magistrato. Nella sezione del sito dedicata a Morvillo sono invece pubblicati diversi atti che consentono di ripercorrerne la carriera e ne testimoniano «l'impegno civile e le eccezionali doti professionali». Un atto «doveroso - sottolinea il Csm - per onorare l’impegno e il sacrificio di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, degli uomini della scorta e dei tanti altri “servitori dello Stato” che hanno sacrificato la propria esistenza al servizio delle Istituzioni». 15.22 Trecento cappellini colorati con la scritta Capaci di Crescere attraversano l’ingresso del Polo Educativo Villa Fazio di Librino a Catania. Trecento studenti che insieme alle Istituzioni si sono incontrati nel giorno del 30simo anniversario della strage. È l’ottava edizione di Capaci di Crescere, appuntamento su giovani e legalità promosso dal consorzio Solco, Mosaico e Fondazione Èbbene, in collaborazione con la scuola Francesca Morvillo. L’iniziativa è stata aperta con un minuto di silenzio per commemorare le vittime della strage. Il viceprefetto vicario, Giuseppina Di Dio Datola, ha detto che «le Istituzioni, le scuole, le organizzazioni e la comunità hanno il dovere di accompagnare le nuove generazioni ad essere costruttori di legalità». 15.15 «Trent'anni sono passati da quel tragico momento. Oggi onoriamo il ricordo di Falcone. E, però, per le imprese - afferma il presidente regionale di Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti - , nonostante decenni in cui ci siamo riempiti la bocca di parole, poco o nulla è cambiato. Ce ne siamo accorti durante l’emergenza Coronavirus che ha messo in ginocchio imprenditori e commercianti che hanno rischiato di diventare facile preda della criminalità organizzata». Manenti sottolinea l’esigenza di «aiutare le imprese sane a non finire inesorabilmente nella rete della criminalità che è già pronta a investire». 15.13 La mafia «è un male in grado di rigenerarsi, è silentemente insidioso, il suo terreno di coltura è l’illegalità di qualsiasi forma e grado che spesso si accompagna alla debolezza della politica nei vari livelli locali, dove il crimine organizzato ha più volte mostrato la sua capacità di condizionamento e di infiltrazione». Lo dice il segretario dell’Associazione Nazionale funzionari di Polizia Enzo Letizia in occasione dell’anniversario della strage di Capaci. La mafia, aggiunge Letizia, «è un cancro capace di recidive letali, perciò non va mai abbassata la guardia per coglierne i segni premonitori ed intervenire in tempo prima che i suoi effetti si riproducono». 15.09 «Il 23 maggio del 1992 è un giorno che ha cambiato la storia del nostro Paese. È un giorno che segna per l’Italia un cambio di passo e di rotta. È un giorno di sofferenza collettiva e personale. Credo che le vite di ognuno di noi da quel giorno siano cambiate. Oggi siamo qua a ribadire che la lotta alle mafie va fatta ogni giorno da ciascuno di noi, a partire dalla politica le cui scelte devono sempre essere etiche e limpide». Così il presidente della Camera Roberto Fico. 15.08 «Io da sempre continuo a cercare la verità, è un impegno che presi davanti alle loro bare, avvolte dal tricolore e dalle loro toghe. Io ho dato il mio contributo all’accertamento della verità quando ero magistrato, convincendo molti mafiosi a pentirsi a passare dalla parte dello Stato. Sono arrivato via via a mettere insieme brandelli di verità ma sono ancora convinto che quella convergenza di interessi, quella mano esterna...» Così a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, il senatore ed ex magistrato Pietro Grasso, intervistato da Giorgio Lauro e Francesca Fagnani in occasione del trentennale delle stragi palermitane. Da dove arrivava qla mano esterna? «Falcone li definiva “poteri occulti”, con queste parole comprendeva politica, imprenditoria, affaristi e anche la massoneria». «Avremmo bisogno di un pentito di questa parte esterna. Tutti i mafiosi che hanno collaborato - ha detto Grasso - ci hanno detto ad esempio che prima delle stragi sia Riina che Provenzano avevano consultato “persone importanti”, ma non ci hanno saputo dire quali fossero». 15.00 «Oggi è uno di quei giorni in cui tutto il resto sembra sbiadire, in occasione di un anniversario che è il simbolo di ogni vittima in divisa che ha versato il proprio sangue per l’Italia e gli italiani, per principi, valori e idee che, come ci ha insegnato Giovanni Falcone, continuano a camminare sulle gambe di altri uomini». Così Valter Mazzetti, Segretario generale Fsp Polizia di Stato, in occasione del 30/o anniversario della strage di Capaci. «Tanti - osserva Mazzetti - troppi nomi assieme a quelli di Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, nomi che esprimono tutti lo stesso immenso valore, che sono esempi da indicare, rimasti vittime della violenza che è sempre uguale anche se cambia nome, e che spesso si sarebbero potuti salvare. Perché 30 anni dopo, e decine di commemorazioni, parate, sfilate e celebrazioni dopo, la mancanza di tutele, la solitudine, l'atteggiamento pilatesco della politica, continuano a uccidere chi lavora per la sicurezza, la legalità, la giustizia». 14.20 «Io credo che l’antimafia vada predicata e praticata giorno dopo giorno nel silenzio del dovere, evitando speculazioni, per rendere omaggio al sacrificio che tante donne e tanti uomini hanno saputo e voluto compiere per fare migliore questa Sicilia e questa Italia». