In giro per l'Italia al seguito del Palermo: "Lavoro, famiglie e viaggi in funzione delle partite"
Un unico comune denominatore. Sempre lui, forse superfluo ricordarlo, forse necessario. Il rosa e il nero. Non è vero che le trasferte al nord Italia sono sempre più agevoli per i tifosi palermitani residenti in Lombardia, Piemonte o Veneto. La passione a volte li spinge a 40 ore di pullman (fra andata e ritorno) o a 1000 chilometri percorsi tutti in giorno. A volte si torna in silenzio, altre col sorriso sulle labbra e il rientro assume un peso minore. Le ansie delle mogli che sanno i loro mariti in trasferta si trasformano e le telefonate ai figli piccoli per spiegargli perché papà è assente. Pullman, treni e soprattutto le auto private, messe a disposizione con grande piacere. E organizzare il proprio lavoro facendolo adeguare alla trasferta. Il gruppo in questione, che nasce poco prima della trasferta del Palermo con la Triestine prima su Facebook e dopo su Telegram, vede protagonisti Federico Frittitta, Valerio Sposito, Roberto Sposito, Rosario Mazzamuto, Mirko De Cosimo, Stefano Ruggieri. "Rosario, Walter, Mirko ed io - racconta il rappresentante del gruppo, Federico Frittitta -, ci siamo messi in contatto e senza conoscerci ci siamo organizzati per partire alla volta di Trieste spinti solo dall'amore per i colori rosanero. Valerio e Roberto, per motivi lavorativi, non potevano essere dei nostri ma essendo miei cugini li avevo già coinvolti ed avevamo fatto trasferte dal 2017, da quando ci siamo trasferiti in Lombardia per lavoro. Le prime trasferte per me e i miei cugini sono state: Siena nel 2010, in piena lotta per la Champions League, ma ne potrei dire almeno un’altra dozzina: Trapani, Roma per la finale di coppa Italia dove siamo andati un po’ tutti, ma ancora Brescia, Cremona, Cittadella, Verona, Vercelli, Novara, tutte partite disputate al nord". Un ricordo, che non si dimentica: "Quella che non dimenticherò mai è Siena, che è stata la prima in assoluto. E Cremona dove sotto di un gol abbiamo recuperato e vinto la partita pur essendo in emergenza". Per Walter sicuramente Avellino, in questo campionato: è andato e tornato in 3 giorni. Pur vivendo al nord dall'età di 4 anni è un patito rosanero. Per gli altri la finale di Coppa Italia è stata la trasferta indimenticabile. Chilometri e chilometri, sciarpe e bandiere rosanero negli zaini. Soste, caffè e voglia di arrivare allo stadio: "La trasferta più lunga per me è stata quella di Siena: 20 ore di pullman andata e 20 ore di pullman al ritorno. E partita sotto l'acqua. Ma siamo tornati con il sorriso e la speranza della Champions. Quest’anno Trieste è stata complicata perché abbiamo fatto 900 chilometri tra andata e ritorno". Ma tanti racconti, che riguardano la gestione del quotidiano, in funzione dei rosanero, come quello testimoniato da Rosario: "Beh, lasciare a casa la mia bambina di 5 mesi con la mamma per andare a Trieste a 500 chilometri da casa, forse può essere un aneddoto". Continua Valerio: "Parlare con mia figlia di 2 anni al telefono e dirle che papà è andato a vedere gol per fargli capire dove fossi". "Io tranquillizzo sempre mia moglie - dice Federico - dicendogli di stare tranquilla sapendo che le partite mi trasformano". Il gruppo whatsapp serve per svolgere e organizzare tutti gli step: la prima fase è prendere i biglietti, poi organizzarci logisticamente per capire da dove partire e con quali auto visto che ognuno, di volta in volta, mette la propria a disposizione. C’è chi ne ha saltata qualcuna, chi ha chiesto permessi di lavoro, come Mirko: "Ci si organizza le giornate lavorative in base alla trasferte da fare o prendersi permessi pur di esserci. Durante i playoff io, Rosario e Walter sempre presenti. Qualcuno qualche volta ne ha saltata qualcuna ma a Saló eravamo al completo. In più, a Chiavari, con noi c'era Stefano, venuto appositamente da Palermo per questa partita e che abbiamo ritrovato. Dopo tanti anni che non ci vedevamo. La più emozionante è stata Trieste perché era la prima e non sembrava uno stadio di serie C e forse è anche quella dove abbiamo sofferto di più: il secondo tempo sembrava non finisse mai". "Adesso abbiamo l'ultimo atto - dice Federico, il leader -, già ci stiamo organizzando per andare a Padova; è partito il 'tam tam' su whatsapp per come organizzarsi. Solo, però, dopo domenica alle 23. Prima nessuno parlava di organizzazione; aspettiamo sempre il fischio finale un po’ come una liberazione. Inoltre domenica ci siamo ritrovati a tifare Padova, per via della distanza".