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Misilmeri festeggia i cento anni di Domenico Ingrassia, storico tabaccaio della piazza

Compie oggi, 2 marzo, 100 anni, il sig. Domenico Ingrassia, conosciuto a Misilmeri come il tabaccaio "Ra Chiazza". Una vita dedicata al lavoro e alla famiglia. "Ma anche una vita avventurosa, mio malgrado - afferma u Zu Mimiddu- Racconto sempre ai giovani di quando mi ritrovai negli Stati Uniti negli anni '40 ma non per vacanza, quel termine allora si conosceva poco o niente. Fui infatti fatto prigioniero dalle truppe americane. Ci catturarono dopo mesi di stenti e fatiche passati in Africa tra Tunisia ed Algeria, giorni e giorni senza cibo e attraversamento di zone desertiche impervie e sconosciuti. Quando ci presero gli americani fu una liberazione". E così si ritrovò proprio come dice lui "suo malgrado" a sorvolare la statua della libertà e poi alla fine della guerra a lavorare a Boston. "Ma non ho resistito molto lontano da Misilmeri- continua il sig. Ingrassia- Mi mancava la famiglia, gli amici, l'aria e volli tornare. Comprai un biglietto di sola andata con destinazione Punta Raisi". Arrivato in Sicilia pensò subito di mettere su famiglia. "Nel 1949 sposai la donna più bella di Misilmeri, Giuseppina che ancora oggi ho al mio fianco e che mi ha regalato Natalino, Mariella e Rosetta. Cinque anni dopo comprammo un tabacchino in Corso IV Aprile. La gente quando entrava raccontava mille storie. Era uno sfogatoio. Si era tutti più umili, più poveri ma ricchi di sentimenti e di valori. Una Misilmeri che penso non ci sia più".

Eh sì!, caro Zu Mimuddu ha proprio ragione! Tutto è cambiato. E di quella Misilmeri restano solo poche cartoline, forse anche in bianco e nero quelli che si compravano da lei e che inviavamo in tutto il mondo. Auguri, sig. Ingrassia, buon compleanno e complimenti per il traguardo raggiunto.
Rosario Rizzolo sindaco di Misilmeri: "Un altro nostro concittadino raggiunte i 100 anni. Negli anziani c'è esperienza e saggezza e noi più giovani dobbiamo guardare il loro passato per capire il nostro presente. Auguri, Zu Mimuddu"

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