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, in occasione della manifestazione a Palermo «1992-2022/La memoria di tutti» nel trentennale della strage di Capaci. «Trent'anni - ha aggiunto - sono tanti e sono stati sufficienti a far cambiare una cultura radicata non soltanto in Sicilia: prima c'era la convinzione che la lotta alla mafia fosse solo un problema delle forze dell’ordine e della magistratura. Dopo la drammatica stagione delle stragi del 1992 si è capito che la lotta alla mafia impegna tutti, ogni cittadino, ciascuno nel proprio ruolo. Oggi questa consapevolezza è cresciuta, anche se l’impegno antimafia molto spesso rimane accompagnato da ipocrisia e da retorica». 14.13 «Le Nazioni Unite nel dicembre 2000, con la Convenzione contro la criminalità organizzata transnazionale firmata a Palermo, hanno certificato il cambiamento culturale della società che costituisce un elemento fondamentale nel cammino della legalità e della cultura che devono sempre andare di pari passo. È questo il senso dell’esperienza della città di Palermo che è punto di riferimento a livello internazionale per molti sindaci e governatori in diverse parti del mondo specialmente in Sud America». Lo ha detto il sindaco Leoluca Orlando ai lavori del convegno tenutosi allo Spasimo su «La vocazione globale del pensiero di Giovanni Falcone: la proiezione internazionale della lotta alla mafia». Tra i partecipanti Michele Pala, direttore centrale per i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi, i ministri Marta Cartabia, Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese e Cecilia Perez Rivas, ministra de Asuntos de Seguridad in Paraguay. Il sindaco di Palermo ha sottolineato «l'importanza di questa iniziativa realizzata in questo luogo, lo Spasimo, restituito alla città nel quartiere Kalsa dove Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono nati». «La risposta dello Stato italiano dopo quel 1992 è stata fortissima - ha aggiunto Orlando - ma altrettanto forte è stata la risposta degli Stati grazie alla firma della Convenzione Onu, conferma del frutto raccolto della straordinaria esperienza di Giovanni Falcone che ha fatto della dimensione internazionale, in un tempo nel quale tutto sembrava essere legato ad inchieste locali, la prospettiva di contrasto a Cosa Nostra grazie al metodo del pool antimafia e a due obiettivi fondamentali: seguire il denaro e colpire il vincolo associativo che è la principale differenza fra la mafia e la comune criminalità». 14.11 Un ulivo e una targa in memoria dei martiri caduti nelle stragi mafiose in vari comuni lombardi sono stati finanziati dalla Regione Lombardia, a rappresentare «la forza dei valori dello Stato radicati nel terreno, che con le proprie radici sorreggono il peso della storia e la lotta della giustizia contro la mafia». 13.32 «Dopo trent'anni dalla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino possiamo affermare che quel sacrificio non è stato vano, e che tutto ciò che da allora è stato realizzato è frutto della loro azione in vita ma anche del generoso dono della loro morte. Ed è per questo che dobbiamo essere eternamente grati e proseguire la loro lungimirante visione». Così il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, allo Spasimo di Palermo. 13.29 «Due parole d’ordine devono contraddistinguere il contrasto alle mafie: rafforzare la cooperazione tra il Paese e l’azione della società civile. Le mafie hanno dimostrato di sapere stringere legami con chi detiene il potere e di insinuarsi nelle istituzioni. Sono in grado di camuffarsi e proporsi con una immagine rispettabile: la cooperazione è fondamentale per creare consapevolezza condivisa tra tutti gli Stati e dotarsi degli anticorpi necessari per respingere queste mentalità devianti». Lo ha detto il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, allo Spasimo di Palermo. 13.04 «Oggi, con alcuni candidati e sostenitori di Rinascita Palermo, abbiamo deposto una rosa sulla tomba di Giovanni Falcone a San Domenico, in memoria anche di Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Ci terremo lontani dalle passerelle e dalle celebrazioni ufficiali preferendo un semplice momento di raccoglimento e preghiera: Lo afferma la candidata a sindaco di Palermo ed europarlamentare Francesca Donato. 12.47 «In questi 30 anni sono diventati 70 in totale gli accordi multilaterali o bilaterali sottoscritti dal ministero della Giustizia con i Paesi del Sud America e con quelli caraibici. E altri sono in via di ratifica. Accordi diversi, che vanno dalle convenzioni per il contrasto al crimine transnazionale organizzato, all’assistenza giudiziaria o in materia di estradizioni o ancora di trasferimento di persone condannate». Così il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, all’evento dello Spasimo di Palermo. «Accordi - ha aggiunto - che hanno contribuito a rinsaldare la comune sfida alle associazioni mafiose sulla base di un assunto comune e condiviso: il crimine organizzato esplora sempre nuovi territori, sfrutta ogni emergenza e ogni occasione - dalla pandemia alla guerra - alla ricerca di mercati in cui trasferire le proprie ingenti ricchezze. E sceglie la destinazione valutando anche la tenuta normativa ed etica di un determinato Paese, oltre che il suo livello di cooperazione internazionale». 