PALERMO. Era partita come la classica caccia ai ladri. Non di biciclette o di auto, ma di mezzi di cui il proprietario aveva assoluta necessità per continuare il suo lavoro. Furgoni soprattutto. Furti a catena tra la città e il suo hinterland, poi la svolta e la messa a punto di un sistema che avrebbe garantito maggiori guadagni della ricettazione: soldi in cambio della riconsegna del mezzo. Estorsione, col metodo del cosiddetto «Cavallo di ritorno». In tre, ora finiti agli arresti, si presentavano alla vittima a distanza di qualche giorno dal furto. Il primo contatto, poi un secondo per fissare un appuntamento in un luogo: ma spesso, per evitare sorprese ed eventuali denunce delle vittime, orari e posti per la riconsegna cambiavano all’ultimo minuto. E, prudenza maestra, venivano in qualche caso rimandati ad altra data, questa volta via telefono. Ai domiciliari sono finiti Alessandro Algeri, 33 anni, Fabio Algeri, di 30 e Fabio Alvaro Algeri, 28 anni, che invece era già rinchiuso per altri motivi nel carcere Pagliarelli. DAL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA. PER LEGGERE TUTTO ACQUISTA L'EDIZIONE DI PALERMO DEL QUOTIDIANO O SCARICA LA VERSIONE DIGITALE