
Nessuno potrà più dire «non lo sapevo». C’è un modo per prevenire i comportamenti violenti, le prevaricazioni, le vessazioni. L’associazione «Contra-Contro tutte le mafie» organizza a Palermo, assieme al sindacato di polizia Coisp, un programma di corsi gratuiti di difesa personale. Martedì 27 maggio alle 16 l’iniziativa sarà presentata all’Ex Real Fonderia, alla Cala. I corsi si terranno con gli istruttori del Coisp e con un’équipe di psicologi e saranno destinati non solo alle persone vittime di violenza, ma anche agli operatori sanitari e agli studenti.
«Gli episodi di violenza fisica o psichica sulle persone - dichiara Linda Moceri, vicepresidente dell’associazione Contra e curatrice del programma - sono purtroppo ormai da tempo un fenomeno consolidato nei nostri territori e si aggiungono ad episodi gravi di violenza in vari settori e ambiti nella vita quotidiana e sociale. La nostra iniziativa nasce con l’intento di contribuire a prevenire il fenomeno, incrementando le strategie politiche mirate all’educazione, alla sensibilizzazione, al rispetto nella vita privata e pubblica e per far fronte ai numerosi atti di violenza perpetrati».
Il progetto è stato ideato nel corso del 2024, in un momento drammatico per Linda Moceri: «In un determinato periodo dell’anno scorso - racconta - ho subito sei atti persecutori e intimidatori, tutti denunciati». Dall’esperienza personale è nata la volontà di fare qualcosa per gli altri. «Per dare un chiaro segnale nei territori - spiega la vicepresidente dell’associazione Contra - ho voluto le forze dell’ordine come partner e il Coisp ha accolto benevolmente la mia richiesta».
Claudio Di Gesù, che modererà l’incontro di martedì, afferma che «viviamo in una società in cui la violenza, purtroppo, assume molteplici forme: fisica, psicologica, verbale, economica e digitale. Colpisce non solo il corpo, ma anche la mente, lasciando cicatrici profonde che spesso non sono visibili, ma che condizionano la vita quotidiana delle vittime».
C’è poi la violenza mediatica, sulla quale pone l’accento la presidente dell’associazione Contra, Valeria Grasso, imprenditrice e testimone di giustizia dopo avere detto no al racket delle estorsioni ed avere denunciato il clan Madonia e successivamente finita nel tritacarne dopo essere stata accusata di impropria gestione di un bene confiscato. «Sono stata vittima - racconta - di una campagna di informazione violenta e denigratoria per un banale errore burocratico. Ho subito da parte di alcuni organi d’informazione una enorme violenza psicologica che mi ha provocato anche traumi consistenti, come gli attacchi di panico per i quali sono stata anche ricoverata in ospedale. Sono stata dipinta come un mostro e quando sono riuscita a dimostrare la mia buona fede e la correttezza del mio operato, gli stessi organi d’informazione si sono ben guardati dal riportare la notizia. Ringrazio invece quell’informazione corretta che mi ha permesso di fare conoscere le mie denunce contro la mafia, quando ancora elemosinavo protezione».
Secondo l’associazione, occorre imparare a difendersi. «Donne, uomini, bambini, anziani: nessuno è completamente al riparo. Tuttavia - spiega Linda Moceri - è importante affermare un concetto fondamentale: dalla violenza ci si può difendere. Non è un destino inevitabile, né una colpa da portare. È un problema sociale e culturale che può e deve essere affrontato con strumenti adeguati. Educazione, consapevolezza, rete di supporto. Difendersi dalla violenza inizia dall’educazione: imparare a riconoscere i segnali, ad assegnare un nome ai comportamenti tossici, a stabilire confini chiari. Le scuole, le famiglie e i media hanno un ruolo cruciale nell’insegnare il rispetto, l’empatia e la gestione sana delle emozioni. Fondamentale è anche la consapevolezza dei propri diritti».
Esistono leggi, prosegue la vicepresidente di Contra, che tutelano le vittime, centri antiviolenza, numeri di emergenza, psicologi e avvocati pronti ad ascoltare e aiutare. «Nessuno - è il suo auspicio - dovrebbe sentirsi solo o in colpa per ciò che subisce. Creare una rete di supporto – tra amici, familiari, colleghi – è essenziale. Spesso basta una parola di conforto, un invito a parlare, un gesto di solidarietà per far sentire una persona al sicuro e incoraggiarla a chiedere aiuto. La difesa non è solo reazione, è prevenzione Difendersi non significa solo reagire, ma anche prevenire. Serve un cambiamento culturale profondo, che parta dal linguaggio, dalle relazioni, dalla parità di genere. Serve l’impegno delle istituzioni, ma anche quello dei singoli cittadini. La difesa (anche fisica) non è solo reazione, è prevenzione. Difendersi non significa soltanto reagire a un’aggressione quando avviene: significa prepararsi, prevenire, riconoscere i segnali di pericolo e agire prima che la violenza esploda». La difesa fisica, spesso trascurata o stigmatizzata, può diventare uno strumento importante di consapevolezza e sicurezza personale. I corsi di autodifesa, ad esempio, non servono solo ad apprendere tecniche per sottrarsi a un attacco, ma aiutano a rafforzare l’autostima, la prontezza mentale e la postura, tutti elementi che possono scoraggiare potenziali aggressori.
Da qui l’incontro del 27 maggio, al quale saranno presenti figure istituzionali come Nuccia Albano (assessore regionale Politiche Sociali), Mimmo Turano (assessore regionale Istruzione), Andrea Messina (assessore regionale Autonomie locali), Salvo Imperiale (presidente IV Commissione consiliare Solidarietà sociale), Maurizio Senise (segretario generale regionale Coisp Sicilia), Valeria Grasso (presidente nazionale associazione Contra), Maria Letizia Di Liberti (dirigente generale dipartimento regionale Politiche Sociali), Maria Maddalena Viola (psicologa e psicoterapeuta), Pina Provino (docente di Filosofia e Scienze Umane al Liceo Scaduto di Bagheria), gli influencer del Movimento cristiano giovanile), Saverio Aloisio (avvocato esperto in tutela minorile in ambito civile e penale), Sergio Salvia (segretario generale provinciale Coisp Palermo), Marcello Giannola (maestro di arti marziali), Valentina Cicirello (capofila rete territoriale antiviolenza Amorù), Liliana Pitarresi (psicologa e psicoterapeuta, coordinatrice Amorù).
«Ricordiamo sempre - conclude Linda Moceri - che ogni corpo merita rispetto e ogni mente merita serenità. Nessuno ha il diritto di spezzare l’integrità di un altro essere umano».
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