12.39 «Alcuni Paesi si trovano oggi a vivere condizioni analoghe a quelle della Sicilia, dell’Italia degli anni 80-90, con l’attacco diretto delle mafie alle istituzioni democratiche. Ecco, la storia di questi 30 anni dell’Italia - del suo percorso di contrasto alle mafie - può rappresentare anche una prospettiva e una speranza per altri Paesi impegnati in analoghe battaglie». Così il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, all’evento dello Spasimo, a Palermo. «In questa giornata così drammaticamente simbolica per la storia del nostro Paese - aggiunge - si rinsalda il ponte tra Italia-Sud America e Stati dei Caraibi intorno al programma che porta il nome di Falcone e Borsellino. Si rinsalda una alleanza già in atto, anche in risposta al barbaro omicidio in Colombia del magistrato Marcelo Pecci, il fiscal paraguaiano più esposto nelle indagini contro i cartelli del narcotraffico, legato da frequenti scambi e contatti con i colleghi italiani impegnati su fronti analoghi». 12.38 «Sarà bellissimo quando prenderemo anche Matteo Messina Denaro. Quando accadrà brinderemo insieme, con il ministro dell’Interno e della Giustizia». Così Maria Falcone, all’evento in corso allo Spasimo di Palermo. 12.32 «Ma io non li posso definire nemmeno amici, perché se fossero stati amici avrebbero capito che Giovanni era andato via da Palermo per garantire l'istituzione magistratura. Prima di partire mi disse che per restare avrebbe dovuto iniziare una lotta accesa con Giammanco eccetera e si sarebbe detto Palermo il palazzo deivveleni, e lui non voleva creare questo dissenso, questo mettere in dubbio l'istituzione magistratura». Lo ha detto Maria Falcone ospite di «Facciamo finta che», il programma di Maurizio Costanzo e Carlotta Quadri in onda su R101, riferendosi alla puntata del Maurizio Costanzo show in cui l’avvocato Alfredo Galasso criticava la scelta di andare a lavorare al ministero a Roma. A proposito del suo libro «L'eredità di un giudice» scritto con Lara Sirignano, Maria Falcone ha raccontato: «Io il libro l’ho dovuto fare, ma il libro bello che dobbiamo sempre ricordare è il libro di Giovanni “Cose di Cosa nostra” che pensate Giovanni ha dovuto pubblicare in Francia per evitare che qua in Italia si dicesse che Falcone faceva anche lo scrittore». 12.13 «Sono sincero, sento il rischio che un velo d’ipocrisia avvolga questa giornata». Lo afferma il presidente della commissione Antimafia dell’Assemblea regionale Siciliana, Claudio Fava, sul trentennale della strage di Capaci. «La prima ipocrisia: una memoria senza verità è solo liturgia - osserva Fava - e noi su Capaci (e su via D’Amelio) abbiamo verità minime, consolatorie, inoffensive. E un fatto, giudiziariamente acclarato, che la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino rispondesse a urgenze ed interessi non solo mafiosi. Eppure sul ruolo che apparati dello Stato ebbero in quelle stragi sappiamo poco, pochissimo.». La seconda ipocrisia per Fava - è «l’eredità di Giovanni Falcone. Sbriciolata. La procura nazionale antimafia è un ufficio di molta forma e pochissima sostanza, mai capace in questi anni di svolgere almeno quella funzione di coordinamento tra le procure distrettuali che la legge le attribuisce. E l'attacco all’ergastolo ostativo è un altro pezzo di quella eredità che si smarrisce». Fava parla poi di una «terza ipocrisia», quella degli «esibizionisti che mostrano la propria scorta come se fosse un prezioso capo di biancheria intima, fini narratori che parlano di Falcone e Borsellino chiamandoli “Giovanni” e “Paolo”, frequentatori delle peggiori taverne della politica e dei più imbarazzanti pregiudicati per mafia che poi trattano queste giornate di memoria come se fosse una domenica delle palme, vestito lustro e via in chiesa e al convegno con faccia di circostanza». 12.03 «A 30 anni dalla Strage di Capaci, l'Italia riscopre la propria essenza di comunità attorno alle figure di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e degli agenti della scorta caduti. Quel giorno ognuno di noi ebbe la sensazione di qualcosa di terribilmente irreversibile ma, al tempo stesso, la consapevolezza della necessità di una vera e propria rivoluzione sul piano sociale, etico e legislativo». Lo dichiara il senatore di Forza Italia e ex presidente del Senato Renato Schifani. «Quando ero un giovane avvocato - aggiunge - ho avuto l’onore di conoscere Giovanni Falcone che, al tempo, era giudice alla sezione fallimentare di Palermo: il ricordo che ho di lui è quello di un grande rigore unito a una visione lucida e lungimirante. Quell'immagine, ancora oggi, è l’emblema di una lotta che non possiamo dire vinta nonostante i molti passi in avanti compiuti anche dal punto di vista legislativo con l’approvazione da parte del Parlamento di rigorose leggi di contrasto alla mafia. Ecco, dunque, che giornate come quella di oggi non sono una mera testimonianza, ma il momento per rinnovare quel patto sociale al quale ciascuno è chiamato a dare il proprio contributo», conclude. 12.02 «'”La mafia non è invincibile, avrà una fine”, Giovanni Falcone. Il ricordo del sacrificio suo e di Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani rilanci oggi l’impegno per una lotta senza quartiere alla mafia. Perché quella fine ancora non è arrivata». Lo scrive su Twitter il segretario del Pd, Enrico Letta. 