Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Il Palermo ritroverà Maria Sole Ferrieri Caputi: è il primo arbitro donna di serie A e B

Il presidente dell’Aia Alfredo Trentalange e Maria Sole Ferrieri Caputi
Da sinistra Fiammetta Susanna, Maria Sole Ferrieri Caputi, Tiziana Trasciatti e Chiara Peroni
I quattro arbitri e assistenti donne con il presidente della Figc Gabriele Gravina
Maria Sole Ferrieri Caputi, prima donna che dirigerà in serie A e B
Maria Sole Ferrieri Caputi in campo
Maria Sole Ferrieri Caputi dirige il Palermo a Salò per la semifinale dei playoff, il 25 maggio scorso

«Finalmente!», esclama il presidente della Figc, Gabriele Gravina, durante la presentazione del movimento arbitrale femminile, capitanato da Ferrieri Caputi. Maria Sole a 31 anni diventa il primo arbitro donna inserito nei campionati di Serie A e B. In serie C la conoscono bene. Di recente l’hanno apprezzata anche i dirigenti, l’allenatore e i giocatori del Palermo. Maria Sole ha diretto con fermezza e senza sbavature la semifinale di andata dei playoff tra Feralpisalò e Palermo. E ha portato bene ai rosanero, che hanno vinto per 3-0 (gol di Brunori, Floriano e Soleri), forse la vera partita capolavoro di un’ultima fase di stagione di per sé esaltante. Ferrieri Caputi è solo la punta di un iceberg ben più grande perché «una ragazza su un campo di calcio non è li per caso o per errore», ci ha tenuto a precisare il numero uno dell’Aia, Alfredo Trentalange. I dati in rosa, infatti, parlano chiaro. «Abbiamo un 'organico del 6% di presenze femminile. Un dato mai raggiunto, c'è un 11% di crescita e 17 donne vengono dal doppio tesseramento», continua Trentalange. E spulciando tra le designazioni internazionali della stagione appena conclusa, si trovano 24 designazioni da arbitro (di cui 9 della Ferrieri Caputi), 43 da assistente e 18 da IV ufficiale di gara. Dal 14 febbraio 2021, inoltre, per la prima volta nella storia dell’Aia, nel comitato nazionale è presente un componente donna (Katia Senesi), mentre dal maggio di quello stesso anno è Silvia Moro il segretario dell’Associazione Italiana Arbitri. Insomma, non ci sono più barriere del tipo «lei non può perché non ce la vogliamo», spiega Ferrieri Caputi che sottolinea anche come una maggiore apertura del mondo arbitrale alle donne ci sia «da quando è avvenuto il cambio ai vertici dell’Aia». Più vicinanza, maggior sostegno e nessuna distinzione di genere, basti pensare all’imposizione dell’Assoarbitri nel far fare gli stessi test atletici degli uomini. Il percorso per arrivare in Serie A, però, non è stato certo facile. «Le cose negative faccio fatica a portarmele dietro. Mi feriscono sul momento, ma mi danno la spinta per fare meglio - racconta Ferrieri Caputi -. Nelle categorie regionali c'è chi fa di tutto per non metterti a tuo agio. Il grande problema dei giovani arbitri è proprio all’inizio, poi nelle categorie professionistiche è tutto più attenuato». La stella polare che ha trascinato Maria Sole nel suo percorso, però, è stata la passione per il calcio avuta fin da bambina. «Non ho mai giocato perché i miei genitori non erano favorevoli, era un’altra epoca, ma vivevo questo sport come aggregazione». Il sacrificio e il tanto lavoro svolto hanno poi dato i propri frutti e quando le chiedono l’immagine più bella che si porta dietro, non ha dubbi. «Dopo aver diretto la Coppa Italia maschile sono stata designata a Pistoia per fare il IV ufficiale. Quando sono entrata in campo, lo speaker della società mi ha annunciato e c'erano bambini che mi applaudivano e mi chiedevano un saluto». Dunque, lo step successivo è affermarsi in ogni campo, compreso quello del Var. «Io e Maria Marotta avremo poca esperienza, ma siamo certificate anche per questo ruolo», dice sicura di sé Maria Sole, affiancata da Katia Senesi, soddisfatta che parlando di errori e arbitri donne non si ponga più l’accento sulla differenza di genere. «I calciatori ci hanno fatto capire che gli interessa solo avere un direttore di gara bravo, a prescindere dal sesso», spiega la Senesi. L’obiettivo ora è trasformare l’arbitro donna nell’ordinario e non nello straordinario perché l’intenzione di Trentalange è «restituire al gioco del calcio quella risorsa che per troppo è stata celata». E come dice Gravina «il tempo delle donne è arrivato».

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