È morto a 73 anni Placido Rizzotto, nipote del sindacalista (nella foto) che fu ucciso dalla mafia il 10 marzo del 1948 a Corleone. Si è sempre battuto per ritrovare i resti del corpo dello zio ucciso dai boss che lo hanno gettato nella foiba di Rocca Busambra. Resti che in parte erano già stati trovati dall’allora capitano Carlo Alberto dalla Chiesa nel dicembre del ‘49, dopo un anno e mezzo dalla sparizione del sindacalista, ma in parte erano rimasti in quella foiba. Una prima volta il tribunale aveva negato che quelli fossero i resti di Rizzotto, e ne vietò la consegna ai familiari per seppelirlo.
Il 9 marzo 2012 l’esame del Dna, comparato con quello estratto dal padre Carmelo Rizzotto, morto da tempo e riesumato per questo scopo, ha confermato che i resti trovati il 7 luglio 2009, dopo una lunga e difficile indagine condotta dalla polizia di Stato di Corleone all’interno di un profondo inghiottitoio di Rocca Busambra a Corleone, appartengono a Rizzotto. I resti sono stati recuperati da personale specializzato per interventi speleologici del comando provinciale vigili del fuoco di Palermo. Il 16 marzo 2012 il Consiglio dei ministri ha deciso i funerali di Stato. Il 24 maggio del 2012 a 64 anni dalla morte fu possibile celebrare le esequie alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Rizzotto fu uno dei più noti tra i 36 sindacalisti assassinati dalla mafia nel dopoguerra in Sicilia. Nel giorno del funerale il nipote prese la parola. «Zio Placido - iniziò così l’intervento di Placido Rizzotto - Non ti ho mai conosciuto personalmente ma solo attraverso le parole appassionate di chi ti ha vissuto accanto: nonna Rosa ad esempio, che ho sempre visto vestita di nero». Poi ricordando i 42 sindacalisti uccisi da Cosa nostra ribadì: «Si deve riscrivere la storia di questi uomini, chiediamo giustizia e verità per tutti loro». E concluse: «zio Placido riposa in pace, ora tocca a noi vincere».
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