Dopo l'operazione Tantalo-bis, viene fuori una nuova banda di "spaccaossa" che operava a Palermo e in provincia. Nell'ambito dell'operazione denominata "Over", su delega della procura della Repubblica di Palermo, i carabinieri hanno eseguito 41 misure cautelari ad altrettante persone, accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alle frodi assicurative, lesioni gravissime, falso, calunnia, autocalunnia, rapina e intercettazione abusiva.
Le indagini condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Monreale hanno svelato come il gruppo criminale avesse messo su un complesso sistema di truffa alle assicurazioni, simulando incidenti stradali, facendo ricorso a complicate messe in scena e procurando lesioni, alcune anche molto gravi e irreversibili, alle prescelte "vittime" degli incidenti. La banda faceva ricorso agli "spaccaossa" per procurare fratture che simulassero i danni provocati da sinistri in realtà mai avvenuti.
L'organizzazione si serviva di un organigramma ben definito, dove ciascuno aveva un ruolo preciso: individuare le potenziali vittime a cui arrecare le lesioni, i mezzi assicurati da coinvolgere nei falsi incidenti, ma anche il luogo, le persone da impiegare come "spaccaossa" e la gestione delle pratiche di risarcimento con le compagnie assicurative.
In un episodio il gruppo criminale ha condotto un’intercettazione abusiva per spiare gli inquirenti.
Allarmata del fatto che due soggetti erano stati convocati in caserma per essere sentiti in merito ad un falso sinistro stradale che li aveva visti coinvolti, la banda aveva installato nel giubbotto di uno di questi un apparato elettronico per eseguire intercettazioni ambientali, riuscendo in parte nel loro intento di intercettare la prima parte dell’esame a cui il teste era sottoposto da parte degli investigatori.
I militari che stavano procedendo all’esame del teste, notando un atteggiamento sospetto di quest’ultimo, si sono accorti che questo aveva in una tasca del giubbotto un apparecchio per intercettazioni ambientali che stava trasmettendo in tempo reale su un cellulare in uso ad Alessio Cappello, uno degli indagati, ciò che stava accadendo in tempo reale all’interno degli uffici della caserma dei carabinieri di Borgo Nuovo.
Caricamento commenti
Commenta la notizia