11.53 «Oggi è il giorno della strage di Capaci ma anche il giorno dei “gattopardi”, delle persone potenti e importanti che quando Falcone era in vita, lo hanno deriso, calunniato e diffamato e poi sono saliti sui banchi a commemorare Falcone perché purtroppo i morti non possono parlare, non si possono difendere». Così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, nel giorno in cui gli viene conferito un dottorato honoris causa in Marketing e law da Univpm e la cittadinanza onoraria di Ancona dal Comune, in occasione della Giornata della Legalità. Gratteri ha parlato agli studenti dell’Università Politecnica delle Marche e a oltre 800 ragazzi video-collegati. «Però - ha aggiunto Gratteri - sta a noi vivi difendere memoria e onore dei morti. È insopportabile, sono stato testimone oculare, ho visto salire su un palco dopo di me e commemorare Falcone e Borsellino, e in vita ridevano». 11.45 «Le frasi della gente comune sul senso della libertà ritrovata mi fanno capire che quella città in ginocchio e piangente del 23 maggio 1992 ha rialzato la testa». Lo ha detto Maria Falcone sorella di Giovanni sul palco del Foro Italico di Palermo in chiusura della manifestazione per celebrare i 30 anni dalla strage di Capaci. «L’Italia - ha aggiunto - ha rialzato la testa. Forse nei momenti più bui nella storia di ogni Paese la società viene presa da una voglia di riscossa. Da determinati fatti nasce la rivoluzione di un Paese. Le stragi del '92 sono state, lo diciamo a Louis Freeh, un po’ come le torri gemelle americane, un prima e un dopo. Una voglia grande di cambiamento. Io in questi anni ho cercato di portare avanti l’idea di Giovanni: la mafia non si vince soltanto con la repressione, che dev'essere sempre forte e degna di uno Stato di diritto, ma sul piano culturale. Se oggi abbiamo questa città piena di ragazzi che ricordano, e non erano nemmeno nati nel '92, Giovanni come se fosse un loro contemporaneo e apprezzano e pensano ai suoi valori io penso che in parte abbiamo vinto. Il percorso e ancora lungo ma noi siamo qui». 11.40 Il discorso, dal palco del Foro Italico a Palermo dove si celebra il trentennale della strage di Capaci, del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato interrotto dall’applauso dei ragazzi che affollano il prato. 11.37 «Ancora una volta sono in gioco valori fondanti della nostra convivenza. La violenza della prevaricazione - ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella da Palerm. - pretende di sostituirsi alla forza del diritto. Con tragiche sofferenze per le popolazioni coinvolte. Con grave pregiudizio per il sistema delle relazioni internazionali. Il ripristino degli ordinamenti internazionali, anche in questo caso, è fare giustizia. Raccogliere il testimone della “visione” di Falcone significa affrontare con la stessa lucidità le prove dell’oggi, perché a prevalere sia la causa della giustizia; al servizio della libertà e della democrazia». 11.34 «Le visioni d’avanguardia, lucidamente «profetiche», di Falcone non furono sempre comprese; anzi in taluni casi vennero osteggiate anche da atteggiamenti diffusi nella stessa magistratura, che col tempo, superando errori, ha saputo farne patrimonio comune e valorizzarle. Anche l'ordinamento giudiziario è stato modificato per attribuire un maggior rilievo alle obiettive qualità professionali del magistrato rispetto al criterio della mera anzianità, non idoneo a rispondere alle esigenze dell’Ordine giudiziario». Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella da Palermo in occasione dei 30 anni dalla strage di Capaci. 11.33 Ovazione e applausi dai ragazzi che stanno seguendo la cerimonia di commemorazione della strage di Capaci dal prato del Foro Italico, a Palermo, quando la speaker ha chiamato sul palco il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. 11.32 «La fermezza del suo operato nasceva dalla radicata convinzione che non vi fossero alternative al rispetto della legge, a qualunque costo, anche a quello della vita. Con la consapevolezza che in gioco fosse la dignità delle funzioni rivestite e la propria dignità. Coltivava il coraggio contro la viltà, frutto della paura e della fragilità di fronte all’arroganza della mafia. Falcone non si abbandonò mai alla rassegnazione o all’indifferenza». Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella da Palermo in occasione dei 30 anni dalla strage di Capaci. 11.31 «Onorare oggi la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vuol dire rinnovare quell'impegno, riproponendone il coraggio e la determinazione. L’impegno contro la criminalità non consente pause né distrazioni. Giovanni Falcone diceva che «l'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza». Agiva non in spregio del pericolo o alla ricerca di forme ostentate di eroismo bensì nella consapevolezza che l’unico percorso possibile fosse quello che offre il tenace perseguimento della legalità, attraverso cui si realizza il riscatto morale della società civile». Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella da Palermo in occasione dei 30 anni dalla strage di Capaci. 