Palermo

Sabato 23 Novembre 2024

Il pizzaiolo di Carini ucciso negli Usa, la compagna: «Gli ho sparato per difendermi»

Giovanni Gallina e Anna Maria Tolomello
Giovanni Gallina, la vitima
Anna Maria Tolomello
La buca dove, secondo l’accusa, avrebbero fatto sparire il corpo di Gallina

La sua confessione non l’ha mai cambiata dal 30 marzo scorso, giorno in cui i sospetti sulla tragica fine del suo compagno sono diventati una certezza per la polizia della contea di Bucks, in Pennsylvania. Ha detto e continuato a ripetere di avergli sparato per «legittima difesa, perché mi stava strangolando» al culmine dell’ennesima lite. È fissata per oggi l’udienza preliminare in cui sarà ascoltata Anna Maria Tolomello, 48 anni, la donna di Carini emigrata da anni negli Stati Uniti dove gestiva una pizzeria assieme a Giovanni Gallina, di 65, anche lui carinese d’origine, trovato avvolto in un telo blu nella sua camera da letto dopo essere stato ucciso con un colpo di pistola alla tempia sinistra il 16 marzo scorso. Per tredici giorni Anna Maria Tolomello ha vegliato il corpo del compagno nella loro villa a Chalfont, sobborgo poco distante dal locale di New Britain, il Pina’s Pizza, in cui entrambi lavoravano. Una versione, quella della legittima difesa, che non ha convinto l’accusa, tanto che il giudice distrettuale Regina Armitage ha incriminato la donna di omicidio (in Pennsylvania rischia l’ergastolo ma non la pena di morte, lo Stato applica la moratoria), occultamento di cadavere, falsificazione di prove e detenzione illegale di arma. L’accusa di occultamento è legata a quella buca «lunga 7 piedi e profonda e larga altri 3», come l’aveva ordinata ad una impresa che aveva eseguito i lavori, nel terreno davanti all’abitazione della coppia, ma che aveva capito che quel «lavoretto» da 350 dollari in contanti puzzava di guai. Già, perché la cliente aveva chiesto pure consigli su come intervenire per i cattivi odori lasciati da una puzzola in garage. Il sangue tolto dalla scena del crimine e gli stracci usati li aveva gettati fra la spazzatura della pizzeria. Un espediente maldestro che non aveva risolto il problema principale perché l’aria di casa era ormai ammorbata dal cadavere in decomposizione dell’uomo e Anna Maria Tolomello, sola e con la fretta di cancellare le tracce, non avrebbe saputo più cosa fare. C’era il figlio di Gallina, Philip, che dall’Italia chiamava in continuazione per avere notizie del padre e ormai non credeva più alle scuse accampate dalla compagna del genitore. Gli aveva detto che «era fuori per lavoro», che aveva lasciato lo smartphone in pizzeria e per questo non rispondeva ai messaggi su Whatsapp ma quelle versioni, col passare dei giorni, diventavano sempre meno convincenti. E il 29 marzo Philip aveva chiamato la polizia. Lo stesso giorno gli agenti erano poi entrati in contatto con la ditta che aveva scavato la buca. Giovanni Gallina non dava più notizie di sé perché morto, colpito alla testa da un proiettile esploso da una una Smith & Wesson 38 Special LadySmith, un’arma piccola che, ha detto Anna Maria, era riuscita a prendere appena in tempo mentre il compagno in camera da letto avrebbe tentato di strangolarla. La perquisizione degli agenti aveva poi confermato i sospetti facendo scattare l’arresto in carcere.  

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