Palermo

Sabato 23 Novembre 2024

Termini, la donna che ha avvelenato il marito ora è in carcere: la figlia le è stata tolta

Loredana Graziano
Sebastiano Rosella Musico
Il tribunale di Termini Imerese

Il giudice del Tribunale di Termini Imerese ha disposto la misura cautelare in carcere per Loredana Graziano, 36 anni, che lo scorso fine febbraio era stata condannata a 30 anni con l’accusa di avere avvelenato e ucciso a Termini il marito pizzaiolo Sebastiano Rosella Musico di 40 anni a gennaio del 2019. La donna è stata portata nel carcere Pagliarell, a Palermo, dai carabinieri. Il processo si era svolto con il rito abbreviato. Dopo la condanna la donna era ai domiciliari perché da poco aveva partorito la figlia. Graziano è stata interdetta in perpetuo dai pubblici uffici e sospesa dall’esercizio della responsabilità genitoriale per tutta la durata della pena. L’imputata è stata condannata al pagamento di una provvisionale esecutiva di 140 mila euro a favore dei familiari della vittima che si sono costituiti in giudizio assistiti dagli avvocati Salvatore Sansone e Salvatore Di Lisi. Il risarcimento sarà stabilito con un nuovo processo in sede civile. Inizialmente si era ipotizzato che il pizzaiolo fosse morto per un infarto. Le indagini dei carabinieri e l’autopsia eseguita sul corpo dell’uomo accertarono che invece venne avvelenato con la somministrazione di cianuro e di un anticoagulante, il Coumadin. Le indagini condotte dai carabinieri erano state riaperte dopo le dichiarazioni dell’ex amante e compagno della donna, che aveva riferito che sarebbe stata lei stessa a confessargli di aver avvelenato il marito. A spingerla erano stati la voglia di cambiare vita e il desiderio di maternità, come emergeva anche da numerose intercettazioni. Per i familiari della vittima 30 anni sono pochi per il delitto commesso. Lo hanno detto dopo la richiesta del pm e lo hanno ribadito dopo il verdetto di primo grado. La donna era finita ai domiciliari perché ha una figlia di pochi mesi. «Graziano Loredana ha assassinato mio figlio - dice Antonina Filicicchia, madre della vittima -. Nessuna pena applicata dal giudizio degli uomini potrà restituirmelo, ma il mio cuore di madre sarebbe più in pace se la responsabile di una condotta così assurda e selvaggia scontasse una pena più consistente e adeguata alla sua gravissima responsabilità».

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