11.17 Grazie all’impegno di Giovanni Falcone «l'Italia è unanimemente riconosciuta come Paese guida nella lotta al crimine organizzato». Lo dichiara il ministro degli Esteri Luigi Di Mario, al Foro Italico. «La pietra miliare di tutto questo lavoro dal punto di vista della diplomazia - aggiunge - è la convenzione di Palermo. Nel 2020 come Farnesina abbiamo costruito il programma Falcone e Borsellino con 400 magistrati dall’America Latina e Caraibi che si formano con le autorità italiane. Un pensiero va a Marcelo Pecci, assassinato in viaggio di nozze, che si era formato con noi». 11.10 «La strage ha aumentato la consapevolezza diffusa di cosa fosse la mafia, di quanto fosse pericolosa e di quanto potesse inquinare ogni aspetto della società». Lo scrive su Facebook il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. «Non era e non è mai stato - prosegue il leader di SI - un fenomeno di costume: la mafia era appalti, finanza, edilizia, forniture, costruzioni, grandi opere». Per Fratoianni «ci sono alcune cose che ancora non sono cambiate. Oggi, dopo 30 anni, la politica ha ancora molto da interrogarsi, se alcuni personaggi che già allora avevano protagonismo politico come Totò Cuffaro e Marcello dell’Utri, oggi sono ancora in campo e hanno la possibilità di condizionare le prossime elezioni a Palermo e in Sicilia». 11.06 «Da ciò che mi hanno spiegato colleghi e forze di polizia da quando sono a Roma è che la situazione in certi ambienti non è troppo diversa da quella che avevo lasciato a Palermo: tentatavi di infiltrazione nell’economia e nella pubblica amministrazione nelle più varie forme». Lo ha detto il Procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, a Palermo partecipando alle celebrazioni per i 30 anni dalle stragi di mafia di Capaci e via D’Amelio. «Questo mi porta a fare una considerazione - ha aggiunto il magistrato, che ha lavorato con Falcone alla Procura di Palermo, di cui successivamente è stato il capo - che è una domanda: parliamo di economia, pubblica amministrazione e di difficoltà in cui molte imprese si sono trovate. Ma in realtà, questo popolo che vediamo a Palermo, tutti quelli che verranno dopo di noi che ricopriranno incarichi organizzativi, istituzionali nei prossimi anni cosa se ne faranno della mafia? Quale sarà l’utilità della mafia, della 'ndrangheta e delle organizzazioni camorristiche? Perché in un paese come l’Italia, che ha tutte le possibilità di potere gestire ed essere in primissimo piano in Europa e non solo dal punto di vista Istituzionale, sociale, culturale, ambientale? A che serve la mafia? Che cosa - chiosa Lo Voi - si aspetta ancora a liberarsi di questo cancro? 10.32 «Bisogna evitare che Palermo alle prossime elezioni possa tornare ad essere governata dalla mafia». Lo ha detto il sindaco Leoluca Orlando presente stamattina al Foro Italico per le commemorazioni delle stragi di Capaci e via D'Amelio. «Palermo - ha aggiunto - in questi anni ha costruito un percorso rivolto al rispetto dei diritti che contraddistingue il cambiamento culturale della città, è stata capace di liberarsi dal governo della mafia e per questo con forza dobbiamo impedire che torni a governare». Secondo Orlando, infatti, «è ambiguo ed inquietante che due persone che non hanno alcun ruolo politico, Cuffaro e Dell'Utri, abbiano costretto la Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia a ritirare i propri candidati per scegliere un candidato indicato da Dell'Utri e Cuffaro». Orlando ha accolto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, tutti i ministri e le autorità presenti. 10.03 Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, è arrivato al Foro Italico, a Palermo, per la cerimonia del trentennale della strage di Capaci. È stato accolto dagli applausi delle migliaia di persone che stanno partecipando all’evento. 10.01 «Sono trascorsi trent'anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio. Trent'anni fa la mafia ha pensato che uccidendo quelle donne e quegli uomini, simbolo della lotta a Cosa nostra e del contrasto a tutte le mafie, avrebbe messo fine a quella grande voglia di riscatto e dignità che rappresentavano per tutto il Paese. Invece si sono sbagliati: quelle idee, quei valori hanno continuato a camminare sulle nostre gambe e sono stati riferimento importante per la Cgil e per tutto il movimento delle lavoratrici e dei lavoratori». Ad affermarlo, in un videomessaggio su Collettiva.it, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. «Contrastare le organizzazioni mafiose, le loro infiltrazioni nell’economia sana del Paese - sottolinea Landini - significa battersi per la dignità del lavoro, per la salute e la sicurezza dei cittadini, per garantire diritti e tutele a tutte e a tutti, come dice la nostra Costituzione. La Cgil c'è, e sarà ovunque si lavorerà per contrastare le mafie e per rivendicare giustizia e legalità. È nel nostro dna battersi con atti concreti, questo è il modo migliore per onorare chi ha perso la vita nelle stragi e sostenere tutti quelli che oggi, ogni giorno, rischiano di perderla per sconfiggere la mafia nel nostro Paese. A loro - conclude il segretario generale della Cgil - un grande grazie e l'impegno certo che la Cgil continuerà a essere a loro fianco». 