
Una giornata carica di emozione e memoria: il giovanissimo puparo Antonio Tancredi Cadili, 14 anni, è stato al ministero della Giustizia, dove ha visitato l’ufficio in cui lavorò, da direttore degli Affari penali, il giudice Giovanni Falcone. Cadili è stato ricevuto al dicastero di via Arenula dal sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove.
Insieme i due sono saliti al quarto piano, dove si trova l’ufficio che fu di Falcone. «Con me - racconta il puparo - avevo il paladino che raffigura proprio il giudice ucciso dalla mafia 33 anni fa a Capaci. Nel corridoio campeggia una targa che ricorda la sua presenza al ministero».
Falcone era arrivato nella sua ultima sede di lavoro il 13 marzo 1991, rimanendovi fino al 23 maggio del ’92. Nella sua stanza, in un momento toccante, Antonio ha interpretato un breve monologo con il suo paladino speciale, davanti al sottosegretario e a vari dirigenti del ministero, suscitando una forte emozione tra i presenti. «È stata un’esperienza che non dimenticherò mai e che porterò nel cuore tra i ricordi più belli».
Il giovane artista aveva già incontrato Delmastro lo scorso 23 maggio, come aveva scritto in un post pubblicato sul suo profilo Instagram lo stesso sottosegretario, che aveva parlato di una performance del puparo sul giudice assassinato da Cosa nostra.
«Antonio Tancredi - aveva scritto il componente del governo Meloni - mi ha detto: ‘La mafia non li ha uccisi. Io sento il dovere della memoria, proprio perché faccio parte di questa generazione’. Parole semplici, vere e profonde - aveva aggiunto Delmastro nel suo post -. La memoria vive grazie a giovani come Antonio, che con passione e talento tengono vivo il ricordo di chi ha dato la vita per la giustizia».
A conclusione della visita al ministero, il ragazzo ha potuto anche vedere da vicino la Croma blindata sulla quale viaggiava Falcone, un altro simbolo della sua vita e del suo sacrificio. «Davanti a quell’auto distrutta dalla bomba - dice Antonio- mi sono rattristato, il mio pensiero è andato ai leali servitori dello Stato che hanno dato la vita per affermare gli ideali di giustizia e al grande dolore che hanno dovuto sopportare i loro familiari. È nostro dovere non dimenticare. Mai!».

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