Il sogno di Rosalia continua, adagiato su di una mezza luna e coccolato da bianche e soffici nuvole. Meraviglioso ma fragile. E per non avere brutti risvegli, «si sta valutando di spostarlo in piazza Marina - dicono Filippo Sapienza, storico e ideatore del Festino e Gaspare Semeti, responsabile tecnico organizzativo del Festino del Comune di Palermo-, ne abbiamo parlato proprio questa mattina insieme all’assessore Giampiero Cannella. Vogliamo evitare atti di vandalismo. Anche il materiale è piuttosto fragile, sicuramente starà fuori fino al 4 settembre, poi valuteremo dove poterlo conservare». Per adesso come da tradizione la Santuzza è ferma a Porta dei Greci al Foro Italico Umberto I, circondata dai curiosi che approfittano della calma del giorno dopo la lunga notte per poterla ammirare da vicino e scattare foto altrimenti impossibili fino a qualche ore fa. Il silenzio e la pace regnano intorno a Rosalia, che liberata simbolicamente la città adesso può anche lei godere di calma e tranquillità. Un festino e un carro molto apprezzato da palermitani e turisti, che hanno incarnato il tema del sogno, immagine ricorrente per l’intera messa in scena. Un sogno ispirato anche al desiderio di fratel Biagio, il missionario laico e fondatore della Missione speranza e carità, che nelle fasi finali della malattia che lo ha poi strappato dalla sua gente aveva messo in crisi tutta la macchina organizzativa indicando una nuova, quasi inedita posizione della statua della Santuzza. Biagio Conte sperava che Rosalia potesse tornare tra la sua gente, invece di rimanere sempre distante, posta nella parte più alta del carro quasi irraggiungibile. Desiderio è stato reso realtà, così la Santa Patrona quest’anno ha sfilato più in basso così che potesse passare proprio in mezzo alla folla umana. Un modo per riavvicinare i simboli della città ai suoi cittadini, riunendo i palermitani sotto qualcosa che è al di sopra di tutto e accoglie tutti. E a ben vedere, il pensiero di Biagio Conte ha colto nel segno: «La risposta dei palermitani è stata meravigliosa - ha detto Gaspare Simeti, responsabile tecnico organizzativo del Festino del Comune di Palermo - il Cassaro e il Foro Italico sono stati invasi da numeri da capogiro». Che hanno fatto ritardare il carro: «Si - prosegue Simeti sorridendo - la folla era impressionante e far muovere il carro è stato molto complesso. Anche per questo motivo c’è stato un ritardo, che però non ha scoraggiato nessuno: sono tutti rimasti fino alla fine nonostante l’ora tarda». Mesi di duro lavoro per realizzare il carro, nato dalla sinergia «tra l’Accademia delle Belle Arti - prosegue - Simeti - e proprio la Missione di Speranza e Carità, utilizzando materiali di risulta proprio per avvicinarsi ancor di più a quello spirito francescano e semplice di fratel Biagio». Che riposa a pochi passi da dove è stato costruito il carro: «Lavorare alla Missione è stata un’esperienza indescrivibile - dice Sapienza - tanta fatica ma anche entusiasmo. Poi essere a pochi metri da fratel Biagio, che ci ha messo in crisi con la sua indicazione ha reso tutto ancor più emozionante. Abbiamo anche dato ulteriore risalto alla Missione, li dove c’è molta periferia esistenziale». E Simeti racconta un aneddoto: «Quando abbiamo trasferito il carro dalla missione a Porta Nuova - dice - la gente ci guardava preoccupati: la Santuzza non c’era e il carro era a metà. È stata una scelta logistica, ma anche una sorpresa ben riuscita, così come lo svelamento della statuta solo una volta raggiunta la cattedrale. È piaciuto molto anche all’arcivescovo».