Il fiato sospeso degli imputati dietro le sbarre e dei loro avvocati in aula è durato fino alle 20 di mercoledì sera, quando la seconda sezione della Corte d’appello è uscita dalla camera di consiglio per pronunciare la tanto attesa sentenza in nome del popolo italiano. Condanne per oltre due secoli di carcere a carico di 26 imputati. Questo il verdetto a sei anni dall’operazione Black Cat, volta a scardinare le famiglie mafiose dei mandamenti di Trabia e San Mauro Castelverde. Si tratta dell’appello bis dopo che la Cassazione aveva annullato uno dei casi di aggravante legati al reato di associazione mafiosa. I giudici avevano cioè ritenuto che andava dimostrato meglio l’impiego di capitali illeciti per finanziare le attività di Cosa nostra. Quindi, limitatamente a questa imputazione, gli imputati sono stati giudicati da un’altra sezione della Corte d’appello per rideterminare le pene al ribasso. Ecco le singole condanne: Michele Modica a 10 anni; Antonino Vallelunga a 9 anni, 7 mesi e 10 giorni; Diego Rinella a 14 anni e 4 mesi; Giuseppe Ingrao a 6 anni e 4 mesi; Giuseppe Libreri a 11 anni, 2 mesi e 20 giorni; Gandolfo Maria Interbartolo a 11 anni, 4 mesi e 20 giorni; Salvatore Palmisano a 8 anni e 4 mesi; Vincenzo Medica a 6 anni; Antonio Maria Scola a 10 anni e 8 mesi; Giacomo Li Destri a 6 anni, 5 mesi e 10 giorni; Francesco Bonomo a 8 anni e 4 mesi; Stefano Contino a 9 anni e 8 mesi; Angelo Schittino a 8 anni e 2 mesi; Raimondo Virone a 6 anni; Mario D’Amico a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni; Gaetano Giovanni Muscarella a 6 anni, 5 mesi e 10 giorni; Salvatore Sampognaro a 6 anni; Diego Guzzino a 6 anni; Antonino Fardella a 6 anni e 8 mesi; Vincenzo Civiletto a 8 anni, 10 mesi e 20 giorni; Massimiliano Restivo a 3 anni, 9 mesi e 10 giorni; Filippo Giovanni Colletti a 10 anni; Salvatore Abbadessa a 8 anni e 4 mesi; Antonio Giovanni Maranto a 11 anni e 11 mesi; Santo Bonomo a 6 anni; Salvatore Schittino a 5 anni e 4 mesi. Erano difesi, tra gli altri, dagli avvocati Giovanni Macina, Luigi Mattei, Giuseppe Minà, Renato Vazzana e Stefano Vitale. La Corte non ha accolto nessuna delle richieste del sostituto procuratore generale Rita Fulantelli, la quale nella sua requisitoria si era espressa per la conferma delle pene emesse dalla prima sentenza di appello, indipendentemente dalla pronuncia della Cassazione. Così come, ad inizio dibattimento, il collegio le aveva respinto la richiesta di sentire nuovamente i collaboratori di giustizia Massimiliano Restivo, Francesco e Andrea Lombardo. La vicenda era emersa alla cronaca il 31 maggio 2016, quando il gip Fabrizio Molinari accolse il provvedimento di custodia cautelare in carcere per 33 indagati avanzata dalla Dda di Palermo con a capo l’allora procuratore aggiunto Leonardo Agueci ed i sostituti Sergio Demontis, Ennio Petrigni, Siro De Flammineis, Bruno Brucoli, Gaspare Spedale e Alessandro Picchi. Scattò così l’operazione Black Cat, eseguita dalla sezione operativa della compagnia dei carabinieri di Termini Imerese, che prese il nome da una frase intercettata durante un summit del clan di Cerda in riferimento alla superstizione del presunto capomafia Stefano Contino, che notando un gatto nero attraversare la strada affermava: «Ma come si fa… Minchia quel gatto nero… ai… ai…». In seguito per altri indagati il procedimento penale si spostò al Tribunale del riesame, che cambiò alcune posizioni come quella del presunto capomafia di Gangi, Peppino Barreca, per il quale vennero disposti gli arresti domiciliari. Capi, sottocapi, capi occulti, i gruppi d’azione ovvero le squadrette di «bravi ragazzi» sempre pronti a menare le mani ed a fare attentati. E poi le dinamiche mafiose, chi sale e chi scende, le annessioni ed i nuovi assetti. Una linea investigativa confermata dai nuovi pentiti.