9.58 «L'ho sentita abbracciando Don Patriciello - scrive su Facebook il leader del M5s Giuseppe Conte - e ascoltando i cittadini che a Caivano sono al suo fianco contro le bombe e le minacce dei clan. L’ho sentita a Casal di Principe, nella parrocchia dove è stato ucciso don Peppe Diana, incontrando i bambini e i giovani che non vogliono più scegliere se scappare dalla propria terra o finire fra le braccia della criminalità organizzata. L’ho sentita qualche giorno fa nella voglia di impegnarsi socialmente e politicamente di tante famiglie a Torre Annunziata, Comune sciolto per condizionamenti mafiosi. L’ho sentita nell’impegno di Nicola Gratteri, su cui pende la minaccia di un attentato da parte della 'ndrangheta. È la forza di Giovanni Falcone, un seme che germoglia nella resistenza di tanti giovani, cittadini, associazioni, imprenditori, giornalisti e uomini delle Istituzioni, che si ribellano ogni giorno alle mafie. Trent'anni fa gli hanno strappato la vita, hanno spezzato l’esistenza di Francesca Morvillo e degli agenti della scorta. Non ci sono bombe che possano cancellarne l’esempio. Come diceva Falcone, certe idee e tensioni morali restano e «continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini». Dobbiamo accelerare il passo. Dobbiamo essere intransigenti. Il Movimento c'è e ci sarà per dire basta, lavorando sodo per seminare legalità e sradicare le mafie nei posti dimenticati, nei quartieri delle città, nelle periferie del Paese, nelle Istituzioni». 9.53 «È importante ricordare- dice il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, arrivando al Foro Italico a Palermo -, abbiamo più di mille ragazzi che da tutta Italia sono venuti, più di 1400 lenzuoli fatti da tutte le scuole d’Italia che ricordano quella che è la pedagogia della legalità. Il modo principale per sconfiggere la mafia è portare qui i ragazzi e farli studiare e fare avere loro le parole di libertà contro la mafia. Ricordare quindi è importante perché non si vince una battaglia una volta per tutte ma bisogna vincerla ogni giorno». 9.52 «Questo è un giorno che ha cambiato la storia del nostro Paese, è un giorno che segna per l'Italia un cambio di passo e di rotta. È un giorno di sofferenza collettiva e personale. Credo che le vite di ognuno di noi da quel giorno siano un pò cambiate. Bisogna insistere sempre per cercare la verità, dobbiamo arrivare a trovare tutta la verità, perché la verità significa giustizia, la giustizia significa consapevolezza di quello che siamo». Così il presidente della Camera, Roberto Fico, arrivando al Foro Italico a Palermo per la cerimonia di commemorazione del trentennale della strage di Capaci. 9.47 «Nelle scorse ore ho avuto un colloquio telefonico con la professoressa Falcone per annunciarle con rammarico l’impossibilità di partecipare alla manifestazione di commemorazione dei trent'anni della strage di Capaci. Sono stato costretto a prendere questa decisione per evitare che qualche facinoroso, sensibile al fascino di certe feroci parole, potesse macchiare uno dei momenti simbolici più importanti della nostra città». Lo dice stamattina il candidato sindaco a Palermo del centrodestra Roberto Lagalla. «Ieri dallo stesso palco in cui si terranno le celebrazioni di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta - prosegue - è stato operato nei miei confronti un premeditato linciaggio morale, camuffato da piece teatrale. Non è mia intenzione esporre Palermo a potenziali violenze. È mio dovere salvaguardare la sua immagine di fronte alle più alte cariche dello Stato e all’intero Paese. Sono profondamente addolorato per il clima d’odio che qualcuno sta alimentando strumentalmente. Auspico che da domani si torni a parlare di Palermo e delle idee per la sua rinascita. Io di certo continuerò a farlo», conclude. 9.46 «Collaborate, fateci conoscere la verità». Un nuovo appello anche agli «uomini dello Stato che hanno tradito» viene lanciato, a trent'anni di distanza dalla strage di Capaci, da Rosario Costa, vedova dell’agente Vito Schifani, che ai funerali disse ai mafiosi: «Io vi perdono, però dovete mettervi in ginocchio». In un’intervista al Giornale radio Rai (Rai Radio1) afferma: «Direi di comportarsi degnamente, anche alle forze dell’ordine che indossano la divisa, di non sporcarla come hanno fatto in passato quelli che hanno tradito. Il mio appello è: cercate di avere una coscienza perché poi andrete a vedervela con Dio». 9.29 Striscioni, lenzuola e manifesti colorati con pensieri in ricordo delle vittime della mafia scritti dai tanti giovani presenti alla manifestazione addobbano le transenne del Foro Italico dove si svolge la commemorazione per la strage di Capaci, dove trent'anni fa un’autobomba piazzata lungo l’autostrada fece saltare in aria Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Sul prato di fronte al mare è stato allestito il palco per l'evento «1992-2022/La memoria di tutti. L’Italia, Palermo trent'anni dopo». All’iniziativa organizzata dalla Fondazione Falcone, guidata da Maria Falcone, sorella del magistrato assassinato, parteciperanno molte autorità istituzionali, militari e religiose. Primo fra tutti il Capo dello Stato, Sergio Mattarella. 9.17 «La strage di Capaci - dice Vittoria Casa, deputato siciliano e presidente della commissione Cultura Scienza e Istruzione della Camera - è stata il momento del non ritorno. Insieme alle bombe di quegli anni, ha chiarito che non c'era più spazio per le zone grigie e che la lotta contro la mafia doveva assumere un carattere definitivo. A trent'anni da quei tragici eventi, appare evidente che Capaci è stata per la Sicilia e per l’intero Paese un evento dal significato epocale, un nostro 11 settembre». 