Si sono riuniti per protestare pacificamente i proprietari dei ristoranti, bar e pizzerie del Comune di Termini Imerese consegnando al commissario straordinario, Antonino Lo Presti, tutte le chiavi dei locali. Hanno aderito all’iniziativa “Risorgiamo Italia” 35 titolari di licenza. Alla protesta si sono aggiunti anche i barbieri di Termini Imerese. “Vogliamo essere aiutati”. Mercoledì sera per l’ultima volta hanno acceso le insegne nei locali. Un’iniziativa dei ristoratori di carattere nazionale che è stata accolta anche a Termini Imerese per protestare contro una crisi che sembra irreversibile se lo Stato non adotterà un intervento massiccio ed immediato. I ristoratori hanno aderito alla manifestazione di protesta nazionale “Risorgiamo Italia” che ha visto migliaia di imprenditori di tutto il Paese chiedere soluzioni e risposte per il settore della ristorazione e non solo. A Termini Imerese sono stati 35 i ristoratori e circa 20 i saloni di parruccheria e barberia che hanno manifestato pacificamente, ma in modo forte per chiedere delle misure che tengano in considerazione il presente e il futuro delle loro attività. Per questo anche loro hanno consegnato le chiavi di bar, pizzerie e ristoranti al Commissario Straordinario del Comune, Antonino Lo Presti. In piazza Duomo, di fronte al municipio, per lasciare un “cerchio” pieno di chiavi c’era una delegazione dei ristoratori capitanata dalla portavoce Cinzia Macaluso, della “La Lanterna” che ha consegnato le chiavi al Commissario Lo Presti. “Noi vogliamo riaprire – hanno spiegato i ristoratori – ma vorremmo riaprire in sicurezza, non siamo degli scellerati, vogliamo riaprire con regole chiare a cui noi ci adegueremo. Se questo non è possibile, siamo disposti anche a rimanere chiusi, ma lo Stato ci deve aiutare. In gioco non c’è soltanto il destino degli imprenditori e dei locali, ma anche quello di tanti lavoratori del settore e delle loro famiglie”. “Mi faccio portavoce delle esigenze delle categorie della città - ha detto il Commissario Antonino Lo Presti - sono consapevole che l’emergenza non è solo sanitaria, ma anche economica”.