PALERMO. Oltre che per sé, Giuseppe Bevilacqua, ai domiciliari per corruzione elettorale, cercava una "sistemazione" anche per la sua famiglia, cercando di sfruttare un migliaio di voti che aveva raccolto alle elezioni comunali di Palermo del 2012, senza però essere eletto. Così cercò di "venderli" a Nino Dina, candidato alle regionali nel 2012. In un'intercettazione telefonica del 27 luglio del 2012, Giuseppe Bevilacqua racconta alla sorella Teresa che in occasione di un incontro avuto la sera precedente con Dina, questi gli avrebbe garantito che avrebbe fatto avere un "incarico di 15 mila euro a qualcuno della famiglia" con un diploma o una laurea, specificando che l'attribuzione dell'incarico non comportava l'obbligo di svolgere effettivamente la prestazione lavorativa. L'indagato e la sorella concordavano sulla necessità di ottenere degli incarichi da parte dei candidati che aspiravano ad avere il loro appoggio elettorale, tra cui Dina e Franco Mineo (anche lui indagato e ai domiciliari). "Poi mi fa... dice: 'Ma tu c'hai a qualcuno della famiglia da poter impostare? - racconta Bevilacqua alla sorella - Io...', dice, 'ti posso dare un incarico eee...', dice, 'di 15 mila euro', dice, 'anche se non viene'. Mi ha detto un incarico, dice, 'Dimmi una persona familiare o se è diplomata o se è laureata, di quindicimila euro', che può essere un anno, mi ha detto un anno". Ma Bevilacqua preferisce trattare anche con Mineo. "Noi abbiamo fronti aperti che... Mineo... - dice alla sorella - No al migliore offerente. Noi altri ci prendiamo tutte cose. Firmiamo e poi che ce la possono...". Intanto il tempo passa, ma gli incarichi non arrivano. E allora Bevilacqua chiama Dina il 16 ottobre 2012: "Ma quelle cose non mi dai novità? Di... mia sorella e Anna?". Dina lo rassicura. "No, e quelli sono... pronti, subito dopo queste cose, cominciamo... entro novembre comincia tutto perché sono già pronte le cose... falla stare serena.. Giuseppe". "A disposizione sempre", chiude Bevilacqua.