Palermo

Giovedì 21 Novembre 2024

La strage di Altavilla, il sociologo direttore del Cesnur: «In questo caso il satanismo non c'entra»

Giovanni Barreca e Antonella Salamone

«Chi aderisce a una setta satanica sostiene di amare il diavolo, anzi lo considera un'entità positiva. Ad Altavilla Milicia, invece, il delitto è stato commesso esattamente per il motivo opposto, cioè per combattere e scacciare il demonio: ecco perché considero un errore che si parli di satanismo nel caso di questa orribile tragedia. A mio parere entrano in gioco, si incontrano e si intrecciano eventi diversi, legati a un profondo disagio personale e psichico delle persone coinvolte». È il punto di vista del professore Massimo Introvigne, sociologo, fondatore e direttore del Cesnur, il centro studi sulle nuove religioni, uno dei massimi esperti a livello internazionale di questo tipo di fenomeni.  La parola setta sarebbe dunque un'imprecisione. Giovanni Barreca - l’autore dell’omicidio della moglie e dei due figli - sul suo profilo Facebook citava spesso Roberto Amatulli, l'ex parrucchiere di Bari, che si era autoproclamato santone e «ministro di Cristo Gesù, ripieno dello Spirito Santo», lo stesso che nei suoi video mostrava presunte purificazioni di gente posseduta. Il fenomeno coinvolge tantissimi, anche perché il fascino e la suggestione per agganciarli trova un canale preferenziale attraverso la rete, ma chiunque cerchi risposte alle proprie domande spirituali, di salute o affettive può essere spinto a cadere nella trappola delle sette gestite da santoni improvvisati che, inseguendo la propria sete di denaro o di potere, non si fanno scrupolo di circuire i propri adepti. Questa circostanza, però, potrebbe non avere nulla a che fare con quanto scoperto domenica nella villetta degli orrori di Altavilla: «Non si può escludere che in situazioni del genere operino personaggi borderline come Amatulli ed è probabile che lui, come altri, possa influenzare le persone più fragili - è l'opinione di Introvigne -. Ma generalmente l'obiettivo di questi santoni non è di incitare a commettere stragi, piuttosto puntano ai soldi dei loro seguaci». Plagiati, manipolati psicologicamente, abusati, ridotti in schiavitù da truffatori, adesso l'epilogo è stato ancora più grave con un triplice omicidio che ha scosso gli italiani. In Sicilia non esiste una stima precisa delle vittime, anche se sarebbero migliaia coloro i quali sono caduti nella trappola dei tanti guru che popolano un mondo ancora oscuro, nascosto dietro all'idea di una falsa religione. «Siamo davanti all'esplosione del sacro che si frammenta in mille rivoli – continua il direttore del Cesnur -. Il presunto assassino non frequentava più la chiesa pentecostale e la stimata comunità di Altavilla Milicia. Paradossalmente per questo motivo è finito fuori da ogni possibile controllo. Tanto che, assieme ad altre due persone, ha dato vita a un gruppo ristretto, una delle tante micro-aggregazioni che nascono ai margini del mondo evangelico e cattolico, incontrando nel linguaggio religioso la molla per esprimere il proprio disagio patologico o familiare». I rituali sacri sarebbero dunque solo la punta dell'iceberg di un profondo malessere personale: «Se invece di credere alla presenza del demonio, l'autore del crimine si fosse avvicinato a una tesi complottista come quella delle scie chimiche o del chip impiantato nel cervello, il suo comportamento sarebbe stato lo stesso. Può incidere molto la cassa di risonanza dei social che, negli episodi di fanatismo, fanno da moltiplicatore anche se il messaggio veicolato dalla coppia coinvolta nelle indagini era molto tradizionale, basato su un’ideologia arcaica». Questa volta, come in altre occasioni, nessuno si era accorto che qualcosa non andava: sono tanti, anche nel recente passato, i delitti consumato all’ombra di una fede cieca o nel nome di Satana. «Fatti come quelli di Altavilla Milicia non sono isolati – puntualizza ancora Introvigne –. Nel 1988, un giovane fu ucciso da un gruppo di preghiera ad Amantea e più recentemente un'altra storia del genere si era verificata nel 1994 a Polistena, nella piana di Gioia Tauro, con l'uccisione di Maria Ilenia Politanò, una bambina di appena due mesi assassinata da zii, genitori e altri parenti durante un esorcismo. I casi sono sempre più frequenti anche se, per fortuna, solo una minoranza di quelli che si fanno influenzare, poi passano all'azione per uccidere». Anche per il professore Fabrizio D'Avenia, ordinario di Storia del cristianesimo e delle Chiese all'Università di Palermo, nonché coordinatore del corso magistrale in religioni e culture, è necessario tenere separati la religione e determinati suoi estremismi con i disturbi psicologici: «È il mancato confronto con la realtà che può aggravarsi fino a spingere chi è fanatico a compiere atti inconsulti. Le sette, specialmente a livello locale, hanno la caratteristica di fare proseliti tra i più deboli, tra coloro che sentono di aver bisogno di protezione. Sono persone, spesso culturalmente meno attrezzate di altre, che ripetono ciò che dice il capo in maniera passiva, senza partecipazione critica e si chiudono in un recinto per proteggere le proprie fragilità. E il fatto di essere credenti, non significa che conoscano a fondo la propria religione, anzi spesso è vero il contrario: manca qualsiasi tipo di approfondimento, mentre bisognerebbe investire su questo aspetto che è fondamentale per capire che solo così si possono costruire ponti tra culture e popoli diversi».

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