PALERMO. Cento furti al mese e 200 mila euro di guadagni, circa tre milioni di euro in un anno e mezzo. Tanto avrebbe guadagnato l’organizzazione che a Palermo gestiva i furti di auto e furgoni e poi chiedeva alle vittime il "cavallo di ritorno", ovvero il riscatto ai proprietari per la restituzione. A dicembre del 2016 in un blitz della squadra mobile, diretta da Rodolfo Ruperti e coordinata dalla procura e dalla Direzione distrettuale antimafia (procuratore aggiunto Leonardo Agueci, pm Francesca Mazzocco, Caterina Malagoli e Ferdinando Lo Cascio) con 200 agenti in campo fin dall'alba, sono state arrestate 25 persone. Oggi il gup Marco Gaeta ha condannato 14 imputati, due assolti: Roberto Presti, assistito dall’avvocato Fabio Falcone, e Ciro Li Castri. Ecco le condanne: Leonardo Algeri a 7 anni e mezzo; Vincenzo Cangemi a 4 anni; Salvatore Carollo 2 anni e 4 mesi; Emanuele Casamento a 4 anni e mezzo; Salvatore Casamento a 5 anni e mezzo; Massimiliano Castelluccio a 3 anni e 4 mesi; Giuseppe Di Maria 3 anni e 4 mesi; Lillo Fanara a 7 anni e mezzo; Vincenzo Lo Verso a 4 anni; Ciro Lucà a 2 anni; Anna Rita Marino a 2 anni; Antonino Noto a 5 anni e mezzo; Francesco Quattrocchi a tre anni; Marcello Sirchia a 2 anni. Secondo le indagini, per ogni furto veniva chiesto alle vittime, soprattutto commercianti e piccoli imprenditori, di pagare tra 500 e 3.000 euro. A Borgo Molara la gang aveva un deposito dove custodiva i mezzi non ancora restituiti.