9.16 «Le parole di Fiammetta Borsellino, Alfredo Morvillo, Maria Falcone non possono lasciare indifferenti la società palermitana in vista del voto del 12 giugno. L’indignazione popolare e la questione morale non possono fermarsi sulla soglia della cabina elettorale». Lo afferma l’assessore al Comune di Palermo, Giusto Catania, esponente di Sinistra civica ecologista. «Il ritorno in grande stile dei più noti condannati per mafia sulla scena politica palermitana - aggiunge - deve essere motivo di inquietudine e rappresenta un messaggio pericoloso per le nuove generazioni. Nel trentennale della strage di Capaci, l'unico modo per fare memoria ed onorare Giovanni Falcone è evitare che Cuffaro e Dell’Utri tornino a governare Palermo, piazzando i loro fantocci al governo della città». 9.15 «Io credo - scrive sui social Ettore Rosato, presidente IV - occorra rendersi conto che quello che facciamo non è una lotta personale tra noi e la mafia. Deve essere un impegno straordinario nell’ordinarietà di tutti, nei confronti di un fenomeno che è indegno di un paese civile». Ore 17.58 del 23 maggio 1992. Cinque quintali di tritolo fanno esplodere la macchina di Giovanni Falcone, con a bordo la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. A 30 anni dalla strage di Capaci, rimangono vive le immagini strazianti di quel muro di asfalto e detriti che ne provocò la morte. Giovanni Falcone, insieme agli altri giudici del pool antimafia, è stato un valoroso esempio di coraggio e contrasto alla #mafia e alle sue azioni violente, al suo linguaggio osceno, ai suoi ricatti. Ci ha insegnato a non piegare la testa, a non arrenderci al tacito consenso, a difendere i valori e la cultura della trasparenza e della legalità. Seguire questi principi, significa onorarne la memoria e non rendere il loro sacrificio vano. Questo, più di ogni altra cosa, significa far camminare le loro idee sulle nostre gambe». 9.11 «A 30 anni dalla strage di Capaci il giudice Giovanni Falcone continua a guidare la lotta alla mafia. Il suo coraggio rivive ogni giorno nel desiderio di riscatto della sua Sicilia e dell’intero Paese. Il 23 maggio del '92, l'esplosione che uccise il magistrato, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, colpì duramente l’Italia, ma travolse anche Cosa Nostra. L’intuito, la determinazione e il sacrificio di Falcone, ci indicano la strada per reprimere il fenomeno mafioso alimentando quella rivoluzione pacifica che parte dai più giovani, dalle scuole per arrivare al cuore di tutta la società nel segno della legalità». Lo ha dichiarato il Presidente del Senato Elisabetta Casellati. 9.08 Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, accompagnata dal capo della polizia Lamberto Giannini, ha deposto una corona di alloro alla Stele di Capaci lungo l’autostrada che collega l’aeroporto alla città. Nel giardino della memoria poco distante dalla Stele, per tutta la giornata mille studenti delle scuole di Palermo si alterneranno in tantissime attività, organizzate dall’associazione Quarto Savona Quindici, legate all’educazione alla legalità. 8.57 È andato al magistrato Paolo Itri, autore del libro «Il Monolite, Storie di camorra di un giudice antimafia», il premio letterario «Uniti per la Legalità» in memoria di Giovanni Falcone. In occasione del trentennale della strage di Capaci torna il premio - giunto alla sesta edizione - che nasce con l’intento di onorare la memoria delle vittime innocenti della criminalità e di divulgare la cultura della legalità attraverso la scrittura. Ideato e organizzato da Francesco Gemito, poeta, scrittore e presidente dell’Accademia Raffaele Viviani, il premio sarà dedicato quest’anno a Gianluca Coppola, ucciso durante una lite a Casoria nell’aprile 2021, sulla cui morte è ancora in corso il processo. Tanti i riconoscimenti assegnati a chi si è distinto nella promozione dei valori della legalità e della giustizia. Il premio in memoria del giornalista siciliano Pippo Fava, ammazzato da Cosa Nostra, andrà invece alla giornalista e scrittrice Giuliana Covella; a ricevere il premio «Antonio Sottile», finanziere Scelto ucciso a 29 anni dalla Sacra Corona Unita, saranno i marescialli della guardia di finanza di Napoli Antimo Di Fuccia e Gregorio Del Prete. Mentre il premio intitolato al medico napoletano Domenico Musella, morto in servizio nel settembre 2019, andrà a Giuseppe Ambrosio, responsabile dell’unità operativa semplice di neurochirurgia dell’ospedale Cardarelli. Infine il premio dedicato al giovane carabiniere Salvatore Nuvoletta, vittima innocente del clan dei Casalesi, verrà assegnato al tenente dei carabinieri in pensione Cosimo Sfameli, autore di diversi libri sulla 'ndrangheta. Saranno premiati inoltre poeti, scrittori e giornalisti che hanno partecipato come autori a questa edizione. La cerimonia di premiazione si svolgerà sabato 12 novembre 2022. 