Palermo, la chiesa di Santa Teresa alla Kalsa rinasce con l'Oratorio vivo: inaugurati il centro d'ascolto e una mostra fotografica
Nasce nella chiesa di Santa Teresa alla Kalsa a Palermo «l’Oratorio vivo», un centro di ascolto per i giovani sulle orme dei santi Filippo Neri e Giovanni Bosco. Ad inaugurarlo è stato l’arcivescovo Corrado Lorefice. Per l’occasione è stata presentata anche la mostra fotografica dei «ragazzi della Kalsa» con immagini dei giovani negli anni ‘50. Tra loro un giovanissimo Giovani Falcone che frequentava l’oratorio del quartiere. La chiesa che rischiava di chiudere per crisi di vocazioni non solo ha aperto dunque i battenti, guidata dal parroco Giuseppe DI Giovanni, ma ha ampliato le attività, a favore della comunità. «Abbiamo riaperto questa chiesa e vogliamo che questo polmone spirituale alla Kalsa – spiega padre Di Giovanni - continui a far respirare tanti ragazzi, come Giovanni Falcone che ha frequentato questo santuario e questa chiesa. Giocava con il biliardino, a ping pong e grazie a padre Giacinto, un carmelitano scalzo che guidava la chiesa e l'oratorio tra gli anni Cinquanta e Settanta, è riuscito a formarsi. Noi speriamo che tanti altri giovani possano uscire dal tunnel del buio esistenziale, allontanandosi da certi meccanismi malavitosi. Noi dobbiamo sperare che la nostra città abbia un riscatto sociale, culturale e spirituale, a partire da questo «Oratorio vivo». Per l’arcivescovo Corrado Lorefice: «La sfida in questo momento è quella di stare accanto ai giovani perché se c’è fragilità è perché forse noi adulti abbiamo lasciato il campo. In questo luogo pensiamo a Giovanni Falcone, a Paolo Borsellino, ad una chiesa che sta accanto e propone. Non dobbiamo avere paura della fragilità, delle domande e dei linguaggi inediti dei nostri giovani. Molte volte il loro disagio è un grido e noi scappiamo». Nelle prime file, durante la messa celebrata da monsignor Lorefice ci sono anche «i ragazzi della Kalsa», quei giovani che cinquanta anni fa frequentavano l’oratorio, come Franco Mancino. «Ringraziamo l’arcivescovo per aver riaperto questa chiesa che è la nostra memoria storica – dice -. Qui abbiamo trascorso la nostra adolescenza».