Ottantuno arresti solo nel 2021. Dietro la rete di connivenze, complicità e fiancheggiatori. Nella primavera dello scorso anno, in pieno lockdown, le immagini delle grigliate sui tetti nel giorno di Pasquetta fecero il giro d'Italia: oggi dello Sperone di Palermo si parla come centrale della vendita di droga. Gli investigatori non hanno esitato a definire il quartiere come una delle piazze di spaccio più imponenti del Sud Italia. L'operazione Nemesi che martedì 4 novembre ha portato i carabinieri della compagnia di San Lorenzo a 57 arresti è solo la conclusione di anni di intercettazioni, filmati, appostamenti che raccontano un quartiere dove crack, cocaina, hashish e marjiuana fanno da sfondo a ciò che succede tutti i giorni per le strade dello Sperone. Una situazione che disegna la mappa del potere ma che dimostra come lo spaccio di stupefacenti sia una realtà che coinvolge tutti: nel febbraio dello scorso anno, sempre i carabinieri, trovarono cinque chili e mezzo di hashish nascosti da un ragazzino di sedici anni nella sua casa. Ragazzini usati come vedette della droga, poi le responsabilità aumentano diventando spacciatori a tutti gli effetti sfrecciando a bordo di bici e scooter per consegnare le dosi o fare da corrieri. Così tanti ragazzini trascorrono l’adolescenza tra le palazzine dello Sperone. Un «non luogo», lontano dal centro, senza servizi e stravolto dal degrado, con un asilo abbandonato pieno di siringhe. Un contesto pesante, dal quale si alza il grido d'allarme della Cgil e del Centro di documentazione Peppino Impastato che non hanno esitato a definire quello che è accaduto allo Sperone come "la riprova di una realtà che non si vuole vedere e si riscopre solo in occasioni come queste", e rilanciano l'Sos partito dal territorio in seguito all'ultimo blitz antidroga allo Sperone, chiedono un piano che metta le "periferie urbane al centro".