Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

L’ex prefetto di Palermo: «Intestando la via a Terranova, lo Stato sfidò Riina»

Quando, nel 2018, venne cambiato il nome della strada in cui abita a Corleone la famiglia di Totò Riina, da via Scorsone a via Cesare Terranova, lo Stato volle dare un messaggio: riappropriarsi del territorio, ricordare una vittima di Cosa nostra e «piantare la bandiera italiana fin dentro la casa» del boss dei boss. Il senso di quella iniziativa viene ricordato dal prefetto di Palermo del tempo, Antonella De Miro (nella foto), ora consigliera di Stato. Con una nota ospitata dal giornale corleonese on line «Città Nuove» l’ex prefetto risponde anche a una recente sfida del figlio del padrino, Giuseppe Salvatore detto Salvuccio, che su un social ha festeggiato con tanto di selfie il suo matrimonio con una ragazza spagnola. Salvuccio Riina si presenta come scrittore: ha pubblicato il «Riina family life», che ricostruisce momenti di vita familiare durante la latitanza del padre. Il post però non sarebbe un annuncio innocuo. Contiene anche un messaggio nella parte in cui Riina jr augura: «Buon Ferragosto a tutti voi da via Scorsone 24, 90034, Corleone». A nessuno è sfuggito il fatto che ora quella strada è intestata al giudice Cesare Terranova, ucciso il 25 settembre 1979 con il suo collaboratore Lenin Mancuso. L’agguato è stato attribuito proprio a Riina sr per le inchieste di Terranova sui Corleonesi e per il suo impegno civile contro Cosa nostra. «Totò Riina ’u curtu - sostiene Antonella De Miro - ha ormai definitivamente perso la sua partita. La Prefettura e la Commissione straordinaria, all’epoca, hanno fatto una scelta giusta. Totò Riina aveva sputato sul giudice Cesare Terranova nel corso di un interrogatorio. Lo Stato ha voluto rispondere a quell’oltraggio, con un segno tangibile e permanentemente visibile della superiorità del magistrato sul mafioso, dell’uomo di legge sul criminale, della vittima di mafia sul carnefice». «Scorsone - aggiunge l’ex prefetto - significa scorpione, e Totò ’u curtu era nato sotto il segno zodiacale dello scorpione. Il nome della strada identificava, quindi, il suo dominio su quel territorio. Avere sostituito il nome della via con quello del magistrato, persecutore di Cosa nostra, ha voluto significare il riappropriarsi del territorio da parte dello Stato anche attraverso l’uso della toponomastica, è stato come piantare la bandiera tricolore nel comune di Corleone fin dentro casa della famiglia Riina».

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