Palermo

Mercoledì 17 Settembre 2025

«Che io sia strumento del Signore per la salvezza del mondo»

Palermo Anniversario dell'ordinazione sacerdotale di Don Pino Puglisi,messa per ricordarlo al Santuario Madonna dei Rimedi.Nella foto don Pino Puglisi durante l'ordinazione sacerdotale il 2 Luglio 1960 .Ph.Alessandro Fucarini

Per arrivare a Brancaccio, ai tempi di padre Puglisi, bisognava superare due passaggi a livello. Una distanza non solo fisica ma soprattutto psicologica. Ancora adesso molti che dal quartiere si mettono in cammino verso il centro di Palermo dicono: "Scendo in città". Oltrepassati i binari dei treni, si entra negli "Stati Uniti", la parte più povera di Brancaccio. Qui si trova il cortile Faraone dove, al numero 8, Pino Puglisi trascorse i primi anni dell'infanzia con la famiglia, a ridosso dei binari della ferrovia. Sui treni si guadagnava da vivere come ferroviere il nonno di Pino. Nel suo andirivieni da Palermo per l'Isola, era a Corleone quando nacque il figlio Carmelo, il 26 ottobre 1907. Un altro trasferimento di lavoro portò la famiglia Puglisi nel Messinese (Piraino) e lì sbocciò l'amore del giovane Carmelo con Giuseppina Fana, nata il 17 giugno 1906, orfana di madre. Dopo il matrimonio tutti insieme tornarono a Brancaccio. Giuseppina diede alla luce in casa il primogenito Gaetano (1930), poi Nicola (1932 - scomparso a soli 16 anni per una malattia) e attendeva la nascita di Giuseppe per la fine di settembre del '37. Ma, a differenza dei primi due, il terzo parto fu molto travagliato. Dopo il trasferimento in tutta fretta dal cortile Faraone all'Ospedale dei Bambini, i medici - preoccupati per la posizione del cordone ombelicale - decisero di ricorrere al forcipe, a costo di una cicatrice sulla tempia del neonato. Nel ’45 nacque infine Francesco, il quarto figlio. Carmelo Puglisi era burbero ma col cuore d'oro, Giuseppina mite ma inflessibile, con una grande devozione per la Madonna. Avevano studiato poco ma sapevano bene che per i loro figli sarebbe stato importante avere piu' dimestichezza con i libri. Per iniziare insieme la giornata in pace col Signore, alle sei di mattina la coppia andava alla novena nella chiesa di San Gaetano (dove Pino sarebbe diventato parroco nel 1990). Dopo la preghiera, Carmelo sgobbava tutto il giorno in un calzaturificio, la moglie arrotondava il magro bilancio familiare con qualche lavoretto da sarta. Il piccolo Giuseppe si era ripreso rapidamente dopo il parto, anche se rimaneva di costituzione esile. Dalla madre aveva ereditato il sorriso fresco e coinvolgente, gli occhi con riflessi verdi, lo sguardo caldo e affettuoso. Dal padre le orecchie a sventola e il carattere irruento e introverso. Anni dopo, il sacerdote ancora ricordava che da giovane si era imposto di contare da uno a cento ogni volta che sentiva sfuggirgli la pazienza. Lavorando col genitore, Pino imparò presto come si cambia il tacco di una scarpa, anche se le sue mani - a forza di tirare suole e tomaie - col passare del tempo divennero troppo grandi, quasi sproporzionate. Accanto alla madre capì l'abilità che si nasconde dietro un orlo ben fatto. Da lei ebbe la prima educazione religiosa e la spinta verso una dirittura morale senza compromessi. La madre preferiva non forzarlo ma in cuor suo pregava all'insaputa dei figli perché almeno uno potesse servire il Signore da sacerdote. Furono anni di vita umile ma calda di affetti familiari. La delicatezza di Pino e il rispetto per i familiari - ai genitori si dava ancora del "lei" - traspaiono dai biglietti, dagli appunti di quegli anni. Eccone uno, rivolto alla signora Giuseppina: "Nel suo giorno onomastico le auguro tutto ciò che l'amore di figlio può augurare alla propria madre: il compimento di ogni sua speranza. La abbraccio, il suo affezionatissimo figlio Pino". Dopo la guerra la famiglia Puglisi si era trasferita in via Messina Marine 109, sul lungomare di Palermo. La mamma alimentava sempre la speranza di poter offrire un figlio al Signore. Per lei un tuffo al cuore era stata una visita nella chiesa di San Giovanni Bosco di Ernesto Ruffini, che dal '46 era arcivescovo a Palermo. Il cardinale aveva intravisto Pino attorniato dai bambini della parrocchia e a bruciapelo gli aveva chiesto: "Perché non ti fai prete?". Rispettosa ma laconica la risposta: "Almeno per ora non ho questa intenzione". La goccia che fece traboccare il vaso cadde nell'animo di Pino alla fine di una messa in Cattedrale, un giorno di primavera del 1953. Il giovane, quindicenne, aveva accompagnato i ragazzini della parrocchia. Salutò monsignor Francesco Guercio, assistente diocesano dell'Azione cattolica. E quello: "Ma ci hai mai pensato a farti prete?". Stavolta una risposta diversa – il Sì che gli avrebbe cambiato la vita - sgorgò dal cuore. Pino Puglisi ebbe la vocazione nel 1953 a 15 anni, appena compiuto il primo biennio del magistrale De Cosmi. E Pino divenne padre Puglisi il 2 luglio del '60, la Visitazione di Maria Vergine: il rito si svolse nel santuario della Madonna dei Rimedi a Palermo. Celebrò la sua prima messa nella chiesa di San Giovanni Bosco (via Messina Marine). In famiglia custodiscono l'immaginetta che ricorda l’ordinazione. Sul retro una frase scelta da Pino con sobrietà ed efficacia: "O Signore, che io sia strumento valido nelle tue mani per la salvezza del mondo".

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