Palermo

Mercoledì 17 Settembre 2025

La causa di beatificazione, un percorso dal ‘98 al 2013

L'icona del beato Pino Puglisi donata a Papa Francesco durante la messa a Palermo, 15 settembre 2018. ANSA / IGOR PETYX

La causa per il riconoscimento del martirio di don Giuseppe Puglisi è stata iniziata a livello diocesano nel 1998, a cinque anni dal delitto (tempo minimo), per volere del cardinale Salvatore De Giorgi, allora arcivescovo di Palermo. La raccolta di documenti e testimonianze si è conclusa il 6 maggio 2001 e alla fine di settembre 2001 l'incartamento è passato all'esame della Congregazione per le cause dei Santi in Vaticano. Dopo un periodo di stasi, nel 2010 è stato nominato dal cardinale Paolo Romeo il nuovo postulatore, mons. Vincenzo Bertolone, che ha saputo rispondere a tutte le richieste di chiarimento della Congregazione producendo nuovi documenti e testimonianze con la "Responsio". A giugno del 2012 la Congregazione ha dato l'assenso finale alla promulgazione del decreto per il riconoscimento del martirio di don Puglisi. Il 25 maggio 2013 è avvenuta la beatificazione al Foro Italico di Palermo. Don Giuseppe Puglisi è la prima vittima della mafia a essere proclamata martire della Chiesa cattolica. Il secondo martire è stato il giudice Rosario Livatino, la cui causa è stata portata a compimento sempre da mons. Bertolone. Nel 1993 la valenza del delitto Puglisi (anche nella sua portata intimidatrice nei confronti di tutti i sacerdoti) e la sua figura vennero subito valutate con piena consapevolezza dalla Chiesa. Il 17 settembre '93 Giovanni Paolo II alla Verna, il monte dove San Francesco ricevette le stimmate, volle ricordare il sacerdote con queste parole: «In questo luogo di pace e di preghiera, non posso che esprimere il dolore con il quale ho appreso ieri mattina la notizia dell'uccisione di un sacerdote di Palermo, don Giuseppe Puglisi. Elevo la mia voce per deplorare che un sacerdote impegnato nell'annuncio del Vangelo e nell'aiutare i fratelli a vivere onestamente, ad amare Dio e il prossimo, sia stato barbaramente eliminato. Mentre imploro da Dio il premio eterno per questo generoso ministro di Cristo, invito i responsabili di questo delitto a ravvedersi e a convertirsi. Che il sangue innocente di questo sacerdote porti pace alla cara Sicilia». E il cardinale Camillo Ruini, allora presidente della Conferenza episcopale italiana, aggiunse, pochi giorni dopo: «Don Puglisi era un prete esemplare, che ha testimoniato con la realtà della sua vita e con la sua stessa morte come la Chiesa sulla via che conduce da Cristo all'uomo non possa essere fermata da nessuno». Un anno dopo, nel novembre '94, per due volte - durante le visite a Catania e a Siracusa - il Pontefice, mentre invocava la protezione di alcuni santi e beati siciliani, rammentò il sacrificio del sacerdote definendolo "coraggioso testimone del Vangelo". L'anno dopo (1998) si compiono i cinque anni dalla morte, termine minimo, come accennato, per l'avvio delle procedure canoniche. Le commemorazioni in Cattedrale sono state proseguite dal successivo arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, che ad ogni 15 settembre e anche in altre svariate occasioni ha voluto ricordare don Puglisi con affetto e ammirazione. Anche l'attuale arcivescovo, Corrado Lorefice - che ha collaborato a suo tempo con Puglisi nel campo della pastorale vocazionale - ha messo il suo ministero sotto la benedizione del Beato e ha dato spinta a tutta una serie di iniziative in sua memoria, tra cui il Centro diocesano Pino Puglisi, diretto da Valentina Casella (nominata quest’anno), per coordinare manifestazioni, eventi, le ricerche, l'archivio dei documenti.

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