8.45 «A 30 anni dalla strage di Capaci si ricorda quel sacrificio, si rievoca il dolore provato allora, si depongono corone di fiori e lacrime. La memoria va coltivata e rinnovata, è un dovere, un impegno della politica e di tutti cittadini. Dopo 30 anni va anche fatta un’analisi per capire cosa è cambiato da quei giorni in cui la mafia si macchiò delle peggiori nefandezze». Lo dice Carmelo Miceli, deputato del Pd e componente delle commissioni Giustizia e Antimafia alla Camera. «Lo Stato ha combattuto e vinto tante battaglie nel nome di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino - aggiunge Miceli - ma c'è ancora da vincere la guerra. Una strada lunga che ci obbliga, innanzitutto, a trasmettere ai nostri ragazzi l’amore per Palermo, per la cultura e la legalità». 8.44 «Oggi si celebrano i 30 anni dall’eccidio di Capaci, ci stringiamo tutti in un ideale abbraccio alle loro famiglie, ricordando il martirio di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Non è una celebrazione retorica ma la riaffermazione di un aspetto importante e fondante della nostra Repubblica, che fa parte della nostra cultura e della nostra democrazia, un atto civile forte». Lo affermano, in una nota, i Parlamentari M5S della Commissione Antimafia. «Ogni iniziativa, ogni manifestazione dimostra che - aggiungono - i semi piantati di una nuova coscienza democratica, libera e antimafia, sono fioriti. Vogliamo ricordare soprattutto la passione di questi veri e propri eroi. Non semplici servitori dello Stato ma anime illuminate, percorse da un fervore civile che è raro incontrare. Ricordiamo ogni dettaglio e particolare ma soprattutto quella passione per la giustizia, la libertà e la verità che hanno fatto, e continuano a fare, la differenza. E se tutti coloro che celebrano questo giorno così drammatico e di lutto - ma anche di rinascita - raccogliessero davvero il testimone della passione civile, potremmo sperare di cambiare ancora tantissimo nel nostro Paese. C'è bisogno, ogni giorno, di quell'anelito instancabile al cambiamento, agendo per la difesa dei più deboli e contro le prevaricazioni dei violenti. Questo - concludono - ci consegnano ancora oggi tutte le donne e gli uomini caduti per lo Stato». 8.31 La polizia di Stato ricorda con un video su Facebook la strage di Capaci che «sconvolse il nostro Paese». «Nella tremenda esplosione, trenta anni fa, - scrive in una nota la Polizia - vennero spazzate via le vite del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti che li scortavano, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. I loro nomi, insieme alle loro storie, non potranno mai essere dimenticati, intrecciate nel destino a quelle del giudice Paolo Borsellino e dei poliziotti Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina che solo 57 giorni dopo, nell’attentato di Via D’Amelio a Palermo, pagarono con il prezzo più alto il loro essere in prima linea per la difesa di legalità e democrazia». 8.22 «Oggi ricorre il trentennale della strage di Capaci, da allora molto è cambiato. Quel 23 maggio 1992 fu un giorno triste, con la mafia che pensava di aver vinto, ma non aveva ancora fatto i conti con i palermitani e i siciliani che da allora combattono con molta più veemenza questo male. Quel giorno fu un vero e proprio spartiacque. Il sacrificio di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo, degli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, non fu inutile ma non dovevano pagare con la vita». Così il candidato sindaco di Palermo Fabrizio Ferrandelli. «Li ringraziamo per quanto fatto - aggiunge -, dobbiamo portare avanti le loro lotte che sono diventate le nostre. Lotte che non vanno sbandierate solo nel giorno del ricordo, ma vanno portate avanti sempre. La mafia deve rimanere lontana dai posti di Governo e con noi lo sarà sempre e per sempre. Abbiamo scavato un solco netto che ci distingue in maniera netta e chiara da chi si accompagna con chi è stato condannato per mafia e cerca di far ripiombare l’intera città di Palermo nel passato. La mafia - conclude Ferrandelli - è una montagna di merda e come tale dobbiamo trattarla». 7.03 «Due ministri importanti come quello della giustizia e dell’istruzione assieme a Brancaccio, contemporaneamente, non si erano mai visti. È uno dei tanti miracoli che ci ha fatto il nostro beato padre Pino Puglisi». Lo dice Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro, dopo la visita di Marta Cartabia, ministro della giustizia, e Patrizio Bianchi, ministro dell’istruzione, che oggi saranno anche presenti al Foro Italico di Palermo alle commemorazioni nel trentennale delle stragi mafiose del 1992. Durante la visita, Artale ha anche sollecitato il ministro Cartabia rispetto alle problematiche dei bambini costretti spesso a dover seguire le madri nelle carceri. Il ministro Cartabia ha riferito che il suo obiettivo personale è quello di «zero bambini in carcere» e che già la commissione giustizia ha esitato il provvedimento che dovrà ora seguire i passaggi parlamentari. «Attendiamo fiduciosi - ha sottolineato Artale - che si concluda l’iter parlamentare per sbloccare tutte le procedure burocratiche per realizzare gli Icam nelle varie regioni. Anche noi abbiamo presentato un progetto per al provveditore delle carceri siciliane per realizzare un istituto a custodia attenuata per le mamme, infatti, il primo è nato in via sperimentale a Milano circa 12 anni fa, ma il nostro al momento risulta fermo e attendiamo il via libera dal Parlamento», ha concluso Artale.