PALERMO. Tennisti e bookmaker avrebbero falsato una cinquantina di gare in tornei internazionali, soprattutto in Italia, Russia e Polonia per incassare le somme delle scommesse. È l'accusa mossa dalla Procura di Palermo a nove indagati, nell'ambito di una inchiesta che ha portato a una serie di perquisizioni anche a Milano, Firenze e Prato.
Gli investigatori hanno individuato flussi di scommesse anomali su partite di circuiti minori che in passato riscuotevano poco interesse tra chi punta soprattutto nei siti online. I poliziotti della squadra mobile hanno notificato gli avvisi di garanzia ai tennisti palermitani Marco Cecchinato, Riccardo Accardi, Antonio Campo e Ferdinando Bonucelli, oltre che a cinque scommettitori. Per tutti l'accusa è di frode sportiva contestata dai pm Dario Scaletta e Francesca Dessì, coordinati dall'aggiunto Salvatore De Luca. I sospetti sono scattati durante una gara di tennis disputata nell'ottobre del 2015 valevole per il torneo di Mohammedia, in Marocco, tra il palermitano Marco Cecchinato e il polacco Majchrzak. Nel corso della gara sono state registrate numerose scommesse.
Da qui si sono accesi i riflettori su una serie di tornei che si giocano tra la Polonia e la Russia e sui quali di solito non c'e un grande giro di scommesse. Una cinquantina gli incontri sospetti invece in Italia, con scommesse per alcuni milioni di euro, che muovono da Palermo e Firenze proprio durante gli incontri, tra un set e l'altro, con andamenti anomali. Esploso due anni fa, Cecchinato, 24 anni, ha scalato posizioni nel ranking fino ad entrare tra i primi cento - grazie alle ottime prestazioni nei challenger italiani (due vittorie nel curriculum, a Torino e San Marino) - fino alle soglie delle prime 80 posizioni mondiali, senza però mai battere avversari eccellenti. Grazie alla sua classifica ha disputato Wimbledon e Roland Garros e respirato l'aria di Coppa Davis, esordendo con la Svizzera.
La Corte d'Appello Federale della FIT aveva ridotto da 18 a 12 mesi la squalifica inflitta al tennista. Ridotta anche la sanzione pecuniaria da 40.000 euro a 20.000 euro. Secondo la sentenza di secondo grado Cecchinato aveva violato l'articolo 1 relativo ai doveri di lealtà, probità e correttezza, ma era stato scagionato dall'accusa di illecito sportivo (articolo 10 del Regolamento di Giustizia). In primo grado il Tribunale aveva infatti condannato Cecchinato per aver alterato, al fine di ottenere guadagni illeciti, alcuni match.
Caricamento commenti
Commenta la notizia