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Mediterraneo, il futuro tra allarmi e speranze: concluso a Palermo il 43° congresso CIESM inaugurato dal Principe Alberto II di Monaco

Si è concluso alla presenza di Sua Altezza Serenissima, il Principe Alberto II di Monaco il 43° Congresso della CIESM (Commissione internazionale per l'esplorazione scientifica del Mediterraneo), dedicato al Mare nostrum, al patrimonio subacqueo, allo scambio delle più recenti scoperte in oceanografia e alla tutela e valorizzazione del patrimonio marino costiero. Abbiamo chiesto a Laura Giuliano, direttrice generale della Ciesm, un resoconto sul congresso, articolatosi in quattro giorni di intenso confronto tra Palazzo dei Normanni e Palazzo Sclafani . L’assise è stata aperta lunedì scorso dal sovrano monegasco, che presiede l’organismo, di fronte alle più alte autorità istituzionali e ai 400 ricercatori e ricercatrici dai 23 paesi membri.

Quale dato scientifico emerge da queste giornate di studio, dibattito e riflessioni?
«Il mare sta cambiando dal punto di vista ecologico e idrologico e i più recenti studi parlano proprio del trasporto d’acqua attraverso gli Stretti, dando enfasi a quello di Messina in particolare. Queste variazioni sono estremamente impattanti su tutta la fauna marina e sono legate a vari fattori, in particolare al cambiamento climatico che influenzando anche il volume d’acqua che passa attraverso gli Stretti crea una variazione esagerata nella distribuzione dei micro-organismi acquatici galleggianti, in poche parole del plancton e di conseguenza anche del mangime per i nostri organismi acquatici».
Quanto è vulnerabile la regione mediterranea?
«La vulnerabilità della nostra bellissima regione mediterranea è molto più accelerata. È più importante rispetto a quella degli oceani perché il Mare nostrum è molto più in contatto con le coste e il suo volume d’acqua e il suo ricambio acquatico sono troppo poveri rispetto al bisogno perché si compensino gli effetti del cambiamento climatico».
Come sta il corallo rosso?
«Il Corallum rubrium, il corallo rosso del Mediterraneo fa parte della storia della Sicilia ed è fra le specie più esposte alle variazioni climatiche. Abbiamo foto devastanti di coralli diventati bianchi perché si sono ammalati: le malattie e le epidemie dei coralli sono dovute proprio al riscaldamento delle masse d’acqua che li ospitano e nel nostro mare i coralli, come altrove, hanno bisogno d’aiuto».
Ci sono novità sui coralli che provengono dal mondo della ricerca?
«Sì, gli studi più interessanti arrivano dal Centro Scientifico di Monaco e fortunatamente ci danno delle speranze perché grazie al lavoro dei ricercatori si riesce adesso a riprodurre in cattività alcune specie di coralli».
Il neurobiologo Stefano Mancuso sostiene che gli unici pesci che esisteranno tra cinquant'anni nel Pianeta saranno quelli che l'uomo alleva. La situazione è così drammatica?
«Non posso contestare i modelli ma sappiamo che questi devono essere verificati con i dati di fatto. È chiaro che la modellizzazione non è mai completamente sbagliata, quindi è ovvio, e lo sappiamo, che rispetto ai trend e alle misure sul campo la situazione è davvero drammatica».

Stretti del Mediterraneo

Il Dipartimento di Scienze Chimiche, Biologiche, Farmaceutiche e Ambientali dell'Università degli Studi di Messina presieduto dalla professoressa Nunzia Carla Spanò è stato il motore organizzativo locale del 43°Congresso del CIESM. Proprio la docente di Ecologia e direttrice del Dipartimento CHIBIOFARAM dell'Ateneo messinese ha aperto il panel degli Stretti del Mediterraneo dedicando il suo intervento alla memoria del professore Emilio De Domenico ordinario di Oceanografia biologica. Lo Stretto di Messina si trova al centro del Mediterraneo ed è considerato dal punto di vista biogeografico una area separata a sé stante grazie alla sua unicità ambientale ed ecologica. «La sua posizione strategica geo-politica - ha dichiarato la docente - ha reso la città di Messina un grande centro culturale ed economico dall'antichità fino al XX secolo quando un catastrofico terremoto la distrusse. Lo Stretto è punto cruciale per la migrazione di molte specie con i più importanti grandi pesci pelagici – continua la docente -. Attraverso lo studio dello Stretto è possibile esplorare la storia e il patrimonio dell'intero bacino del Mediterraneo e indagare la biodiversità e le relazioni ecologiche che esso ospita migliorando la base di conoscenze essenziali per la sua conservazione». Condivisi i ringraziamenti espressi dalla direttrice Giuliano per gli enti che hanno contribuito all’organizzazione, come il Comando militare dell’Esercito in Sicilia (presente nell’ultima giornata il vicecomandante Maurizio Greco Colonna), e per il lavoro svolto dalla professoressa Spanò, dalla speaker della cerimonia inaugurale del Congresso, la messinese Silvana Paratore, dal team di ricerca del Dipartimento Chibiofaram Unime con Gioele Capillo, ricercatore Senior in Zoologia; Serena Savoca, ricercatrice Senior in Ecologia; Carmelo Iaria ricercatore Senior in Patologia Veterinaria, e Marco Albano ricercatore in Zoologia del Dipartimento di Scienze Veterinarie Unime.

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