Palermo e la lunga notte del Festino tra speranze e bilanci: «Sotto il sole da giorni per la Santuzza»
Inutile girarci intorno. Il festino di Santa Rosalia per i palermitani rappresenta il vero e proprio ultimo giorno dell’anno. La lunga notte dedicata alla santa Patrona è il confine tra il vecchio e il nuovo: tempo di bilanci e rinnovate speranze che si mescolano in un gioco tra sacro e profano che coinvolge l’intera città e da qualche anno tantissimi turisti. Gli unici a popolare il Cassaro e la Cattedrale durante le ore mattutine e pomeridiane sono i turisti, mentre tra le traverse del centro storico si sentono già le prime abbianniate. «Prego pregoooo», «dolciii», i venditori ambulanti dei grandi classici quali dolciumi, panelle, babbaluci giochi e nocciole sono già in postazione da tempo: «Siamo qui da almeno tre giorni, si prepara tutto per un giorno solo - dice Antonino Santamaria da dietro il suo bancone ricco di semenza - Chiediamo che vada tutto bene in attesa del 400esimo festino». «Il nostro è un legame spirituale, di fede, siamo tutti figli di Palermo, indistintamente - sottolinea Luigi Milazzo, anche lui preso dai preparativi per accogliere al meglio possibile le migliaia di richieste che a breve arriveranno -, Anche noi siamo qui da giorni e staremo fino a domani sera». Le ore passano, il sole battente comincia a dare tregua e le strade si popolano di ragazze con in testa le corone di rose in omaggio alla Santuzza e palermitani pronti alla processione. Vecchie e nuove generazioni camminano fianco a fianco, i primi legati alla classicità e alla tradizione, i più giovani spinti dai racconti di genitori e nonni e attratti dallo spettacolo che offre questa 399esima edizione. Chi pensa che a Rosalia sia devota soltanto Palermo e le comunità chela abitano sbaglio di grosso. Lungo le strade del centro storico infatti sono tantissime le persone che sono giunte nel capoluogo siciliano da paesi limitrofi o altre province, tutti uniti nell’abbraccio della Patrona di tutti: «Per me è la prima esperienza al festino - racconta Doriana Ferrarolo, insieme alla sorella Agnese - è molto bello e molto sentito anche dai più giovani. Non una cosa scontata». Agnese e Doriana sono di Sant’Agata di Militello ma sono comunque devote e attratte dalla Santuzza: «Io vivo qui da trent’anni - dice Agnese - ma in paese da noi è comunque molto sentita. Chiediamo salute e benessere per tutta la famiglia - proseguono -, e non solo. Ne abbiamo bisogno tutti». Mentre gli ultimi dettagli vengono messi a punto, difronte la Cattedrale si ferma Daniela Naccari, di origini milanesi ma da anni residente a Palermo: «Ormai mi sento palermitana - dice - e la Santuzza è entrata a far parte del nostro vivere quotidiano. Molto bello vivere questa collettività, è molto coinvolgente e ognuno ha una devozione differente. Cosa chiedo? Una richiesta forse c’è, ma la tengo in fondo al cuore». Passeggiando lungo il Cassaro si incontrano le facce stupite dei turisti. Molti di loro sapevano della festa ma «viverla è tutt’altra cosa», altri invece si ritrovano in mezzo ad un fiume di gente e cercano di capire cosa stia succedendo. E c’è anche una famigliola di Cammarata con la figlia: «Da noi al paese siamo molto devoti - raccontano Giusi e Domenico Siracusa, mentre tengono per mano la figlioletta - vicino Cammarata c’è l’eremo di Santa Rosalia tanto è vero che un tempo a Vittoria la santa protettrice era proprio lei». Per loro non è il primo festino ma «era da tempo che non venivamo - dicono -, soprattutto per nostra figlia, per passare da una generazione all’altra le tradizioni. Chiediamo salute serenità e pace per il mondo». Nel video le parole di Antonino Santamaria, Luigi Milazzo, Agnese e Doriana Ferrarolo, Giusi e Domenico Siracusa, Daniela Naccari